Diamo i Numeri di Nicola Dario

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I colossi online in tempo di pandemia

Sono cinque le varianti del nuovo coronavirus identificate in Italia, stando agli studi del centro di biotecnologie avanzate Ceinge di Napoli. Per definirle mutazioni vere e proprie servono più dati statistici, ma al momento si può dire che non solo il virus non è meno aggressivo di quanto lo fosse all’inizio dell’anno,

ma che grazie alle nuove varianti riesce a replicarsi in modo più efficace.

Grano

Benché la produzione sia stata abbondante, il prezzo del grano alla Borsa di Chicago è aumentato del 30%, 6,36 dollari per il bushel, record degli ultimi sei anni. «All’Euronext di Parigi per la prima volta dal 2016 il frumento da macina ha superato i 210 euro per tonnellata, mentre un’analisi di Coldiretti su dati della Granaria di Milano ha mostrato che il grano duro, impiegato per la pasta, in un anno è rincarato di quasi il 20%, fino a 28 centesimi al chilo. Ancora di più corrono le quotazioni dei semi di soia, ormai ben oltre la soglia psicologica dei 10 dollari per bushel, al record da quattro anni». Tra le ragioni principali: l’accaparramento da parte di Paesi come la Cina che si tutelano da future scarsità «facendo aumentare i prezzi sugli scaffali dei nostri supermercati, ma rischiando di aggravare la crisi alimentare nelle regioni più povere del Pianeta». In India e in Messico, pesando molto il cibo nei panieri che misurano l’inflazione, si è fermato il taglio degli interessi [Sole].
«L’Egitto, primo importatore mondiale di grano, sta comprando a man bassa per incrementare le scorte, seguito a ruota da alcuni altri grandi acquirenti, come l’Algeria. Il Brasile e la Turchia hanno ridotto o cancellato i dazi sulle importazioni di cereali e soia. La stessa Russia, con il rublo di nuovo in caduta libera, sta valutando di reintrodurre limiti alle esportazioni di grano, come aveva già fatto la primavera scorsa, per non rischiare carenze sul mercato domestico: la sola ipotesi peraltro contribuisce a sostenere le quotazioni sul mercato» [ibid].

La Cina sta aumentando le importazioni di cereali al punto che a fine stagione avrà nei suoi silos la metà delle scorte mondiali [ibid]

I nuovi governanti

Due giorni  fa, a pochi minuti di distanza uno dall’altro, hanno presentato i dati del trimestre 4 nomi di prima grandezza del listino, più Twitter: soggetti che messi insieme valgono 5.500 miliardi di dollari.

Alphabet ha sbriciolato le aspettative, con un incremento dei ricavi del 14% a 46,2 miliardi di dollari, in ripresa dal -2% del secondo trimestre. I ricavi da pubblicità sono saliti dell’8%.
Anche per effetto di un modestissimo aumento dei costi (+5%), l’utile per azione è salito a 16,4 dollari (attesa 11,8 dollari).Nel dopo borsa il titolo è salito del 10%.

Facebook non ha risentito della perdita di alcuni inserzionisti di peso, avvenuta nel corso di quest’estate, registrando nel terzo trimestre, ricavi per 21,5 miliardi di dollari, +21%, in accelerazione dal +11% del secondo trimestre. Gli utenti attivi su base giornaliera sono saliti del 12% a 1,82 miliardi. I dati sono complessivamente sopra le stime degli analisti, ma nel dopo borsa il titolo si è mosso poco, avendo chiuso in rialzo del 5% la seduta.

Amazon ha presentato numeri record ed ha avvertito che nel quarto trimestre ci sarà un boom di acquisti sul suo sito, per cui è meglio prenotare subito i regali di Natale. Ma le indicazioni sui profitti, da sempre uno dei problemi della società, sono stati deludente: nell’ultima parte dell’anno, l’utile operativo è stimato tra 1 miliardo e 4,5 miliardi: il consensus era sopra cinque miliardi.Nel trimestre passato l’utile è stato pari a 6,3 miliardi di dollari, il doppio di quello di un anno prima, su ricavi per 96 miliardi, ben oltre le attese.
Il titolo ha perso il 2% nel dopoborsa.

Apple. La corsa agli acquisti di Mac e di iPad per attrezzarsi al lavoro da casa, ha permesso alla società di salvare un trimestre scarico per quanto riguarda gli iPhone. I ricavi totali sono stati pari a 64,7 miliardi di dollari, circa un miliardo sopra il consensus. Per i Mac (+29% a 9 miliardi) è stato il miglior trimestre della storia. Ma insieme a questi, c’è il crollo delle vendite in un’area cruciale che comincia a non guardare più con venerazione ai suoi prodotti, la Cina: -29% a 8 miliardi. I ricavi da iPhone, condizionati da alcun ritardi nella messa in commercio, sono scesi del 21% a 26,4 miliardi. Il titolo ha perso il 4% nel dopoborsa.

Twitter ha battuto le attese per quanto riguarda i ricavi (+14% a 0,77 miliardi) ma l’incremento degli utenti giornalieri attivi è stata molto sotto le attese. Il titolo è crollato nel dopoborsa (-15%).

Il disastro di Rigopiano in un minuto e mezzo

La valanga all’origine della tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017, costata la vita a 29 persone, si è staccata dal Monte Siella alle ore 16:41:59, è entrata in un canyon e alle 16:43:20 ha colpito l’hotel alla velocità di circa 100 chilometri orari. Tutto è avvenuto in un minuto e mezzo. La ricostruzione è stata fatta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dal Politecnico di Torino, dall’Istituto svizzero Wsl e dall’Università di Monaco. È stata pubblicata su Scientific Reports.

