Editoriali

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L’emozione di Gianni Cordisco conferma il metodo di lavoro

LENTELLA | Quanti hanno avuto la bontà di leggere il nostro editoriale sulla festicciola fatta l’ 11 giugno scorso nella sede Pd di Lentella dopo l’ultima vittoria elettorale

potranno sviluppare i concetti espressi in quella circostanza con quanto è avvenuto nella festa fatta sabato 25 giugno, giorno dell’insediamento. Dopo il giuramento del sindaco Carlo Moro (avvenuto in una sala consiliare gremita ed alla presenza degli assessori regionali Donato Di Matteo e Silvio Paolucci, degli onorevoli Maria Amato ed Arnaldo Mariotti, dei sindaci di Fresa, Palmoli, Dogliola,Roccaspinalveti, Schiavi d’ Abruzzo, San Felice del Molise e Tavenna e del presidente della Sasi Gianfranco Basterebbe), i nuovi amministratori hanno salutato i presenti in Piazza Municipio con un breve comizio. Presentati dal segretario di circolo Giampiera Bardeglinu hanno preso la parola il sindaco, il suo vice Alessio Bevilacqua ed il nuovo capogruppo Gianni Cordisco. Quest’ultimo, che ricopre la carica di vice segretario provinciale del Pd, è avvezzo a parlare in pubblico. Eppure si è visibilmente emozionato, proprio quando ha commentato il metodo di lavoro della squadra, che – come è noto – è basato su collegialità e condivisione con gli appartenenti al partito. Ma è soprattutto fondato sul rispetto del lascito ideale (ed anche ideologico) che i genitori e nonni degli amministratori in carica hanno prodotto dal dopoguerra e fino a che sono stati in vita, ciò che lo stesso Cordisco ha chiamato “radici”. Parlando di questo processo di socializzazione intergenerazionale, il giovane capogruppo si è commosso, convalidando che il metodo di lavoro (già da noi esaminato) non è un modo tecnico – burocratico per affrontare le difficoltà organizzative. Ma affonda su ciò che hanno fatto i predecessori, considerato un lascito moralmente vincolante ed emozionante, un dono ed un bene immateriale da rispettare, che è ben più motivante ed esaltante del nuovo e del nuovismo. Infatti, se funziona il processo di socializzazione (a Lentella funziona come in pochi altri casi), dare seguito a ciò che hanno fatto i predecessori diventa una spinta motivazione in più e l’agire sociale dei giovani (in questo caso della squadra di Moro e Bardeglinu), per dirla con Max Weber, avviene in base ai valori condivisi e trasmessi da chi li ha preceduti. Quindi un giovane non solo non si vergogna di sentirsi l’erede di chi ha avuto impegni politici ed amministrativi prima di lui, ma le rivendica, ritiene giusto impegnarsi e si emoziona quando ne parla. Ciò va oltre il ricordo di chi non c’è più ed il sentirne la nostalgia. E’, in realtà, il sentirsi investito di continuare un’opera giusta, ma lasciata incompleta o donata. E’ diversa dall’azione tradizionale (in cui si obbedisce a riflessi acquisiti) ed è l’opposto dell’azione razionale in base allo scopo (calcolo di carriera ed economici). E’ ciò che potrebbe essere studiato e presentato come un metodo nuovo per chi voglia fare politica. Ma purtroppo è applicato in pochi e sporadici casi. In altre realtà o il distacco generazionale è profondissimo o vige addirittura la contrapposizione fra vecchi e giovani.

Ods