Editoriali

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fonte immagine: zonalocale

Errore d' approccio sulla sicurezza

SAN SALVO | L’ altra notte hanno preso fuoco due auto. Da un po’ di tempo prendono fuoco le auto. Se l’origine del fuoco fosse i corto circuiti degli impianti elettrici dovremmo chiedere agli elettrauto di rafforzare i cavi con materiale ignifugo.

 

E’ verosimile, però, che gli incendi siano dolosi e dovuti ai corti circuito nel vissuto di talune persone, che delinquono abitualmente. In tal caso, più che agli elettrauto o alle case costruttrici dovremmo rivolgerci al Comune (non a quello comunemente inteso, ma a tutti noi, come “cittadini del Comune”, in quanto tali chiamati a determinare le politiche sociali preventive di questa città). Facciamo a capirci. Una persona normale (che so ? un impiegato, una casalinga, un pensionato) non si mette a dare fuoco alle macchine. E’ probabile che a questa attività si dedichino persone giovani, cosiddette border line, dedite ad attività criminose, senza lavoro e già note alle forze dell’ordine. Ed è altrettanto probabile che lo facciano perché è oramai un loro modo di comunicare e vivere. Un impiegato quando non lavora comunica cose di calcio e di schedina, una casalinga comunica i prezzi del supermercato, un pensionato le attività dei suoi nipotini. Un delinquente comunica la prepotenza, vive di logiche poco chiare, interloquisce generalmente con persone che fanno le sue stesse attività marginali ed emarginate. Un delinquente generalmente è dedito ad attività di droga e microcriminalità (come i furti negli appartamenti, gli incendi delle macchine, lo spaccio di sostanze stupefacenti, le risse e le minacce). E quand’anche esso sia preso, condannato e mandato in galera che farà ? In carcere conoscerà altri come lui, comunicherà gli stessi valori e si sintonizzerà coi “colleghi”, accrescendo curriculum e relazioni, entrando in un circolo vizioso, che lo porterà a farsi esperienza, senza mai tornare ad una vita “normale”. Invochiamo spesso più vigili e più carabinieri e li vogliamo più bravi. Ma quand’anche essi prendessero in un sol colpo tutti coloro che sono dediti a questi fenomeni e riuscissero a farli condannare in un solo colpo per un lustro, avremmo cinque anni di “riposo” e poi tornerebbe il problema, forse addirittura peggiorato dall’esperienza fatta in carcere. Ciò fa capire che il problema non è solo militare o giudiziario. Quando lo Stato ha capito che la mafia si nutriva di mega appalti pubblici ha cambiato le regole di affidamento delle gare. Se, tonando alla domanda iniziale, capissimo che gli incendi sono da corto circuito andremo dagli elettrauto o dalle case costruttrici. Siccome, però, gli incendi delle auto (e i furti degli appartamenti e le rapine) dipendono dalla vita border line di taluni dovremmo agire socialmente. L’Ufficio della sicurezza non dovrebbe essere fatto solo da operatori dell’ordine pubblico, ma anche da operatori dell’ordine sociale. Dove ha sbagliato l’ Amministrazione uscente sulla sicurezza pubblica, peggiorata rispetto al quinquennio precedente ? Erroneamente si è trattato il problema solo da un punto di vista militare o giudiziario, chiedendo addirittura l’esercito. Invece, il Comune poteva e doveva (e dovrà) agire socialmente, in raccordo con le forze dell’ordine e la magistratura, scambiando dati e verificando se tra i consumatori di droga ci sono incendiari e se tra gli assistiti dei servizi sociali ci sono delinquenti recidivanti. Quali politiche sociali e di recupero sociale sono state fatte per costoro ? Si ha contezza di quanti sono i border line ? Che tipo di approccio con le famiglie si è avuto ? La marginalizzazione ed il numero degli emarginati nell’ultimo quinquennio è aumentato in rapporto al dato precedente ed a quello nazionale ? Ci piacerebbe leggere nei programmi amministrativi (che il collega Emanuele Di Nardo fa bene a mettere in luce per scoprirne la natura solo propagandistica) proposte di raccordo vero tra Uffici della sicurezza sociale e di quella urbana, dati concreti su quanti sono i residenti dediti alle attività della microcriminità e sapere se qualcuno ci va a parlare o si lascia che lo facciano solo le persone (poche) in divisa. Ma per fare questo si deve avere una visione sistemica del problema e non solo militare o giudiziaria. L’incremento degli incendi dolosi, dei furti negli appartamenti e nei negozi, della insicurezza e della sua percezione, che i dati di cronaca raccontano, dipende essenzialmente da un errato approccio, come era quello nella lotta alla mafia. Quando il Governo ha capito che l’origine del problema mafioso era nelle politiche urbanistiche e delle opere pubbliche ha quanto meno smesso di “finanziare indirettamente” con denaro pubblico le attività mafiose. Se il Governo cittadino capirà che la delinquenza nostrana è sociale avrà un altro approccio. L’esito di quello ultimo ci ha dato risultati che sono, purtroppo, sotto gli occhi di tutti.

Ods

Commenti   

+1 #2 Gianluca 2017-04-20 06:49
Caro Direttore, perché non mutuiamo l'idea dello psichiatra sociologo Paolo Crepet e non realizziamo una Scuola per Genitori? Consiglio una meravigliosa lettura dello stesso....L' autorità perduta edito Einaudi. Con la stima di sempre. Gianluca.
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+1 #1 Gianluca 2017-04-20 05:28
Complimenti per l'editoriale. Ha trattato un tema sempre più urgente da un altro punto di vista, quello sistemico-culturale. Strada lunga e complessa, che richiede il coinvolgimento di tutte le Istituzioni in una logica di Sistema, appunto, a somma positiva! Ma l'unica strada di prevenzione efficace che porterà nel medio lungo termine a risultati di reale sicurezza...e non solo di percezione soggettiva di un Paese sicuro. Però, Caro Direttore, Lei da Sociologo-Giornalista sa bene che una Logica di Sistema siffatta non può e non deve essere mai relegata a responsabilità del Governo Comunale, indipendentemente dal suo colore.
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