La polizia inglese potrà interrompere i cenoni di Natale

«La tragicomica vignetta del Times dice tutto: poliziotti sul tetto di una casa privata che, come Babbo Natale, si preparano a entrare scendendo dal camino. Uno ha la pettorina catarifrangente “Rule of Six Squad”, ossia “Unità per il rispetto della regola del sei”, per cui in gran parte del Regno Unito non ci si può assembrare in più di sei persone, nell’ambito delle restrizioni contro il coronavirus. In basso alla vignetta di Peter Brookes, la didascalia: “Natale 2020”. Già, perché hanno detto più o meno questo il ministro degli Alloggi  Robert Jenrick, e il commissario delle West Midlands (centro Inghilterra) David Jamieson: “I poliziotti avranno il potere di entrare in casa qualora ci siano sospetti su assembramenti superiori a sei e, nell’eventualità, anche interrompere il cenone di Natale”» [Rep].

Il lockdown a Natale costerebbe 25 miliardi

Il rapporto Il valore sociale dei consumi di Censis-Confimprese sostiene che un eventuale lockdown nel periodo di Natale brucerebbe 25 miliardi di spesa delle famiglie. A fine anno, a causa della seconda ondata di restrizioni appena imposte, si stima un crollo dei consumi per un valore di 229 miliardi di euro (-19,5% in termini reali in un anno), a cui sarebbe associato un taglio potenziale di cinque milioni di posti di lavoro

Pranzi
La chiusura dei ristoranti alle 18, un paio di secoli fa, non avrebbe creato i problemi di oggi. «Nel Settecento e nell’Ottocento era normale che il pranzo si facesse alle tre di pomeriggio o persino alle quattro. Manzoni, se non ricordo male, pranzava alle cinque. Naturalmente, il pasto alle tre o alle quattro di pomeriggio è per i nulla facenti, per chi si alza tardi. In origine i gentiluomini inglesi facevano il breakfast, si chiamava così perché rompeva il digiuno. Si svegliavano alle sei, lavoravano mezza mattina e alle undici facevano il breakfast. Se tornassimo agli orari del Settecento, con i nobili che pranzavano nel pomeriggio e facevano un unico pasto principale, il nostro governo sarebbe felice. Il problema è che quel pasto era molto abbondante, durava un sacco e segnava la fine della giornata. E così è stato fino a cento anni fa. Fino alla prima guerra mondiale, il pranzo era un pasto di incredibile abbondanza. In una normale casa borghese, dove bastava che a tavola ci fossero i padroni di casa, si mangiavano minestre, primi, un piatto di carne e un piatto di pesce, formaggi. Mangiavano enormemente più di noi, anche perché appunto il pasto era uno solo. Naturalmente il pranzo durava due ore e non si tornava al lavoro. Un ricco mercante, un commerciante, un imprenditore o un uomo d’affari lavorava al mattino e chiudeva la giornata di lavoro con il pranzo. Poi si andava a teatro o a giocare a carte. A un certo punto gli uomini d’affari hanno avuto bisogno di più tempo per stare in ufficio e gli orari dei pasti si sono spostati» [Alessandro Barbero a Davide Allegranti, Foglio].

Kourakin
Mangiamo prima il primo, poi il secondo, quindi la frutta e il dolce per via del principe russo Kourakin, ambasciatore dello zar presso Napoleone, che nel 1810 mise a sedere gli ospiti della sua casa di Clichy a una tavola di piatti vuoti. Fino a quel momento si pranzava come nei buffet di oggi: tanti cibi messi sul tavolo e ogni commensale pigliava quello che era di suo gusto. A Clichy Kouraki mostrò che si poteva fare diversamente e introdusse il sistema in vigore ancora oggi, dei piatti portati in tavola uno per volt, detto perciò “alla russa”, mentre quel modo antico era detto “alla francese”.
Necessità, col nuovo sistema, di realizzare i menu.

Marinetti
Marinetti contro «l’assurda religione gastronomica italiana» (cioè, soprattutto, il mito della pastasciutta) per impedire che «l’Italiano diventi cubico massiccio impiombato da una compattezza opaca e cieca».

Belli
«“Figurati tre giorni addietro la Sig.a Nanna non trovò un uovo per tutto Veroli, onde darmelo la sera. Per farmi un poco d’insalata cotta, bisogna ordinare la cicoria un giorno avanti. La carne di macello si deve comperare quando c’è, e poi metterla in grotta”. È una lettera che Giuseppe Gioachino Belli scrisse il 30 giugno 1831 da Veroli, in Ciociaria, alla moglie rimasta a Roma, e che io leggo nel monumentale Epistolario 1814-1837 eroicamente pubblicato da Quodlibet. Era molto naturale il Lazio pontificio, molto sostenibile e green, senza plastica e senza sprechi, e di certo nessun verolano contribuiva al cambiamento climatico. L’ecosistema ciociaro dell’Ottocento era talmente perfetto che pure un borghese come il Belli, in grado di pagare, non aveva abbastanza da mangiare. Dunque si leggano i grandi letterati del passato non solo per il piacere della lettura, anche per convincersi di quanto fosse miserabile la vita pre-industriale (e di quanto sia necessario apporre sul culo di chi voglia importi di ridurre l’impronta ecologica un’impronta calzaturiera)» [Foglio].

Culatello
«Se non riusciamo a fare un piatto che sia più buono di una fetta di culatello stagionato, allora cosa ci stiamo a fare?» [ Sole].

America
I padri fondatori si illudevano che sarebbe stato possibile amministrare il paese con i piccoli consigli dei villaggi, poi la guerra contro Giorgio III li convinse che ci voleva un governo centrale. Così nacquero i partiti, ma all’inizio veniva detto “Repubblicano” il partito centralista e “Federalista” quello delle autonomie locali. Solo più tardi (1828) il partito centralista cambiò nome e da “Repubblicano” divenne “Democratico”, mentre “Repubblicani” divennero i “Federalisti”. La percezione dei democratici come formazione di sinistra è falsa: l’emancipazione e la lotta alla schiavitù furono repubblicane, nel 2010 sedeva ancora in Senato un democratico novantenne (Robert Byrd) che aveva fatto parte del Ku Klux Klan. Fu Roosevelt (peraltro «patrizio, sdegnoso, superbo erede della nobiltà newyorkese») a spostare a sinistra i democratici col programma di investimenti pubblici progettato per battere la crisi del ‘29. Sicché poi Clinton, spostando nuovamente la collocazione del partito, potè chiamarsi «Nuovo democratico» [Vittorio Zucconi L’aquila e il pollo fritto Mondadori].

