Editoriali

osvaldo miserere

Se Osvaldo canta il miserere …

SAN SALVO | Un evento è un evento. E senza dubbio la processione del Cristo morto lo è da noi ed in ogni altra parte del mondo. E’ sempre molto affollata, a volte più della stessa processione del Santo patrono.

Può essere che l’enorme partecipazione di popolo (anche di quello che generalmente non segue le funzioni religiose) sia dovuta al senso di colpa nutrito dal genere umano per aver ucciso un Innocente, ma sta di fatto che a suggestionarci nei cortei del venerdì santo, oltre che l’enorme partecipazione, sono anche le Madonne addolorate, che scappano in cerca del figlio; i carabinieri in alta uniforme, che scortano il Cristo morto; le autorità civili che precedono o seguono quelle religiose in silenzio ossequioso; le confraternite, che attraversano i secoli sempre uguali a sé stesse; la partecipazione che è alquanto mesta e, giustamente, molto somigliante a quella dei funerali: del resto sempre di un funerale si tratta, anzi del Funerale per antonomasia, perché ad essere morto è un giovane peraltro ammazzato proprio dai nostri peccati.
Per documentare la processione di venerdì scorso, dunque, avrei potuto fotografare l’enorme moltitudine che la seguiva, la Madonna piangente o suo Figlio inerme o gli uomini in divisa di questo o quell’altro corpo volontario e di polizia, i parroci o il coro. Ognuna di queste immagini avrebbe ben rappresentato il sacro evento, attestandone la partecipazione, le icone antiche e suggestive, la moderna fede che si rinnova. Eppure sono stato colpito da altro e l’ho prontamente immortalato: l’amico Osvaldo, che insieme a Marco Cardarella ed Achille Altieri, vestito di cappa, raggiungeva la processione per accompagnare il coro e cantare il Miserere.
E’ una notizia questa ? Si che lo è.
Chi conosce Osvaldo, come lo conosciamo noi e chi gli è amico da sempre sa bene quanta sensibilità risieda nella sua bella voce e quanto dolore abbia subito una trentina di anni fa in questa cittadina meridionale in cerca della sua identità, che, al tempo, non aveva imparato a rispettare tutti ed era ancora piena di stereotipi e pregiudizi, soprattutto incapace di distinguere il bene dal male e sempre pronta a giudicare e discriminare.
Adesso Osvaldo viene considerato un simpatico amico, una persona perbene, un bravo cantante, ma non è stato sempre così. Adesso lui va alla processione, come noi tutti e canta e prega, come noi tutti, ma non è stato sempre così. Adesso lui può andarci, perché è stato sempre lo stesso: sincero, simpatico, sensibile e bravo cantante. Noi, invece, siamo cambiati. Noi non siamo stati sempre così pronti a rispettarlo. Per fortuna siamo cambiati e col nostro cambiamento abbiamo dato vita ad una città. San Salvo ora è una città. E’ questa la notizia: se Osvaldo può cantare liberamente, tranquillamente, serenamente il Miserere in una processione di migliaia di persone, vuol dire che San Salvo è cambiata in meglio. E’ più giusta, è più tollerante, anzi è addirittura più intelligente.
Giustizia, tolleranza ed intelligenza, che sono cresciuti anche grazie al dolore di Osvaldo, che è un po’ come il dolore di Gesù Cristo, grazie al quale ci siamo emancipati dal peccato.

Orazio di Stefano

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