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Hotel Rigopiano: a un mese dalla tragedia

Era il 18 Gennaio scorso quando, attorno alle 17:00, una slavina dal peso di 15 mila tonnellate si è abbattuta sull'hotel Rigopiano, nei pressi del comune di Farindola, ai piedi del Gran Sasso.

 

Una ventina di giorni prima della tragedia io ero in quel posto grazie ad un regalo, e quella stessa notte iniziò a nevicare. Una neve candida, un manto bianco che valorizzava il possente monte alle spalle dell'hotel, i suoi giardini, la piscina all'aperto. Una neve che mai avrei creduto di dover definire, a distanza di pochi giorni, assassina e che sciogliendosi ha fatto riemergere la carcassa di quel posto.

Le vetrate della spa ancora intatte cozzano con i detriti, le macerie e gli ultimi segni lasciati dalle ventinove vite spezzate.

Un mese di dolore, di domande e di polemiche per la Regione che vantava nel Resort uno degli hotel più rinomati di Italia. Polemiche riaccese dalle recenti analisi dei RIS che pochi giorni fa si sono recati sul luogo del disastro per far luce sul caso. Polemiche sui soccorsi, sulla zona pericolosa in cui era stato edificato il Resort, sul primo allarme disperato ma rimasto inascoltato.

Polemiche che oggi, a un mese esatto dalla tragedia, possono e devono lasciare spazio ad altro: alla parte che rimane sempre in ombra, al "buono" che, per quanto possibile, può celarsi dietro una tragedia simile. Per il rispetto delle ventinove vittime, degli undici sopravvissuti e delle loro famiglie, si parli di come il dolore dell'accaduto ma anche la speranza di salvare vite abbia unito centinaia di persone che, volontariamente aiutarono, in quei giorni, i vigili del fuoco e il soccorso alpino. Tra questi, i dieci migranti africani, i quali, chiesero di essere impiegati nelle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto e dal maltempo.

Si parli di come gli amici senegalesi di Faye Dame, impiegato e vittima dell'hotel, si siano autotassati per permettere alla salma dell'uomo di tornare nella sua patria. Di come siano state raccolte importanti somme, pari a diciannove mila euro, sul conto corrente aperto per il bimbo di Chieti di sette anni rimasto orfano nell'accaduto. Si lasci nella mente delle persone l'immagine di un posto da favola, motivo di vanto e orgoglio per la sua Regione.

Alessia Monaco

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