Buste paga

«Il presidente conta sugli assegni del miliardario dei casinò, Sheldon Adelson e di sua moglie Miriam, fedelissimi repubblicani, che si valuta abbiano un patrimonio di circa 39 miliardi di dollari. Joe Biden dal canto suo ha alle spalle Michael Bloomberg, l’ex sindaco di New York e lui stesso ex candidato alla presidenza, che dall’alto di una fortuna di oltre 56 miliardi di dollari si è buttato a capofitto nella battaglia contro Trump e il trumpismo. Nel corso di questa campagna gli Adelson hanno già sborsato 180 milioni di dollari per aiutare il partito repubblicano, e ultimamente hanno staccato un altro assegno di 75 milioni di dollari per Trump, inaugurando con questa cifra il nuovo super Pac, Preserve America (Proteggi l’America). Solo il fondatore della catena di grandi magazzini Home Depot, Bernie Marcus compete vagamente con Adelson per generosità verso il presidente. Tutti gli altri finanziatori di grosso peso specifico sono in genere nel settore dell’energia, ma raramente superano i due o tre milioni di dollari di donazione.Lo sfidante democratico attrae invece finanziamenti dal settore tecnologico, ma il più generoso è stato sicuramente Bloomberg, che ha cominciato lo scorso febbraio con un regalo di 18 milioni di dollari per il partito democratico e ha poi dedicato l’incredibile cifra di 100 milioni di dollari per cercare di portare la Florida nel campo di Biden. Ultimamente, il magnate dell’informazione ha sborsato altri 15 milioni di dollari per finanziare una serie di spot tv pro-Biden in Ohio e in Texas, attraverso il super Pac Independence USA. Al suo fianco c’è un altro miliardario, il produttore cinematografico israelo-americano Haim Saban, anche lui donatore molto generoso» [Mess].

Trump
Trump guarda la televisione anche per sette ore al giorno, soprattutto Fox News – rete trumpiana – ma anche gli altri canali. «Aveva attrezzato la sua residenza al piano superiore con diverse televisioni e registratori digitali, e indugiava lassù al mattino, lontano dalla vista delle talpe che lavoravano per lui al piano di sotto. Di solito guardava programmi come Fox & Friends con un po’ di ritardo, il che gli permetteva di saltare le pubblicità. Faceva zapping da Fox Business a Newsmax alle emittenti in chiaro. Nonostante il suo odio dichiarato per CNN e MSNBC, teneva d’occhio da vicino anche quei canali […] I registratori erano una parte fondamentale del suo equipaggiamento televisivo. Aveva il DirecTV Genie HD DVR, un sistema per tutta la casa che registrava diversi canali allo stesso tempo e permetteva agli utenti di guardare quelle registrazioni da qualsiasi schermo dell’abitazione. Una tecnologia veramente straordinaria per un teledipendente. Con Genie, poteva fare zapping tra ore di programmazione di Fox nella sua residenza, premere pausa, scendere al piano di sotto nello Studio Ovale, e riprendere a guardare da dove aveva lasciato. Quando si trasferì, fece installare una TV da sessanta pollici sopra un caminetto nella sua sala da pranzo privata nell’Ala Ovest, a pochi passi dallo Studio Ovale. È lì che di solito si aggiornava sui notiziari via cavo durante la giornata lavorativa prima di ritirarsi al piano di sopra, la sera. Obama teneva solo una piccola TV nella sala da pranzo, di solito sintonizzata su ESPN, come raccontava lo stesso Trump ai visitatori deridendo le dimensioni dello schermo del suo predecessore e indicando il suo ricambio» [Brian Stelter a Francesco Costa, IlPost].

Buste paga 2)

«Eni e Saipem navigano nella burrasca del petrolio, ieri tornato sotto i 40 dollari con un crollo del 5% per il Brent, sul previsto nuovo crollo della domanda in seguito alle chiusure di attività in Europa. Il Cane a sei zampe ha diffuso una terza trimestrale oltre le attese degli operatori, comunque chiusa con perdita netta “rettificata” (da magazzino e componenti extra) di 153 milioni, che portano a 808 milioni il rosso da gennaio. L’ingegneristica Saipem, deconsolidata anni fa ma di cui Eni mantiene un 30%, perde rettificati 78 milioni nel trimestre, e 210 nei nove mesi. Contando le svalutazioni di attività e scorte, i due gruppi da gennaio perdono 8,9 miliardi in totale. Le loro azioni, ieri, hanno perso meno dei parametri di riferimento (oltre al Brent, l’indice Euro Stoxx idrocarburi, giù del 3,44%): meno 3,5% Eni, +1,1% Saipem. “In tre mesi in cui si è visto il calo di circa il 30% dei prezzi di petrolio e gas, e del 90% dei margini di raffinazione, abbiamo avuto ottimi risultati, e un utile operativo di 0,52 miliardi che è il doppio rispetto alle attese medie del mercato – dice l’ad Claudio Descalzi – . Sono ancor più contento per il fatto che i dati, che mostrano la crescente resilienza di Eni rispetto agli idrocarburi, sono frutto del lavoro avviato a febbraio, e impostato in questi mesi in cui la nostra squadra ha lavorato corta e compatta, in un contesto provato dal Covid, spesso in smart working”. I risultati contabili “sono penalizzati dall’effetto combinato della recessione economica causata dal Covid- 19 che ha ridotto la domanda energetica e dall’eccesso di offerta di petrolio, gas e prodotti”, riporta una nota dell’Eni, che nei nove mesi ha svalutato attività per 2,75 miliardi, scorte per 1,4 miliardi, compartecipate per 1,32 miliardi, partite fiscali per 0,8 miliardi» [Rep].

