Editoriali

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Tra Bauman e mio nonno

Era la fine del ’92. Mi ero sposato da due anni e morì la nonna (paterna) di mia moglie. Qualche giorno dopo il funerale, andai in campagna dai miei nonni materni.

Mio nonno mi si avvicinò e mi diede le condoglianze. Io gli dissi: “Ma vedi che è morta la nonna di mia moglie…”. E lui, in modo diretto, automatico, tra il perentorio e il meravigliato, mi guardò e mi disse: “Ma perché non è anche tua nonna ?”.

Per quella generazione (mio nonno era del 1912) i legami erano una cosa seria e soprattutto duratura. Quando ti sposavi non “prendevi” solo il partner, ma anche la sua famiglia, tanto è vero che i suoceri venivano chiamati “mamma o papà” come se fossero i tuoi genitori; il divorzio era un’eresia; la famiglia ed il proprio paese di nascita davano senso di appartenenza ed autostima per appartenenza (fortemente radicato era il campanilismo e la stessa militanza nei partiti era una specie di fede religiosa).

Con la generazione successiva, quella dei nostri genitori, arrivarono i Beatles, la minigonna in Inghilterra, il ’68 e lo statuto dei lavoratori. Insomma una stagione dei diritti, che rimetteva in discussione la staticità dei rapporti nella cosiddetta società meccanica. Ed infatti nel ’74 la maggioranza degli italiani votò per il divorzio, sconfiggendo la Dc e Santa Romana Chiesa. Forse anche mio nonno votò “No” all’abrogazione di quella giusta legge, nonostante lui non avrebbe mai concepito di divorziare. Votò come gli chiedeva il suo partito, che era il Pci, a cui pure si apparteneva con la stessa devozione dell’appartenenza sopra ricordata. Da noi quel voto aprì, nei costumi nazionalpopolari, ciò che Bauman avrebbe chiamato la liquidità sociale: nelle relazioni di ogni tipo, tanto che a “Società liquida” seguirono “Modernità liquida”, “Amore liquido” ed ogni sorta di altro testo, saggio, discorso, ricerca, tutti attestanti che oramai nulla più dura nel tempo. Le coppie si sfasciano di continuo, i lavori per tutta la vita fanno posto ai lavori a tempo determinato, i partiti non esistono più. Ed agli amici di sempre si preferiscono gli amici su facebook, che ti scrivono in migliaia il giorno del compleanno.

Allora la domanda è: “Possiamo dire che il pensiero di mio nonno (inteso come quello della sua generazione) è stato totalmente soppiantato da quello di Bauman (inteso come quello di questa nostra società liquida) ?”. E’ senz’altro così. Chi si azzarderebbe a dire il contrario ? Ma è anche vero che ci sono legami che durano una vita: mia figlia ha voluto che la propria madrina alla Cresima la facesse la sua amica dell’asilo; io stesso ho un’ amicizia oramai quarantennale con il mio professore di lettere della prima media; Bauman medesimo non si è mai separato dalla moglie. Sono eccezioni queste ? Non credo. Tante coppie resistono e non solo per ipocrisia o quieto vivere, tante amicizie vanno avanti con affetto, molti non cambiano lavoro, perché si trovano oggettivamente bene. Nella società agropastorale ed anche in quella industriale del primo capitalismo, erano molto forzati i legami, per cui se ti sposavi e ti andava male te la dovevi tenere per forza, non potevi passare ad un lavoro che ti migliorasse o ti motivasse di più e gli amici erano quelli di sempre, anche perché se vivevi in un borgo difficilmente ne uscivi e se eri emigrato le vacanze le dovevi fare per tornare dove eri nato.

Oggi, per fortuna, la norme legali e sociali e soprattutto le nuove tecnologie ci consentono di separarci da ciò che ci limita nello spirito e nel benessere. Il punto è che, a volte, eccediamo noi, come eccedevano i nostri progenitori dal lato opposto. Ovvero ci sposiamo, separiamo e risposiamo senza calcolare che le evoluzioni della vita destrutturano e ristrutturano le personalità; facciamo dei lavori, perché di meglio non c’è o solo perché in linea con percorsi di studio, che non avevano tenuto conto della saturità dei posti; pensiamo di agganciare amicizie per utilitarismo o clientelismo. E, poi, la vita ci chiede il conto, perché se non ci sganciamo crolla l’autostima e stiamo male. I coetanei di mio nonno non avevano neanche tempo per le nevrosi, perché dovevano lavorare venti ore al giorno e pensare a campare i tanti figli che facevano. Bauman dice che la colpa di tutto questo ce l’ha il mercato ed è vero, perché il mercatismo di oggi ci invita ad acquistare e poi buttare la merce e poi riacquistare di nuovo, cosa che noi facciamo anche nei legami. Ma il mercato è modellato sulla nostra natura di animali sociali. In fondo, noi siamo eterni insoddisfatti: Leopardi docet, siamo. E allora che fare ? Tornare ai legami a vita, che erano pieni di ipocrisia ? O tenerci questi che sono volatili o liquidi ?

Forse tra Bauman e mio nonno (come sopra intesi) c’è una terza via ed è quella di interrogarci su ciò che andiamo a fare, prima di stabilire una qualsiasi relazione affettiva, amicale, professionale o politica. Se lo facessimo seriamente, eviteremmo delusioni e litigi successivi, che sempre traumatizzano quando si rompe una relazione per quanto liquida possa essere stata. Se la casa la costruisci sulla pietra e non sulla sabbia, il vento non te la fa cadere. Ma questo ce lo diceva Cristo prima di Bauman. Ed io lo sto capendo ora che sono un uomo non tormentato di mezza età. Se tornassi indietro a mio nonno gli risponderei: “ E’ morta la nonna di mia moglie e me ne dispiace non perché è tale, ma perché è stata una donna perbene, come te e come voi che ci avete fatto uscire dalle secche dell’ultima guerra”. Ma la guerra era il frutto di quella loro società dei doveri e allora siamo all’eterno ritorno tra il bene e il male, al cane che si morde la coda e ciascuno può proporre la sua ricetta. Nel mio piccolo, penso che se le relazioni le stabilissimo da persone leali, in contesti sani, la società sarebbe meno liquida ed il mercatismo attraccherebbe di meno. Il punto è che ragioniamo poco ed acquistiamo molto: forse la soluzione “chimica” alla liquidità scoperta dal Grande Sociologo polacco, ieri scomparso, è il “Ragionamendo”, come amava ripetere un caro intellettuale della Magna Grecia, lontano dalla mia tradizione politica.

Ods