Editoriali

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ANCHE A SAN SALVO LA PRIMA MANIFESTAZIONE DI PROTESTA

Ieri sera ho ricevuto su w app questo post da mia figlia, che mi chiedeva cosa ne pensassi.

Prima di risponderle, ho fatto un veloce giro tra i miei editoriali all' archivio  ed ho (ri)trovato questo (leggi).

L' avevo scritto il 31 marzo scorso, paventando una carestia post epidemia, confortato da tutti i precedenti storici.

Mi si dirà che non ci sarebbe stata nessuna carestia se non ci fosse stata questa seconda ondata. Potrei rispondere che la seconda ondata era prevedibile e nulla si è fatto per attrezzarsi a sopportarla.

Il punto è però un altro: già la prima ondata (risolta con il lockdown del 9 marzo) non aveva causato una carestia solo perché l' Europa (in deroga) ci aveva autorizzato ad indebitarci per ulteriori 100 miliardi di euro.

Tuttavia, era ed è probabile che la somma del debito pregresso più quello post Covid avrebbe determinato un massacro sociale. Infatti, il peso delle restituzioni debitorie già insostenibili prima del Covid si era notevolmente accresciuto con la prima ondata. Figuriamoci cosa succederà con questa seconda.

Per cui le manifestazioni di Napoli e Milano saranno state solo le prime in ordine di tempo. Su facebook partiranno inviti come quello di stasera a San Salvo.

A fronteggiarsi sulle piazze saranno manifestanti e forze dell' ordine. Ma la verrà guerra sarà tra garantiti e non garantiti.

I primi sono quelli che (almeno per ora) potranno ricevere stipendi fissi a casa: pensionati e pubblici dipendenti o comunque su libro paga della P. A. e/o che possono ritirare soldi dai conti correnti postali o bancari.

I secondi sono quelli che erano già disoccupati e che adesso comprendono di non avere nessuna prospettiva, che erano precari e diventeranno disoccupati, che lavorano per imprese solide che diventeranno (le imprese) precarie con merci invendute e che saranno costrette a chiedere la Cassa integrazione, che però lo Stato tarda ad erogare. Non gararantiti sono professionisti, commercianti ed artigiani di settori non gastronomici ed operatori turistici e dello spettacolo.

Insomma i lavoratori autonomi, i quali non sono pochi e dovrebbero essere ristorati dallo Stato. Ma purtroppo esso non ce la fa e non ce la farebbe neanche se Zingaretti, Di Maio, Berlusconi, Salvini e Meloni facessero un Governo di larghe intese, perché (come dicevo nel citato editoriale precedente) il debito pubblico è tanto, la burocrazia è lenta, la magistratura amministrativa è iperinterventista, le banche sono impaurite e il popolo è scoglionato, che quando comincerà ad avere fame scenderà in piazza come fece a San Martino nel 1628.

Ods

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