«I conti trimestrali di Fca sono molto meglio delle previsioni, tanto che la società ha ripristinato i target (Ebit adjusted fra 3 e 3,5 miliardi) che erano stati ritirati con l’arrivo del virus. Il margine del gruppo italo americano è stato nel trimestre dell’8,8% con un Ebit a 2,3 miliardi e un utile netto a 1,2 miliardi (+773%). Le consegne di veicoli sono scese del 3% mentre i ricavi hanno subito una contrazione del 6% (a 25,8 miliardi). Le attività americane floride consentono di coprire abbondantemente la perdite delle altre region e ancora una volta testimoniano il notevole valore di Fca. In Nord America il margine ha raggiunto la quota record del 13,8%, con ricavi a 18,5 miliardi e l’Ebit adjusted a oltre 2,5 miliardi. In attivo anche il Sudamerica nonostante i picchi della pandemia in Brasile. Il cash flow industriale è stato 6,7 miliardi, mentre la liquidità ha superato 27 miliardi» [Mess].

«Quando ebbi l’incarico di direttore principale della Filarmonica di Los Angeles, nel 1962, ritrovai tra i leggii molti che avevano lavorato in Europa con Furtwängler, Nikisch, Klemperer, Bruno Walter. Erano lo specchio di quella grande scuola, io avevo 26 anni. Una mecenate, moglie del proprietario del Los Angeles Times, patrocinò la costruzione di una nuova sala da concerti: fu un’inaugurazione spettacolare, con Jascha Heifetz, che aveva allora quasi smesso di suonare, e tuttavia accettò di eseguire il Concerto di Beethoven. Tutti scrissero entusiasti della modernità del luogo, carichi di aspettative. Ma non ero soddisfatto della qualità degli strumenti, non di liuteria. Arrivò per destino una donazione: una ricca signora – che generosamente volle restare anonima – ci lasciava per testamento centomila dollari, per cinque anni. Una fortuna. Con la “spalla” della Los Angeles volai in Europa, ben deciso a procurarmi un bottino di Montagnana e Guadagnini. Trovai persino uno Stradivari, che era stato di Kreisler! E tutti costavano incredibilmente poco, rispetto alle quotazioni milionarie di oggi. Ricordo esattamente tutti i prezzi: lo Stradivari a Stoccarda, per 25mila dollari, il violoncello a Losanna, sempre Stradivari, molto raro, per 50mila… Dovevo dirigere un concerto, con Fournier solista in Schumann, il quale accettò ben felice di provarlo. Heifetz era contrario: non si danno gli strumenti di valore agli orchestrali, diceva. Sono come bambini, li rovinano. Io andavo avanti. Trovai una viola Gasparo da Salò per 15mila dollari, un violino Montagnana per 10mila. Così la mia orchestra aveva un nuovo suono. E quegli strumenti sono rimasti, suonati ancora oggi e in dotazione per le generazioni future» [Zubin Mehta, Sole].

In Italia, dal 1991 al 31 dicembre 2019, i casi di errore giudiziario sono stati 28.893. Ingiuste detenzioni e assoluzioni a seguito di un processo di revisione sono costate allo Stato 823.691.326 euro, circa 28 milioni e 400mila euro ogni dodici mesi [Mess].

I mercenari siriani assoldati dalla Russia guadagnano 1.000 dollari al mese se sono sorveglianti, 3.000 se vanno a combattere. Il bonus alle famiglie per i caduti è di 5.000 dollari. Ogni tre mesi di lavoro hanno un mese di ferie pagate [Scuto, Fatto].
Numero di siriani che si sono già registrati per diventare mercenari all’Ufficio per il Lavoro aperto dall’esercito russo: più di 45mila [ibid.].

«Riassetto di mattoni in casa Montezemolo. Qualche giorno fa, infatti, Francesco Saverio Grazioli, presidente della Fisvi controllata dal Withers Trust della famiglia dell’ex presidente di Alitalia e Italo, ha depositato un progetto di scissione parziale della società a favore della newco interamente controllata e denominata Fisvi Re, che avrà un capitale di 10 mila euro. La nuova società si vedrà apportare un totale di attivo di circa 12 milioni di euro che comprende per larga parte le due importanti proprietà immobiliari italiane di Montezemolo: la villa ad Anacapri con annesso vigneto per un valore patrimoniale di 8,7 milioni e lo stabile in via Mangili a Roma di 10 stanze (valore 2,2 milioni) con la rimessa. Tra i beni conferiti da Fisvi alla newco ci sono anche un pulmino Subaru, un cellulare, un Aprilia Scarabeo 125 e una Vespa 150. Il patrimonio netto di Fisvi Re sarà di 11,8 milioni costituito per 5,2 milioni da versamento soci e per i restanti 6,7 milioni da riserve di utili. Scorporati gli immobili nell’apposito veicolo, in Fisvi resteranno le altre partecipazioni tra le quali lo 0,50% della biotech Genextra, l’1% di Cisfi, il 100% di Fisvi Charter e il 50,01% di Fisvi Tre» [ItaliaOggi].

