Editoriali

migranti conferenza

Il sit-in di oggi come la danza della pioggia

SAN SALVO | Sette sindaci di centrodestra (di San Salvo, Cupello, Casalbordino, Monteodorisio, Castiglione, Villalfonsina e Casalanguida), militanti di destra (tra cui Evanio Di Vaira, Antonio Castaldo,

Gabriele D’ Alfonso e Andrea Di Gioia), moderati di centro (tra cui Eugenio Spadano, Gianni Saba, Vincenzo Finarelli e Peppino Zinni) ed addirittura intellettuali rispettosi e rispettati (come lo storico Giovannino Artese), l’intera maggioranza e gli assessori, con tutta la stampa che conta (da Sky a Rai 3; siti locali a corollario), imprenditori turistici come Emanuele Cieri (che ha preso la parola) ed operatori commerciali (con il presidente di Insieme, che pure ha preso la parola), scortati da tre carabinieri e quattro vigili, capitanati dai rispettivi comandanti. Questo, in sintesi, il parterre di stamattina davanti alla struttura che ospiterà i 50 immigrati in arrivo, convocato come conferenza stampa, ma che in realtà è stato un vero e proprio sit in di protesta “non contro gli immigrati - hanno più volte detto i sindaci - ma contro il Governo che scarica sui Comuni l’emergenza della immigrazione”. Mimmo Di Nardo, che ho incontrato prima della manifestazione, si chiedeva a cosa servisse una “conferenza stampa” o un sit in di protesta (che dirsi voglia) visto che – come aveva detto in Consiglio comunale lo stesso prefetto – la decisione è presa e i migranti stanno per arrivare ? In realtà il sit va considerato come gli antropologi considerano la danza della pioggia, la cui funzione non è quella di far piovere, ma di rafforzare la coesione sociale del gruppo che la pratica. Allo stesso modo, chi ha organizzato la conferenza-sit in di oggi sapeva che non sarebbe servita a bloccare l’arrivo dei migranti, ma gli interessava la coesione politica contro il Governo nazionale e soprattutto attorno alla nuova leadership locale. La quale, dopo aver spostato da sinistra a destra un sansalvese su quattro, ambisce a guidare il territorio, che le riconosce la leadership. Ma, soprattutto, vuole continuare nell’opera di saldatura delle diversissime anime del centrodestra. E cosa tiene assieme uno della destra sociale come Antonio Castaldo con un signore moderato di area cattolica come Gianni Saba se non una battaglia del genere ? E poi, perché simile saldatura è possibile ? Qui la risposta più complessa e a farmelo capirlo mi ha aiutato l’ex assessore alla cultura Giovannino Artese, che stamane ha ulteriormente approfondito il concetto scritto il giorno delle sagne: il cambiamento della stratificazione sociale della città. Nella quale non arrivano più fresani, castiglionesi, casolani e ripaldesi (ecc..) ossia gente di qua vicino con cultura contadina omogenea alla nostra, ma arrivano rumeni, albanesi ed extracomunitari, di fronte ai quali la salvanesità (nativa e mischiata con gli oriundi del Trigno) o non esiste più (come dice lo stesso Artese) o si è ridotta a tal punto da indurre un cambio nella politica di accoglienza. Faccio un esempio: quando arrivammo noi a Via della Mirandola, Guido Pracilio e mio padre diventarono subito amici, perché erano coetanei entrambi figli della cultura contadina pure se parlavano un dialetto diverso, anzi leggermente diverso, peraltro comprensibile. Dunque li “muntagnuli” non facevano paura ai sansalvesi e con loro nel sindacato di fabbrica o nelle parrocchie si integrarono tranquillamente, lasciando che il Comune (che non registrava problemi sociali) si concentrasse a fare per entrambi opere pubbliche come asili nido e Centro culturale. Adesso è diverso. Tiziana Magnacca (che punta a sostituire alla leadership politica del comprensorio Lillino Artese ed Arnaldo Mariotti) avverte la “guerra tra poveri”, la fa sua ed opportunisticamente la usa per rendere coeso il suo eterogeneo ed ampio schieramento politico. Quali saranno i risultati?

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Quando arrivarono li “muntagnuli” la loro facile convivenza coi nativi generò le opere pubbliche sopra ricordate, con nuove chiese e nuove case. Oggi, la difficile convivenza coi nuovi immigrati e la politica di rifiuto del Comune generano un arretramento culturale, come hanno dimostrato le parole del presidente del Centro commerciale “Insieme”. Il quale ha espresso la preoccupazione dei suoi colleghi per la presenza dei ragazzi immigrati allocati là vicino, pur avendo ammesso che “la forza pubblica interviene quando chiamata per risolvere problemi di accattonaggio”. Dunque, se i cinquanta africani non faranno accattonaggio (anche perché hanno di chi mangiare e bere) qual è la paura ? Forse che i neri fanno scappare i clienti ? Attenzione: se passa la paura del diverso si indeboliscono il tessuto sociale e le relazioni di collaborazione intergenerazionali e potrebbe subire un duro colpo non solo l’economia, ma la stessa pacifica convivenza della nostra comunità.   

Ods

Commenti   

+1 #2 Sergio 2017-07-16 16:53
... ero straniero e mi avete accolto...
Appena nato costretto a fuggire in Egitto perché volevano ammazzarmi...
Vedo con dispiacere le stesse fasce tricolori e personaggi che nelle processioni cristiane sono in prima fila
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0 #1 Il cittadino 2017-07-16 07:55
IPOCRISIA DEL RAZZISTA.
L'altro giorno ero in un centro commerciale di Vasto. Una cliente alla cassa fa un appunto poco lusinghiero sulla presenza all'ingresso di un ragazzo africano. La cassiera mostra alla cliente la foto mandatagli da un ragazzo rumeno (tornato nel suo paese) che fino a qualche tempo prima faceva accattonaggio davanti alla struttura e che entrambe conoscevano. "Bravo ragazzo", commenta la cliente, "gentile e disponibile". Allora la cassiera ribatte: "ma perchè quello che c'è adesso, cosa ha che non va? Si è comportato male?"
"No, si, ma ...." risponde la cliente.
"Allora?" ribatte la cassiera.
E la cliente:"Ma li si viste ca è nire ".
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