Editoriali

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Cosa unisce questi due eventi ???

LENTELLA | Il 20 ed il 21 di marzo ho partecipato a due eventi. Il primo, a Lentella, dove è stato presentato il libro l’erba dagli zoccoli, il cui primo capitolo è dedicato alla triste vicenda dell’eccidio del ‘50, nel quale morirono

due contadini poveri per mano di un appuntato dei carabinieri. Il secondo, a Roma, dove alcuni ragazzi della stessa Lentella, ma anche di Fresa, Torrebruna e Castiglione, sono stati in visita alla Camera dei deputati, ospiti di Maria Amato.
Ho partecipato ad entrambi gli eventi. Al primo, invitato da Gianpiera Bardeglinu, ho relazionato sul contesto nazionale dell’eccidio. Al secondo ho preso parte con alcuni altri dirigenti della Rete museale delle Migrazioni della Valle del Trigno: Arnaldo Mariotti, Gabriella Marchese, Carlo Moro, Giovanni Di Stefano e Nicolino Ottaviano. Siccome il viaggio a Roma era il “premio” di un concorso sull’emigrazione, con gli accompagnatori dei ragazzi (Anna Orsatti, Assunta Antenucci, Maurizio Cafarelli, Regina Pierantonio, Maria Colacillo e Cristina Lella) siamo andati a visitare il Museo nazionale dell’emigrazione, che sta sotto l’Altare della Patria.
C’è un attinenza tra i due eventi (a parte la coorganizzazione da parte di taluni) ? Credo di si e per dimostrarlo attingo ad alcuni concetti che ho espresso nell’intervento a Lentella.

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I due contadini uccisi, Cosmo Mangiocco e Nicola Mattia, stavano partecipando ad uno sciopero (peraltro alla rovescia, nel senso che protestavano lavorando su una strada pubblica, pur senza essere pagati). Lo sciopero chiedeva pane e lavoro, tanto che nella tasca di uno dei due fu ritrovato un pezzo di pane, destinato ai figli. Quindi sarebbe facile dire che i due sono stato uccisi perché scioperavano per la miseria che c’era. In realtà sono stati uccisi perché scioperavano…e basta. Infatti, anche qualche anno prima a Lentella c’era la misera. E qualche decennio prima ancora. E qualche secolo prima ancora.

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A Lentella (o a Castiglione o a Fontamara, come ci racconta Ignazio Silone) la miseria c’era sempre stata. Eppure i contadini poveri morivano per fame, ma non venivano uccisi dalle spade o dalle pallottole. Perché ? Perché durante il fascismo, nell’epoca post unitaria, nell’epoca preunitaria e durante il Medioevo e ancora prima del Medioevo, i contadini non potevano, né volevano ribellarsi. Dunque non c’era bisogno di ucciderli. Qualcuno si era ribellato nel senso vero, andandosene coi briganti. Ma il proletariato, il sottoproletariato, il quarto stato iniziò a ribellarsi solo dopo l’ultima guerra, perché da allora vigeva una Costituzione, che riconosceva lo sciopero come diritto costituzionale. Le forze politiche, ecclesiastiche e militari espressioni dell’immutabilità dei rapporti tra ceti (signore – servo della gleba, proprietari – non proprietari, potenti e miseri) continuarono ad opporsi al progresso sociale fino a che quei nuovi dettati costituzionali, partiti con la Rivoluzione francese, non si affermeranno come diritti universali ed universalmente considerati tali.
I ragazzi oggi ritengono il Parlamento luogo della casta (e spesso hanno ragione), ma guai se non ci fosse. Quando non c’erano i parlamenti (e quando c’erano senza le moderne Costituzioni) i poveri non erano cittadini. Per diventare cittadini (con il diritto di parlare e protestare, oltre che di lavorare, mangiare e studiare) sono morti persone come Mangiocco e Mattia. Visitare il Parlamento subito dopo averli onorati e nel giorno del sessantaseisimo anniversario del loro sacrificio è stata una coincidenza, ma è comunque mi consente di dire che i due eventi sono uniti dal moderno sistema democratico, che consente a tutti di parlare, protestare, dialogare e rivendicare. Non è stato sempre così nella storia. Anzi per millenni non è stato così. A Lentella fino a sessantasei anni fa non era così. Ed è bene che i ragazzi lo sappiano, ora che tutti (giustamente) possono entrare al Parlamento.

Orazio Di Stefano

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