Editoriali

Max Weber

Franco, nella risposta di Mariotti la ragione di tutto questo

Premessa:

Rongoni chiede un saggio di sociologia e/o antropologia locale… I saggi si scrivono per capire cosa avviene. Nel nostro caso cosa avviene a sinistra e perché essa stenta a trovare la necessaria unità;

 

Gli rispondo, facendo una (mia) ricostruzione dei fatti, al termine della quale parlo di “orgoglio identitario” del Pd.

Mariotti, a sua volta, mi risponde con una (sua) ricostruzione dei fatti, che Rongoni dice di condividere perché si fida. Del resto è suo amico di sempre (come lo avevo definito) ed è giusto che sia così.

Fine della premessa.

Andando oltre i fatti (e sempre che Franco voglia comprendere cosa li determinano, oltre che quali essi siano) la ragione di questo stato di cose si trova proprio nella risposta di Arnaldo, laddove scrive: “La mia opinione personale è che a nessuno può essere permesso di mortificare il PD ed il suo gruppo dirigente…”

Praticamente queste due righe confermano ciò che avevo già dedotto (e scritto) ovvero che il Pd ed il suo gruppo dirigente agiscono (maturando opinioni) in virtù del proprio orgoglio identitario.

Non entro nel merito se sia un bene o un male avere tale orgoglio: esso risiede in una delle quattro motivazioni dell’agire sociale di cui ci parla Max Weber. E’ oggettivamente forte nel gruppo dirigente democratico, a tal punto che taluni ce l’hanno anche se “starebbero” per andare in un altro partito.

Io, come è noto, non ho orgoglio identitario o autostima per appartenenza e quindi non mi mortifica se sento attaccato il mio territorio… di partito, che appunto non ho: le ragioni del mio agire sociale risiedono in un’altra motivazione weberiana.

La ricerca di un candidato terzo, almeno per parte mia, era proprio per non mortificare gli orgogli identitari di nessuno dei cinque attori del centrosinistra: Pd, Ssd, Centristi, Psi e Si. Insomma, per cercare di ripartire da un territorio neutro, in una terra di tutti e di nessuno, che ci avrebbe – speravo – consentito di guardare alle cose della Città con più oggettività e comprensione reciproca. Se non sarà possibile, peccato…sarà per la prossima volta.

Ods

Commenti   

0 #2 nicola 2017-03-07 15:24
ma Gramsci parlava di "egemonia culturale"! Chi può esercitarla si faccia avanti.
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0 #1 Luciano 2017-03-07 11:35
Ho sempre ammirato la tua penna e anche in questo articolo trovo la conferma di non essermi mai sbagliato. Se poi confronto anche la risposta mi accorgo che in te risiede la bellezza del dialogo, anche se scritto, pregno di sostanza. Siamo nel 2017, Marx e Gramsci sono morti. L’egemonia imposta, riconosciuta o tollerata non trova più spazio in un paese scolarizzato. A qualcuno andrebbe fatto notare.
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