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Storie della Domenica – Quella foto, 60 anni fa…

Scritto da Sansalvomare

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Storie della Domenica – Quella foto, 60 anni fa…

La macchina fotografica era la mitica Leika, M2 per la precisione (oggi  i suoi apparati  fotografici sono presenti in tutti gli smartphone “orientali”) comprata in un mercatino: una macchina fotografica che avrebbe portato sempre con sé.

Inizialmente autodidatta, riesce a diventare l’assistente di un altro fotografo. Poi aprì un suo studio, rimasto aperto fino al 1968, e in breve tempo divenne il più importante e riconosciuto fotografo di moda dell’Avana. Morto nel 2001, Alberto Korda è il fotografo che scattò la foto diventata “ipericonica“, e forse, il più famoso simbolo di libertà e rivoluzione del XX secolo. A.Korda fu per dieci anni il fotografo ufficiale di Fidel Castro, di cui ha documentato non solo le visite e gli incontri ufficiali, ma anche i momenti più privati, accanto a personalità della cultura dell’epoca come Ernest Hemingway, Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir.

La fotografia scattata il 6 di marzo di sessant’anni fa (nell’articolo)ha come protagonista il volto di Che Guevara,  ed è nota come “Guerrillero Heroico “o «Che in the sky with jacket» (come ha ricordato il 5 Marzo M.Veronese in un bell’articolo su “Il Giornale”) :  scattata il 5 Marzo del 1960 (fotogramma “numero 40 uscito dalla sua Leica M2”)  è caratterizzata da un’espressività che lo ha reso uno dei volti più potenti e iconici della Storia.  Questa foto che ritrae il “Che “con le lacrime agli occhi e il basco  non rese a Korda, in termini economici, nulla: fu regalata a Giangiacomo Feltrinelli che la fece -eccome- fruttare! Lui pubblico’ la famosa foto del Che, sia come poster nel 1967, sia come copertina per il libro Diario in Bolivia nel 1968. Nel settembre del 2016 la sua macchina fotografica Leica o è stata venduta sulla casa d’aste on line Catawiki per 18.100 euro…

Nel 2017 “Globalist” riportò quello che scrisse il sito Siporcuba: “È il 5 marzo del 1960 nel centrale slargo di 23 e 12 dell’Avana si sta effettuando la cerimonia d’addio alle vittime dell’esplosione della nave a vapore francese La Coubre, avvenuta nel porto della capitale. È la prima volta che viene pronunciata da Fidel la storica frase “Patria o Morte”!. Tra la folla infiammata e piena di dolore, tra i tanti c’era Alberto Korda con la sua vecchia macchina fotografica, una Leica con cui scattava immagini per il quotidiano Granma. Il Che non amava di sicuro il protagonismo ed era in seconda file sulla tribuna: lo si notava appena. Korda, anni dopo raccontò che il Guerrigliero Eroico a un certo punto si spostò davanti, come per vedere meglio quella folla riunita, piena d’ira per quell’attentato imperialista nordamericano che aveva provocato un gran numero di morti. L’occhio del fotografo era sempre lì, in guardia. ‘Mi sorprese il suo sguardo e schiacciai l’otturatore. Riuscii a fare due scatti solamente, perché il Che scese di nuovo dove stava prima’”(Che Guevara era, all ‘epoca ,Ministro dell’Industria).Ha raccontato  ,anni fa, Korda che “i  suoi occhi erano misteriosi, ma in realtà mostravano solo una rabbia cieca davanti alle morti del giorno prima, e al dolore delle famiglie”. E questo che lui catturò-a 8 metri dal palco.

Ed a proposito di ogni oggetto possibile e immaginabile, quella foto,”e’ stata la faccia delle proteste di strada, dalle barricate del maggio francese, delle lotte contro la guerra del Vietnam, della guerriglia repubblicana irlandese, così come delle marce contro la privatizzazione dell’istruzione in Colombia, per i diritti alla terra in Messico, degli indignados di ogni ordine e grado. E più modestamente il tatuaggio sulla pancia di Mike Tyson e sulla spalla di Diego Armando Maradona, il disegno sulle mutandine di Gisele Bündchen e sui murales che lo affiancano a Bin Laden. Anche se, populista e controculturale al tempo stesso, conserva in qualche angolo del mondo un ruolo pedagogico ai limiti del paradosso, fino ad autorizzare comportamenti e proibirne altri. Come l’immagine, comparsa dalla sera alla mattina su un murales davanti alla parrocchia di Enero a Caracas, dove i venezuelani del quartiere gettavano i rifiuti. Dopo la comparsa della faccia del Comandante, la spazzatura è scomparsa.”(M.Veronese,cit). Ed ancora: “un marchio usato per vendere di tutto dalle sigarette alla vodka, dai fazzoletti di carta agli scaldamuscoli, dai pacchetti turistici per Cuba ai videogiochi giapponesi. Persino un gelato, il Cherry Guevara, «la forza rivoluzionaria di una ciliegia rossa tra due strati di cioccolato», una Coca «El Che Cola», senza alcol, con poco zucchero e con un gusto meno aggressivo di quella yankee, e un detersivo: «Il Che lava più bianco». Anche la Chiesa inglese lo usò per fare proseliti sostituendolo all’immagine di Gesù, la corona di spine al posto del baschetto, ma non funzionò.“

Insomma da quegli “occhi che erano misteriosi” e che in  realtà “mostravano solo una rabbia cieca davanti alle morti del giorno prima, e al dolore delle famiglie”, quella immagine, continua ad essere stampata su t-shirt e su ogni oggetto possibile e immaginabile. Potenza del “mito”.

Nicola Dario

 
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