Becker, indebitatissimo, è accusato ventotto volte davanti alla corte londinese di Southwark di aver nascosto parecchie sue proprietà che, se vendute, potrebbero aiutarlo a saldare il dovuto. Però Becker non vuole privarsene. Il patrimonio che si presume occultato comprende: «la coppa di Wimbledon ‘85, il trofeo cui Becker è più legato, quella del 1989, i due trofei dell’Australian Open 1991 e 1996, due President’s Cup (‘85 e ‘89), le medaglie per i trionfi in Coppa Davis con la Germania (‘88 e ‘89) e l’oro olimpico vinto in doppio insieme a Michael Stich ai Giochi di Barcellona ‘92. La corte di Southwark, inoltre, insegue i versamenti che Becker avrebbe fatto alle due ex mogli, Barbara e Sharlely, per risalire al tracciamento di ingenti somme di denaro (44.372 euro alla prima, 105.000 alla seconda) che sarebbero servite per appianare i suoi debiti con il fisco inglese. […] Nel passato il tedesco era già finito nei guai con la giustizia spagnola per i lavori di ristrutturazione della mega villa di Maiorca e con quella svizzera per non aver mai pagato il pastore che nel 2009 aveva celebrato il matrimonio con la modella olandese Sharlely Kerssenberg, dalla quale ha avuto un figlio, Amadeus, che si aggiunge ai due avuti dalla prima compagna, Barbara Feltus, Noah e Elias, e ad Anna, la figlia concepita con Angela Ermakova durante un fugace incontro nel bagno di un sushi bar di Londra, nel periodo in cui Becker era in crisi con la prima moglie». Alla prossima udienza (settembre 2021), l’ex campione potrebbe finire in carcere [CdS].

«Con un volume di affari annuo di 3,1 miliardi di euro (circa lo 0,2% del Pil italiano), il comparto spettacolo occupa stabilmente 142.000 lavoratori. Il lockdown di primavera ha lasciato cicatrici profonde: i biglietti staccati nel 2020 rispetto al 2019 sono stati il 75 per cento in meno; il 20 per cento dei 1.218 cinema italiani non ha ancora riaperto; la perdita di incasso per i gestori delle sale è stata di 123 milioni di euro» [Rep].

Nei Paesi Bassi i dipendenti pubblici che hanno lavorato da casa riceveranno quest’anno un bonus di 363 euro. È una forma di compensazione per le maggiori spese domestiche che hanno dovuto affrontare durante la pandemia [IlPost].

I 40mila bambini costretti a lavorare nelle miniere di cobalto del Congo guadagnano 2 euro al giorno [Attanasio, Domani]

La nuova villa a Beverly Hills di Lebron James, campione della Nba, costa 36,8 milioni di dollari, ha una supericie di 845 metri quadrati, quattro suite, otto bagni, un cinema, una biblioteca, una sala trofei, sette camini, un numero imprecisato di fontane nel giardino, una dépendance per gli ospiti una statua di Buddha d’oro. Costruita nel 1930, vecchi proprietari: l’attore Charles Boyer, Howard Hughes che la lasciò a Audrey Hepburn, William J. Bell e Lee Phillip, i creatori di Beautiful [Mess].

«Ero andata al supermercato e ho visto una signora fare i conti con la calcolatrice del telefonino. Aveva preso i corn flakes, immagino per i suoi ragazzi, e poi – dopo aver fatto l’addizione – li ha riposti sullo scaffale. Guardare quella scena, a cui non ero abituata, è stato uno choc» [Sveva Casati Modignani a Antonello Caporale, Fatto].

Gucci, cioè Alessandro Michele, vende collant strappati a 149 euro. La scorta messa sul mercato sarebbe già andata esaurita. Il significato dell’operazione non è chiaro. Le Figaro ha ricordato che collant strappati, o bucati, furono già offerti in passato (Hedi Slimane per Saint-Laurent nel 2015, Alexander Wang nel 2008) [Huffington].

Clamorosi
Un britannico su tre  cambia le lenzuola e le coperte del letto solo una volta l’anno.  Uno su dieci lava le mutande solo dopo averle indossate almeno dieci volte, percentuale che scende al 3% tra le donne [Fatto].

La Svizzera, nei guai per la pandemia, lascerà ufficialmente al loro destino, senza accoglierli nei reparti di terapia intensiva, gli ultra 85enni, gli ultra 75enni affetti da cirrosi epatica o da insufficienza renale cronica stadio III o da insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e con sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi. Saranno inoltre esclusi i pazienti di qualunque età che abbiano sofferto di ricorrenti arresti cardiocircolatori o abbiano, causa cancro, un’aspettativa di vita inferiore ai dodici mesi o soffrano di demenza grave o di insufficienza cardiaca di classe NYHA IV o di malattia degenerativa allo stadio finale [Sta]

«È salito a 21 il numero dei positivi alla Scala, tra i quali un corista ricoverato in ospedale. Per questo, ieri, il sovrintendente Dominique Meyer ha convocato una riunione della commissione protocolli, che alla Scala sono rigidissimi. Non a caso stiamo parlando di un ricoverato su circa mille dipendenti, lo 0,1 per cento. Nel caso di coro e fiati, gli unici che non possono tenere la mascherina sul palco durante lo spettacolo, “qualcosa è andato storto”, ha affermato Giuliano Rizzardini, responsabile del dipartimento Malattie Infettive del Sacco, che collabora con la Scala. Ma da qui a sostenere che la prima del 7 dicembre va verso la cancellazione ne passa. Anzi, l’intenzione che trapela va in direzione opposta. Si cercherà di fare la prima ad ogni costo; mal che vada almeno per la televisione» [CdS]

Il bulldog Roscoe, costretto dal suo padrone Lewis Hamilton a una dieta vegana, per esempio biscotti secchi, stufato di lenticchie, tofu, alle polpette di riso e verdure, ecc. [Mess].
Secondo il capo dei veterinari italiani Marco Melosi, mentre il gatto è un carnivoro stretto, il cane è un carnivoro facoltativo.

