Editoriali

il quarto stato

MUTAZIONE GENETICA 2 – muore il centrosinistra

SAN SALVO | Se, come abbiamo visto con l’editoriale di ieri, Il centrodestra (quello vero, quello radicato, quello che per anni ha vinto le elezioni italiane, da noi, per un paradosso della storia e per la bravura del suo leader,

Tiziana Magnacca) è nato l’ 11 giugno del 2017. Lo stesso giorno, nel trentatreesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer, è morto il centrosinistra. Infatti, per la prima volta, dalle prime libere elezioni del secondo dopoguerra, in Consiglio comunale non siederanno consiglieri proveniente dalla tradizione della sinistra del dopoguerra. Tra i cinque della minoranza, uno è il figlio di uno storico segretario democristiano (Boschetti), un altro è il nipote dell’ultimo sindaco Dc Bucciantonio (Angelucci), altri due sono giovani approdati alla politica solo di recente (Luciano e Bolognese). Per fortuna, il quinto, Giovanni Mariotti, rientrato per pochi voti, è stato iscritto al Psi, prima, e al Pds/Ds/Sel poi. Ma la scomparsa della sinistra storica non è tanto nella rappresentanza quanto nell’elettorato. Dal combinato disposto delle (poche) preferenze avute dai candidati di tradizione rossa e dell’altissima percentuale conseguita dal sindaco si rileva che moltissimi elettori di sinistra hanno votato a destra, seguendo nei fatti lo sdoganamento ufficiale dei socialisti che si sono ufficialmente candidati nella lista della Magnacca. La sinistra sansalvese era arrivata alla sua massima forza elettorale e di rappresentanza dopo essere partita dalle lotte vittoriose per la sdemanializzazione del bosco Motticce, aver promosso le prime cooperative agricole, aver accompagnato la presenza operaia nelle grandi fabbriche, aver pensato e promosso quasi tutti gli aggregati dell’associazionismo economico e istituzionale locali (cooperative edili, Icea, Insieme, Bcc Valle del Trigno, Sportello unico e Patto territoriale). Come sia stata possibile la sua scomparsa sul piano politico-istituzionale e la sua riduzione a minimi termini elettorali è cosa che dovrebbe appassionare gli studiosi di fenomeni sociali, ma anche interrogare le coscienze di un gruppo dirigente scioltosi come neve al sole. Ovviamente quando accade una cosa genere (come quando in Italia finirono il fascismo, che pure aveva entusiasmato e coinvolto milioni di persone, o il Psi, dopo un secolo di vita attiva e gloriosa) le cause sono molteplici, che non vanno né generalizzate e né banalizzate. La sintesi giornalistica o gli stereotipi ci aiutano a comprendere, ma riducono gli approfondimenti delle questioni. Pur nella complessità dell’analisi,  chi scrive ha sempre ritenuto (e scritto) che a San Salvo lo stato morente della sinistra fosse dovuto ad eccessiva competitività interna, la quale è cosa diversa dalla personalizzazione, che si trova anche a destra. Infatti, la personalizzazione non ammazza, se viene ricondotta a sintesi. Ovvero, se uno sta in politica perché è ambizioso e vuole fare carriera (con la scomparsa delle ideologie, questa è la prima vera molla motivazionale delle candidature) non è detto che debba uccidere l’avversario interno. Nella vecchia Dc Gaspari non crepò Natali, ma fece in modo che andasse a fare il commissario europeo. In tal modo Zio Remo poteva governare l’Abruzzo, mentre l’altro faceva il ministro fuori dall’ Italia. Nel Pci Berlinguer e Ingrao non si sono ammazzati l’un l’altro: il primo faceva il segretario del partito e l’altro il presidente della Camera. Nel centrodestra Berlusconi ha fatto il presidente del Consiglio, ma per governare ha dovuto mediare con Bossi, dedicandogli una giornata della sua pienissima settimana. Se Tiziana Magnacca avesse pensato di  “crepare” i dissidenti Antonio Castaldo e Fabio Raspa non li avrebbe ricandidati. Il “molti nemici, molto onore” poteva funzionare il secolo scorso a destra. Ma a sinistra non avrebbe funzionato allora e men che meno adesso. Con l’avversario interno della stessa area politica  vanno trovate soluzioni di sintesi. Le guerre fratricide a cosa portano ? A San Salvo hanno portato a due tronconi quasi appaiati: il primo con 2% in più e un consigliere in più dell’altro, ma hanno tuttavia determinato lo spostamento verso l’avversario (vero) di 22 punti percentuali: oltre duemila voti. Chi volesse fare carriera col centrosinistra, oggi a capo di uno dei due tronconi (anzi tronchini), deve capire che senza o contro l’altro non si va da nessuna parte. Anzi, si mandano i compagni…dall’altra parte.                                                                                                                                                                                                                                                           Ods

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