Editoriali

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Donna Tiziana e Donna Maria … altro che Don Lellino

SAN SALVO | Come da noi annunciato ieri, la sindaca per comporre la “sua” Giunta ha digitato il 2 2 1, dando due assessori a Città Nuova, due a Per San Salvo e uno alla Lista popolare, la quale avrà anche la presidenza

del Consiglio comunale, che tornerà ancora ad Eugenio Spadano. Ma lo ha fatto con modalità, che se, fossimo stati negli anni settanta, ci avrebbero indotto a non chiamarla più con l’amicale “Tiziana” o col dotto “avvocato” o con l’istituzionale “sindaco”. In un' era più deferente di quella attuale, la Magnacca sarebbe diventata “Donna Tiziana” e la Travaglini sarebbe diventata “Donna Maria”, esattamente come Vitale Artese diventò “Don Lellino” ed Armando Tomeo “Don Armando”. Quando il popolo appellava una persona “normale ossia non nata blasonata” con il titolo di Don o Donna? Quando costui o costei assurgevano ad uno status superiore economico o di potere. Nel nostro caso Donna Tiziana e Donna Maria assommano nelle loro quattro mai un potere mai visto: sindaco, Bilancio, Personale, Urbanistica (la prima); vice sindaco, lavori pubblici, cultura, pubblica istruzione e pari opportunità la seconda. Praticamente la Magnacca, rispetto alla precedente Amministrazione, eleva il suo status perché conserva il ruolo di primo cittadino e le deleghe che si era tenute per sè, ma aggiunge quello di leader politico incontrastato votato da due terzi dell’elettorato. E la Travaglini, sempre rispetto alla volta precedente, conserva la pubblica istruzione, ma da sola vale come Angiolino Chiacchia (vice sindaco), Giovannino Artese (cultura) e Giancarlo Lippis (lavori pubblici) messi insieme. Lippis, da primo eletto coi suoi 642 voti, non solo non diventa vice sindaco, ma addirittura perde la potentissima delega dei lavori pubblici, pur conservando la manutenzione (con cui potrà accontentare i cittadini, ma non certo proiettarsi politicamente). Lo stesso dicasi per il buon Marcello, che (con le attività produttive) dovrà alacremente lavorare se vorrà candidarsi alle Regionali, non senza bussare alla porta di Donna Tiziana, che, magnanimamente, deciderà se mandarlo o meno. Queste nomine (e deleghe) ben più del risultato elettorale consacrano la leadership politica della Magnacca, la quale va ben oltre ciò che aveva osato fare Mariotti dopo il plebiscito del ’94 nominando vice il fedelissimo Mincone e non dando quella delega all’ esponente di un’altra lista. E va anche oltre ciò che aveva fatto Vitale Artese, il quale, quando da deputato si fece sostituire a sindaco da Tomeo, fece però entrare in Giunta quel Santino Del Casale, che non abbassava gli occhi di fronte a lui. Oggi chi non abbasserebbe gli occhi di fronte alla sindaca ? Né i quattro maschietti della Giunta (perché Donna Tiziana, tosta com’è, ci metterebbe due secondi a mandarli a casa, per poi farsi applaudire su facebook da fans di ogni genere) e né altri della sua area, che parlano, sparlano, scrivono e si lamentano, ma poi vanno a cuccia, senza troppo scodinzolare. Peraltro, in questo caso con i tre quarti del potere nelle mani dell’altra metà del cielo, la Magnacca avrà tutte le donne sansalvesi pronte ad applaudirla per aver ridimensionato i maschi del sesso forte, ora più che mai deboli. Deboli e proni, come la sindaca ha ben capito. Per questo ha osato rompere per davvero il soffitto di cristallo. Del resto, chi difenderà in Consiglio un Faga o un Lippis o un Marcello o un Raspa ? Le donne dei rispettivi gruppi ? Francamente pensiamo di no, ma è quanto osserveremo: Donna Tiziana può fare la rivoluzione femminista, perché il prossimo Consiglio sarà in maggioranza rosa, come mai era stato nella nostra storia: 9 donne su 17. Un fatto che introduce dinamiche diverse dal passato, a cui bisognerà dedicare varie riflessioni, sia prendendo spunto dalla letteratura di genere e sia considerando che l’unica dissidenza interna, mantenutasi tale, è stata quella di un’ altra donna.

Ods