Un nuovo studio, pubblicato su Pnas, ha analizzato 29.400 specie di vertebrati terrestri, aggiornando le stime di popolazioni e individui. Secondo i ricercatori 515 specie di vertebrati ha meno di 1.000 esemplari in vita. La metà di queste specie ha meno di 250 individui rimasti. Negli ultimi 100 anni sono già scomparse 400 specie di vertebrati [Medusa]

Noi
«La nostra società, nonostante sacche di povertà e di malessere, somiglia ormai più a un luna park che a una fabbrica. Novantacinque genitori su cento mai avrebbero osato dire ai propri figli che sarebbe stato meglio, per un’estate, rinunciare ai divertimenti di massa e passare ad occupazioni meno pericolose o più utili, ad esempio vedere pochi amici, fare sport all’aperto, recuperare il tempo di studio perduto durante il lockdown. Ma anche a noi, che adolescenti non siamo più, sarebbe risultato molto doloroso non essere liberi di passare le vacanze all’estero, o dover osservare scrupolosamente le regole di prudenza, a partire dall’uso della mascherina e dal rispetto del distanziamento. Insomma, la maggior parte degli italiani ha pensato e pensa di aver fatto già sufficienti rinunce nel lockdown di marzo-aprile, e che non sia proprio il caso di farne altre. Una società che ha perso la capacità di affrontare sacrifici per il bene comune è semplicemente una società in decadenza, anche se preferisce descriversi in registri più indulgenti» [Mess].

Massoneria
La Gran Loggia sarebbe molto contenta di quello che dice e fa papa Francesco, il quale con le sue uscite avrebbe di fatto accolto i fondamenti del pensiero massonico. Il curriculum delle due donne protagoniste degli ultimi scandali vaticani lo confermerebbe: la Marogna “consigliata” da Carboni, Pazienza e finanche dal massone democratico Magaldi; la Chaouqui legata alla potente contessa Pinto Olori del Poggio e al faccendiere Bisignani. Esisterebbero – ossimoro storico – i cattomassonici [D’Esposito, Fatto].

Patologie
Secondo uno studio del servizio di Epidemiologia dell’Iss, condotto sulle cartelle cliniche di 4.400 pazienti ufficialmente morti di Covid, soltanto in 160 casi i morti sono davvero morti solo di Covid. In 599 casi i pazienti presentavano una patologia pregressa, in 874 due patologie e in 2.767 tre o più patologie [Sta]

Perché non si può far ricorso ai bus privati

Massimiliano Fedriga, presidente leghista del Friuli, ha intaccato in qualche modo la linea Salvini, che ha sempre criticato il governo per non aver rinforzato il trasporto pubblico mediante accordi con i bus privati.

«Uno dei nodi dell’emergenza è rappresentato dall’affollamento dei mezzi pubblici. Per i trasporti, ha detto Conte, gli enti locali hanno avuto 300 milioni ma ne hanno spesi 120. Gli altri dove sono finiti?

Non si possono utilizzare per ragioni oggettive: i privati con cui abbiamo fatto convenzioni per le tratte extraurbane hanno mezzi per uso turistico che non si addicono alle corse e alle fermate nei grandi centri, dove c’è il vero problema del sovraffollamento. E non possiamo pensare di acquistare o far realizzare tutti i bus che servono in tempi stretti. Ma c’è un altro problema».
Quale?
«La norma prevede che le risorse possono essere utilizzate solo se nel periodo ante-Covid i passeggeri superavano l’80 per cento della capienza dei mezzi. Servono altre soluzioni: il problema non si risolve se non si diminuisce l’utenza nelle ore di punta. Quando noi governatori parliamo di didattica a distanza, non lo facciamo per capriccio…». [Rep].

Kokoschka

Nella Vienna del primo decennio del Novecento, dove Freud e Reich si avviavano a elaborare le teorie della psicoanalisi, il giovane artista Oskar Kokoschka abbandonò il ritratto come immagine pubblica e ufficiale del personaggio e ne fece uno strumento con cui sondare la psiche, alla ricerca di ciò che non si vede, del lato nascosto e problematico della personalità.

Ernst Gombrich, nei suoi studi sulla percezione visiva, ricorda che Oskar Kokoschka aveva una tale capacità di empatia da assumere inconsciamente le stesse contratture nervose del modello che stava ritraendo. Il pittore sosteneva di avere poteri da veggente, ereditati dalla nonna materna. Di riuscire a intravedere il futuro delle persone, un dolore, una sconfitta.
Di riconoscere, intorno al loro corpo, l’aura di cui parlava il teosofo Rudolf Steiner: un campo d’energia che irradierebbe da ogni essere vivente con colori tanto più luminosi quanto più il soggetto è sano, o tanto più grigi e sporchi quanto più è malato e nevrotico. Steiner sosteneva che l’aura si poteva vedere allenando quello che induisti e buddisti chiamavano da sempre il “terzo occhio”.Kokoschka dipinse l’aura nei suoi primi ritratti, poi l’alone finì per coincidere con l’intero fondo del quadro. Per indicare la sua capacità di attraversare l’involucro del corpo e leggerne le tensioni interiori, si ricorreva spesso alla metafora radiologica. Loos disse che il suo amico aveva negli occhi i raggi X. La scoperta di  Röntgen, avvenuta nel 1895, aveva eccitato gli artisti sulla possibilità dell’attraversamento visivo dei corpi.
Oskar sosteneva che la sua doppia vista gli faceva guardare in profondità l’anima delle persone. Che quando faceva un ritratto riportava alla luce la vera natura del soggetto, sepolta sotto le convenzioni.

Scontri
La volta che, era la primavera del 1991, Sacchi entrò nello spogliatoio mentre Van Basten era sotto le mani del massaggiatore. L’allenatore iniziò a discutere della posizione, degli errori tattici, dei movimenti sbagliati finché Van Basten sbottò: «Mister, voglio che sia chiara una cosa. Tu continui a dire che siamo vincenti proprio perché abbiamo lavorato con te, io invece vorrei metterla diversamente. Non abbiamo vinto tutti quei premi perché ci sei stato tu, ma nonostante ci fossi tu». Sacchi uscì in silenzio, andò da Silvio Berlusconi e gli disse: «O Van Basten o me». Fu così che Berlusconi scelse Fabio Capello [Marco Van Basten con Edwin Schoon Fragile. La mia storia Mondadori].

