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Giorno del ricordo, il discorso del Sindaco

Scritto da Sansalvomare

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Giorno del ricordo, il discorso del Sindaco

Grazie a quanti - Istituzioni, realtà scolastiche ed associative, cittadine e cittadini - hanno voluto prendere parte a questa cerimonia istituzionale commemorativa della tragedia delle foibe, e, più in generale, di quell'orribile pagina di storia che riguardò migliaia di famiglie italiane, scardinate dalle loro stesse vite, in un frangente drammatico ed incerto quale fu l'immediato secondo dopoguerra.

L'impegno che, da diversi anni, come comunità nazionale, si è portato avanti, ha permesso di dare un propositivo impulso alle ricerche e alle riflessioni condotte dagli storici sulle vicende cui è dedicato questo "Giorno del Ricordo".
Farne tesoro è condizione imprescindibile per diffondere una memoria che ha colpevolmente rischiato di esser cancellata.
Spesso abbiamo ascoltato testimonianze dirette - è il caso della nostra concittadina Magda Rover, che saluto con rispetto ed amicizia - testimonianze che hanno dato giustificazione del senso di spaesamento e di colpevole silenzio che li riguardò.
Come suscitano particolare impressione ed emozione le parole: "da allora non si ebbero di lui più notizie", che abbiamo udito lo scorso maggio nel corso di una toccante cerimonia di inaugurazione del largo 'Tommaso Saraceni', in memoria del giovane finanziere vastese vittima del piano di sterminio messo in atto dal regime titino: mi sia consentito salutare la famiglia Saraceni e, in particolare, la nipote di Tommaso, la signora Teresa.
Già nello scatenarsi della prima ondata di cieca violenza, nell'autunno del 1943, si intrecciarono giustizialismo sommario e tumultuoso, parossismo nazionalista, rivalse sociali e un disegno di sradicamento della presenza italiana da quella che era, e cessò di essere, la Venezia Giulia. Vi fu dunque un moto di odio e di furia sanguinaria, e un disegno annessionistico slavo, che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una "pulizia etnica".
Quel che si può dire di certo è che si consumò - nel modo più evidente con la disumana ferocia delle foibe - una delle barbarie del secolo scorso.
Perché nel XX secolo - l'abbiamo ricordato il 27 gennaio scorso in occasione del Giorno della Memoria - si intrecciarono in Europa cultura e barbarie.
Non dobbiamo mai smarrire consapevolezza di ciò nel mentre valorizziamo, ed esaltiamo, i tratti più nobili di quell'esperimento storico, unico e visionario, di civiltà, di pace, di libertà, di tolleranza, di solidarietà su cui si fonda la nostra Europa.
"È un'Europa - ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - nata dal rifiuto dei nazionalismi aggressivi e oppressivi, da quello espressosi nella guerra fascista a quello espressosi nell'ondata di terrore jugoslavo in Venezia Giulia; un'Europa che esclude naturalmente anche ogni revanscismo".
Va, pertanto, mantenuto sempre presente l'imperdonabile orrore contro l'umanità costituito dalle foibe, ma egualmente l'odissea dell'esodo, e del dolore e della fatica che costò a fiumani, istriani e dalmati ricostruirsi una vita nell'Italia tornata libera e indipendente ma umiliata e mutilata nella sua regione orientale. E va ricordata la cosiddetta "congiura del silenzio", la fase meno drammatica ma ancor più amara e demoralizzante dell'oblio.
Anche di quella non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità dell'aver negato, o teso a ignorare, la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica, e dell'averla rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali.
Per questo sento di indirizzare il nostro comune plauso per il messaggio che il nostro Capo dello Stato ha voluto affidarci in occasione della giornata odierna: "Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa.

Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria. Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio, la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza."
Cari concittadini, soprattutto oggi, che in Italia abbiamo posto fine a un non giustificabile silenzio, dobbiamo ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliamo, è la verità.
E quello del "Giorno del Ricordo" è precisamente un solenne impegno di ristabilimento della verità.
Grazie.

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