Editoriali

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Un Natale elettorale

E' questo il Natale più elettorale della storia, almeno per noi abruzzesi, che (anche in questo caso) siamo diversi dalle altre Regioni, le quali votano ad aprile-maggio. Invece in Abruzzo nelle ultime tre elezioni si è votato una volta di novembre (per scioglimento anticipato,

grazie ad una azione giudiziaria del procuratore di Pescara contro il centrosinistra, che sarebbe poi diventato il vice sindaco dell' Aquila di centrosinistra); stavolta si voterà il 10 febbraio, cioè 45 giorni dopo il Santo Natale, grazie ad un' azione politica del governatore uscente Luciano D' Alfonso, che si è dimesso dopo quattro anni di mandato, per andare a fare il senatore e che per un periodo ha continuato a fare anche il presidente della Regione. Delle tre elezioni che dicevo, solo la volta scorsa si voto' in linea con gli altri, ma solamente perché il centrodestra uscente (e potenzialmente sconfitto) riuscì a farsi prorogare di sei mesi i cinque anni dovuti. Insomma, noi proprio non ce la facciamo ad essere una Regione normale, almeno dal '92, allorquando arrestarono in massa la Giunta Salini, (successivamente assolta). Poi facemmo un inedito e tardivo compromesso storico, con una Giunta tra postdemocristiani e postcomunisti. E da allora una volta vince uno e la volta dopo il suo avversario: '95 il centrosinistra, 2000 il centrodestra, 2005 il centrosinistra, 2008 il centrodestra, 2014 il centrosinistra. Ora, dunque, sarebbe il turno del centrodestra, ma... i potenziali vincitori (favoriti dai sondaggi e dalla suddetta regola abruzzese dell' alternanza) hanno pensato bene di prendersela con comodo e presentare il candidato tra Natale e Capodanno. Pare che sia stato deciso e che si tratti del Senatore Marsilio, anche se l' investitura non ancora c'è. Marsilio ha dalla sua il traino di Salvini col vento in poppa, ma ha 2 gap: il fatto di non essere abruzzese, se non per le origini e di avere il centrodestra diviso. Fabrizio Di Stefano sta (ancora) lavorando per fare quella che nei Comuni si chiama lista di disturbo. Cioè una lista che non è in grado di vincere, ma di far perdere la propria area. Se finirà così il "merito" sarà tutto del coordinatore di Forza Italia Abruzzo che lo ha defestrato alle politiche, senza ricordarsi che ci semina vento raccoglie tempesta. La coalizione di centrosinistra è dunque potenzialmente sconfitta, sia per la regola abruzzese dell' alternanza sopra ricordata e sia perché Luciano D' Alfonso è un renziano per antonomasia, non nel senso di seguace di Matteo Renzi, ma perché ha avuto la capacità di mettersi contro tutti e tutto. Del resto, la lista da lui capeggiata alle ultime politiche ha preso il 5% in meno del Pd a livello nazionale, che già era il minimo minimo storico. Se il centrosinistra ha questi gap, va detto che ha anche un vantaggio e cioè il candidato Legnini. Il quale è molto unitario ed ha rimesso insieme quantomeno i militanti. È vero che tutti lo danno perdente, ma è anche vero che pure Francesco Menna a Vasto veniva dato perdente eppure ha vinto. Per fare un miracolo, il centrosinistra ha scelto l'unico che quanto meno ci può provare. In ogni caso, al di là del fatto storico, al di là dei controfattori che sono Di Stefano (a destra) e D' Alfonso (a sinistra), a decidere saranno gli elettori in carne ed ossa. Ed è possibile che siano stufi, gli abruzzesi, di questa politica tardogaspariana senza Gaspari, di questi giochi e giochetti che rendono Aquila troppo vicina a Roma, da dove ci mandano un potenziale governatore e dove si è rifugiato un governatore uscente. E può essere che scelgano una ragazza fresca e fuori dai giochi di sempre, di nome Sara Marcozzi, che però pure ha un gap: il suo Movimento appare al momento in calo. Quindi, potremmo dire che ciascuno dei tre candidati alla presidenza ha motivi per essere scelto e motivi per non esserlo. Vedremo in ciascuno cosa gli abruzzesi faranno prevalere, augurando a tutti un Sereno Natale. Ma vogliamo fare a Legnini, Marcozzi, Marsilio (in ordine alfabetico) un augurio speciale in occasione della propria campagna elettorale natalizia: ci facciano tornare una Regione NORMALE, che almeno voti quando votano le altre e le cui legislature durino come quelle delle altre Regioni.

Ods

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