Lufthansa potrebbe tagliare 30 mila dipendenti
La più grande compagnia aere d’Europa, Lufthansa, potrebbe licenziare trentamila dipendenti a causa delle restrizioni di viaggio imposte dalla pandemia. «Siamo determinati a mantenere almeno 100.000 dei 130.000 posti di lavoro del gruppo», ha scritto il ceo di Lufthansa Carsten Spohr in una lettera inviata al personale, in cui legge anche: «Dopo un’estate che ci ha dato speranza, ora sentiamo che gli effetti sulla nostra attività equivalgono a un confinamento».

Responsabilità

«Imputare al Cts responsabilità di una situazione figlia delle sofferenze imposte al sistema sanitario italiano nei decenni passati è, non solo scorretto, ma direi disonesto. Dov’erano questi esperti di gestione delle emergenze dell’ultima ora, quando venivano tagliati ospedali pubblici e letti di terapia intensiva, quando la politica penalizzava il sistema di sanità pubblica? Non ricordo le voci di questi nuovi urlatori di professione alzarsi forti per denunciare i tagli» [Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, a Fiorenza Sarzanini, CdS. Miozzo giudica la situazione italiana attuale in «rapidissimo peggioramento»].

Ubicazioni

Gran parte dei tamponi effettuati in Lombardia vengono analizzati a Casalnuovo, nel napoletano. Il perché lo spiega un medico della provincia di Varese: «Non hanno voluto comprare macchine per processare i tamponi negli ospedali perché dicevano che sarebbe stato troppo costoso». I tamponi vengono ritirati ogni giorno alle 15 in Centrale dalla Ames che li porta in Campania nel suo laboratorio principale. «Laboratorio recentemente perquisito dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta della Procura partenopea sulla gestione degli appalti affidati dalla Regione Campania durante la pandemia. Antonio Fico, il direttore della Ames, è indagato per concorso in turbativa d’asta insieme ad Antonio Limone, direttore dell’Istituto zooprofilattico di Portici, una delle strutture a cui Vincenzo De Luca ha affidato l’analisi dei tamponi effettuati in regione» [Fatto]

Detenuti

«Sono già 150 i detenuti trovati positivi al virus in 41 istituti, 71 solo a San Vittore a Milano, 55 a Terni, altri 12 a Benevento. Anche 200 operatori di Polizia penitenziaria risultano contagiati, tre sono ricoverati, il resto in quarantena a casa. Nell’ultima riunione del Consiglio dei ministri, due giorni fa, sono stati presi provvedimenti per limitare la diffusione del contagio anche nei penitenziari. A beneficiarne saranno circa 2 mila detenuti attualmente in semilibertà che la sera potranno dormire a casa senza rientrare in cella e almeno 3 mila detenuti comuni: in tutto, 5 mila persone, poco meno del 10 per cento della popolazione carceraria (54.815 detenuti). Il Guardasigilli, Alfonso Bonafede (M5S), con un post su Facebook ieri ha tenuto a sottolineare che le norme in questione non si applicheranno ai condannati per mafia, terrorismo, corruzione, voto di scambio, violenza sessuale, maltrattamenti in famiglia, stalking. E saranno precluse anche a chi ha partecipato alle rivolte nelle carceri, a chi ha subìto un procedimento disciplinare nell’ultimo anno e infine a chi, dopo l’entrata in vigore del decreto, sarà oggetto di nuove contestazioni per disordini, rivolte, sommosse» [CdS].

