Editoriali

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Wendy noi adulti ti chiediamo scusa

Wendy De Dominicis, nostra giovane concittadina, ha spiegato a Concita Di Gregorio di Repubblica perché non ha votato. Ed io, che conosco Wendy da quando era una bambina, perché avevamo l’ombrellone allo stesso stabilimento balneare, sono rimasto

davvero rattristato ed impressionato dalle sue parole, che rappresentano quelle delle sua generazione. Dice Wendy: “Nel mio appartamento di Parigi, fisso il plico che ho ricevuto dal Consolato. Guardo la busta e sempre di più mi convinco che non voglio votare. Per anni non solo ho creduto alla politica e al nostro Paese, ne ero addirittura appassionata. A diciannove anno sono partita dall’ Abruzzo per andare a studiare scienze politiche a Bologna. Ho scritto due tesi sui sindacati e da lì è iniziato il mio calvario come per molti della mia generazione. Volevo solo realizzarmi, lavorare, vivere nel mio Paese, nella mia adorata Bologna con la persona che amavo. E le ho provate tutte, Concita. Non mi sono arresa fino ai miei ventinove anni, quando ormai per l’attuale mercato del lavoro avevo esaurito le mie carte, niente più possibilità di stage e apprendistato. Ho passato mesi a cercare qualcuno che mi desse una possibilità. Non c’è stato niente da fare. Ci chiamano cervelli in fuga è un termine sbagliatissimo. Noi non siamo in fuga, siamo stati abbandonati. Io non ho mai desiderato fuggire dal mio Paese. In Francia mi hanno dato una dignità che l‘ Italia mi aveva tolto. Credo che non tornerò più. L’Italia mi ha preso a calci e adesso mi chiede di votare. Io non ero abbastanza per voi e voi adesso non siete abbastanza per me”.

Parole amare, che mettono sotto accusa noi adulti, perché Wendy interpreta il disagio, l’amarezza, la delusione dei nostri figli, che si sentono abbandonati. Tutte le parole che dice Wendy dovrebbero far riflettere il Sistema Italia: da Mattarella in giù, passando per tutti coloro  che ricoprono cariche pubbliche e  che garantiscono o non garantiscono l’alta tassazione, causa del mancato inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. La delusione di Wendy è figlia di tanti errori che ha fatto la nostra generazione, a differenza dei nostri coetanei francesi, che, invece, riescono a dare dignità ai propri figli ed anche ai figli nostri.

Non voglio fare retorica. Sarebbe peggio. Vorrei che riflettessimo tutti noi che abbiamo qualche ruolo sociale sulle parole di Wendy, arrivando a chiederle scusa per averla fatta sentire abbandonata dal suo Paese. Per lenire il mio senso di colpa, il prossimo 20 dicembre darò a Wendy De Dominicis il Premio San Vitale per aver portato oltre i nostri confini il nome della nostra Città, come prevede il Regolamento. Ma stavolta non sarà per festeggiare un successo, una carriera, un risultato. Sarà per esaltare il coraggio di una nostra figlia, che avrebbe voluto vivere in Italia ed è costretta a vivere in Francia. Spero che Wendy voglia venire a ritirare la statuetta del suo Santo Patrono e la pergamena, anche per ripetere a noi, suoi concittadini adulti, ciò che ha giustamente detto a Repubblica. Credo che noi l’ascolteremo ed alla fine non potremmo far altro che applaudirla, senza retorica. Non sarà un applauso riparatore, quello non può essere. Ma potrà essere un modo delicato, per chiederle scusa. Abbiamo il dovere di scusarci con lei e con tutti i nostri figli che abbiamo fatto sentire abbandonati.

                                                                                                                             Orazio Di Stefano

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Commenti   

0 #1 Silverio 2018-03-11 10:26
Storia purtroppo non nuova e la cosa pessima è che ormai è cosa quotidiana. Condivido ogni singola parola di W. Poiché la sua storia l'ho vissuta in prima persona avendo in famiglia un caso analogo che mi ha portato,oggi, ad avere sorella, cognato e nipotine lontano da me è vi assicuro che non è proprio bello ma gli errori si pagano e gli errori li abbiamo fatti proprio noi e i nostri genitori per cui oggi l'unica cosa da fare è porre rimedio, ma come? Tutto deve iniziare da noi stessi, sicuramente non è facile ma solo se lo vogliamo veramente possiamo cambiare le sorti del nostro paese.
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