Editoriali

Karl Marx

IL MIO SOCIALISMO

Una serie di post su facebook scritti anche da Rocco Cerulli e Arturo Cauli costituiscono  l'occasione per guardarmi dietro le spalle e spiegare cosa è per me il socialismo
Il mio socialismo


sono state le parole di mio padre che mi diceva con malcelato orgoglio: "Noi non ci arruffianiamo alla Dc perché siamo socialisti";
sono state le parole del mio parroco che ci insegnava a rispettare i poveri, i diversi, i neri, gli ultimi;
sono state le pagine del Manifesto comunista scritto da Marx nel 1948, che mi ha fatto leggere Nino Orlando al IV ginnasio e che non ho mai dimenticato; 
è stato l' invito che, in quel periodo, mi ha fatto Gabriele Marchese di entrare in Fgci per coniugare la teoria che avevo letto sul Manifesto all' azione politica delle nuove generazioni;
è stato il protagonismo politico di Craxi, capace di bloccare la svendita delle aziende di Stato, che sarebbe ripresa e portata a compimento dopo Tangentopoli e col  suo esilio;
è stata l' amicizia con Claudio Di Vincenzo e Umberto Giammichele a Dogliola, dove ho imparato a combattere il clientelismo con passione politica; 
é stato l' impegno con Domenico Susi e Ugo Intini nella Direzione dello Sdi, per accorgermi successivamente che si trattava di un progetto abortito;
è stato l' impegno con Ugo Giannunzio e Gianni De Michelis, Angelo Di Pierro ed Ennio Artese, nel Nuovo Psi (alleato alla Casa della Libertà) per reazione a ciò che aveva fatto il Pci-Pds;
é stato la mia speranza che Bersani, prima di Renzi,   spostasse il centrosinistra un po' più a sinistra, evitando l'ennesima diaspora; 
è stata la mia speranza che Zingaretti, dopo di Renzi, riuscisse a spostare il centrosinistra un po' più  a sinistra, per evitare la scomparsa di tutti.
Il mio socialismo è stato ed è ancora la teoria di Marx, di Gramsci, di Nenni, Lombardi e Craxi, collegata ad un' azione politica a difesa delle classi popolari e dei lavoratori, che solo il movimento operaio e socialista ha sottratto dallo sfruttamento secolare. 
Quando ho compiuto cinquant' anni, mia sorella ha scritto che ero rimasto uguale a quando ne avevo diciotto. Nel senso che non ho mai smesso di fare battaglie e sempre di principio. E il mio principio è sempre stato l'uguaglianza: l' uguaglianza socialista che dà a tutti gli stessi diritti e le stesse opportunità. Un' uguaglianza, che pensavamo - ora vengo ai tristi giorni nostri -  di aver raggiunto o comunque di averla raggiunto per la maggior parte del popolo (almeno per i due terzi) e che per conservarla, questa uguaglianza, o per estenderla bastava tosse e la pecora capitalista. Credo che non bastasse, ma comunque personaggi come Palme, Brand, Mitterand, Craxi, governando i processi con "dirigismo decisionista" riuscivano quanto meno a fare una tosatura che muoveva l' ascensore sociale e riduceva le povertà. 
Poi sono arrivati il capitalismo finanziario e la globalizzazione, con la caduta dell' Urss e la società liquida, gli eurocrati a Bruxelles ed il clintonismo - blayrismo, i quali tutti, in un mix inaspettato   e complesso, hanno abolito le politiche keynesiane e bloccato l' ascensore sociale, dimostrando che il capitalismo sta davvero sconfiggendo il socialismo. 
Questo vuol dire che se il socialismo vuole vivere non basta un parlamentare (uno) come Nencini e quattro-cinque consiglieri regionali o non basta neanche un partito del 20% come il Pd se non la smette di difendere il sistema capitalistico,   per garantire il prestigio ed il potere dei notabili o cacicchi.
Ci vuole una lettura attenta delle forze sistemiche e delle nuove dinamiche geopolitiche e finanziarie, che ho trovato nella illustrazione che a San Salvo ha fatto Franco Bartolomei. Il quale, caro Rocco Cerulli, può rappresentare anche solo se stesso (come tu hai scritto, con poca cortesia), ma è sempre meglio che rappresentare questo sistema che sta affamando il popolo.

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