Editoriali

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De André: folla delle grandi occasioni

Folla delle grandi occasioni ieri sera al Centro culturale di San Salvo con Max Manfredi, Federico Sirianni, Carlo Valente e Stefano Barbati. I quali hanno dato vita ad un bellissimo concerto in occasione del ventennale della morte di Fabrizio De André, che replicheranno

questa sera, per dare la possibilità a tanti che non hanno trovato posto di assistere al loro concerto. Un concerto che conferma come De André, per quanto scomparso nel secolo scorso (sia pure nell' ultimo anno del secolo scorso) è ancora molto vivo nella memoria e nel cuore di quelli che lo hanno amato e che, avendolo conosciuto da giovani, adesso sono maturi signori di mezz'eta'. Sono indimenticabili i versi, le strofe, i ritornelli, le ballate, i messaggi contenuti nelle canzoni del più grande poeta e cantautore italiano: anche nella società liquida (dove tutto è veloce, fugace, mutevole, variabile) resiste ciò che è veramente solido. I racconti di  Fabrizio De André sono proprio solido, perché attraversano tutta la storia: il mestiere più antico del mondo che parte prima Maria Maddalena ed arriva alle escort di oggi; l' arroganza di Carlo Martello che dai sovrani si è trasferita ai manager del capitalismo finanziario; la rivalsa degli arrabbiati che tocca i giudici di sempre; l'umore uguale di chi muore in guerra, con divise di diverso colore, nei caduti di ogni tempo; gli sfruttati del Sand Creek uguali ai colonizzati di oggi. Insomma la storia del bene e del male si ripete. Con forme diverse, ma si ripete. E finché ci sarà il male, cioè sempre, e ci saranno gli ultimi, cioè sempre, sarà attuale quel messaggio che Licia Zulli ha fatto bene a far riascoltare a questo territorio (a proposito ieri c' erano molti venuti da Vasto). Ha fatto bene a farcelo riascoltare, perché più ci si impoverisce e più ci si dimentica dei derelitti. Se De André fosse ancora vivo, ci spiegherebbe la ragione.

Ods

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