Edicole
di Giampiero Mughini

Il Foglio

Pochi giorni fa sono stato a Pietrasanta per motivi di lavoro. Al ritorno io e Michela siamo partiti presto, a imboccare l’autostrada. Dove è divenuto impossibile fare la cerimonia del mattino per me consueta, ossia l’acquisto dei giornali di carta. Un tempo li trovavi questi giornali nelle stazioni di passaggio lungo l’autostrada. Oggi nisba. Per fortuna siamo arrivati a Roma poco dopo le 13 e quindi era sostenibile la speranza di trovare un’edicola aperta. E difatti dopo un bel po’ ne abbiamo trovata una. Sono sceso dall’auto, ho chiesto i due quotidiani che compro il lunedì (tutti gli altri giorni ne compro cinque), ho pagato. L’edicolante era una ragazza, che non era italiana. Gli italiani disdegnano il lavoro da edicolanti, un lavoro massacrante e che nella gran parte dei casi oggi rende poco o pochissimo.
Qualche giorno fa nella buca delle lettere mi sono arrivate le bozze di un libro di Alessandro Gian Maria Ferri, un edicolante romano entusiasta del suo mestiere di cui conosce come pochi e le difficoltà e le valenze. A cominciare dal fatto che l’esistenza delle edicole è talmente indispensabile al bene comune che durante il lockdown sono rimaste costantemente aperte. Le difficoltà? Immani, se si pensa che l’intero monte edicole di quindici/venti anni fa poteva spartirsi il lucro derivante dalla vendita giornaliera di 6 milioni di copie di quotidiani e che oggi quelle copie si sono ridotte a un milione e mezzo, e vanno a scendere. Tanto che negli ultimi 15 anni le edicole italiane sono passate da 42mila a 26mila. Una via crucis che sta peggiorando negli ultimissimi anni. Nel 2019, scrive Gian Maria Ferri, hanno chiuso 4 edicole al giorno. Sei su dieci delle edicole che sopravvivono realizzano utili inferiori a diecimila euro annui e dunque sono a rischio chiusura.
Una larga parte della popolazione italiana andrà trovandosi senza edicole a portata di mano, cioè raggiungibili a piedi. Ancora ancora nelle grandi città o in quartieri come il mio (Porta Portese a Roma), dove di edicole che hanno chiuso ce ne sono state eccome, ma altre ne restano aperte. A 200-300 metri da casa mia c’è Monica la quale ogni santo giorno che Dio manda in terra si alza alle cinque, arriva all’edicola alle sei, mette in ordine giornali e riviste che le arrivano dai vari distributori e già prima delle sette è pronta a darti il giornale o la rivista che vuoi e così fino alle quattordici, quando va a godersi il meritato riposo. Monica è efficientissima. Se esce un numero particolarmente appetitoso di Linus, Rolling Stone o del Vinili di Francesco Coniglio, io la chiamo sul cellulare e le dico di mettermelo da parte. Monica chiudesse, io per prima cosa mi metterei le mani nei capelli dalla disperazione e poi mi adeguerei ad andare a un’edicola che sta innanzi alla Stazione di Trastevere, dove sono in due o tre a darsi il cambio e rimangono aperti tutto il giorno. Questo in un quartiere vitale di una grande città com’è il mio. Ma se un’edicola chiude in un centro di piccole dimensioni dove non ce n’è un’altra – lo scrive Gian Maria Ferri -, la chiusura «si traduce automaticamente nell’impossibilità per i cittadini di acquistare quotidianamente il giornale», ossia in una perdita culturale secca per il cittadino e in una riduzione del fatturato «per editori che già non se la passano bene». Sì, sì, lo so quello che molti di voi stanno mugugnando a voce neppure troppo bassa. Più o meno questo: «Ma perché costui viene a romperci le balle sul dove comprare i giornali di carta? Noi i giornali ce li abbiamo già alle sei del mattino sui nostri cellulari e sui nostri portatili, e ci troviamo benissimo così e ce ne freghiamo altissimamente delle edicole, aperte o chiuse che siano». Sì, lo so che ragionate così ed è per questo che vi reputo appartenere a una razza a me estranea. Che dico estranea? Remota.
Il fatto è che un’edicola non è come uno sportello delle poste, al quale affidi una raccomandata nell’indifferenza umana la più assoluta. È per sua natura un brandello della tua vita quotidiana. Monica per me non è un’edicolante e basta, è una persona con la quale commento le dieci copertine tutte uguali dei settimanali dedicati a vip e sciacquette televisive oppure l’umore dei miei due cani. Da quando abito nei dintorni di Porta Portese la sua è l’edicola da me prediletta. Prima di lei la gestiva una quarantenne rimasta vedova perché l’edicolante suo marito era stato travolto da un’auto mentre tornava a casa in moto, e io naturalmente sono andato alla messa che ne celebrava il funerale. A Milano, alla stazione di metropolitana adiacente al Quartiere Isola dove Michela aveva comprato una casa, e quello era un tempo in cui per motivi di lavoro andavo a Milano un paio di volte a settimana, c’era un’edicola gestita da un’intera famiglia, padre madre e due figli ventenni, tutti quanto di più affabile e gentile. Adesso non esiste più, nemmeno l’ombra. Rammento vividamente la prima edicola della mia vita, l’edicola catanese di via Umberto del tempo in cui ho cominciato a ruminare la carta dei giornali. Era non esattamente un’edicola ma una stanza sulla strada a pianterreno dietro la quale c’era l’abitazione vera e propria della famigliola che la gestiva. Entravi e ti arrivava alle nari il profumo del sugo che stava sui fornelli. Qualche volta mi offrivano non ricordo più se un arancino o qualcosa del genere. Succedeva spesso che alle dieci, o anche alle dieci e trenta del mattino, i giornali del “settentrione” non fossero ancora arrivati e io ne fremevo. Ci tornavo dopo una mezz’oretta. In un paio di occasioni sono dovuto tornare una seconda volta. Un giornale che aspettavo con particolare ansia era il “Paese Sera” del venerdì, quello cui era allegato il supplemento libri, i quali libri a loro volta arrivavano a Catania 15 o 20 giorni dopo che erano usciti a Milano e a Roma.
E a dire della insostituibilità delle edicole ecco che leggo le anticipazioni del dossier che Linus, lo splendido mensile dovuto alla genialità editoriale di Elisabetta Sgarbi e del maestro Igort, ha dedicato a un personaggio eccezionale non soltanto della musica italiana contemporanea e bensì della musica mondiale contemporanea, il sicilianissimo Franco Battiato che oscilla tra il filosofo Manlio Sgalambro e il compositore tedesco Karlheinz Stockhausen (vinse già nel 1979 il premio a lui intestato). Appena ho avuto sentore di quel gioiellino, che andrò a collocare sullo scaffale dov’è la mia collezione di dischi vintage di Battiato, subito ho telefonato a Monica, la quale mi ha detto quando esattamente il Linus sarebbe arrivato in edicola e dunque quando lo avrei avuto. Una settimana fa. Semmai mi sono stupito che in questa sequenza di ricordi e di immagini prelibate dedicati a Battiato (magnifico il racconto grafico di Massimo Giacon) non ci sia niente che porti la firma del mio amico Giuseppe Pollicelli, recente autore di un pregevole docufilm dedicato a Battiato. Da anni Pollicelli è un predicatore laico della religione “battiatista”, ossia del giudizio pronunziato a voce alta secondo cui il cantautore siciliano è un personaggio monumentale della scena musicale moderna.

Giampiero Mughini

«Nel mese di giugno 2020, la vendita di quotidiani (copie cartacee e copie digitali) è pari a circa 2,1 milioni di copie, in flessione del 25% su base annua. Dai dati emerge anche che nell’intero periodo considerato (giugno 2016 – giugno 2020), le copie giornaliere cartacee complessivamente vendute dai principali editori si sono quasi dimezzate, passando da circa 2,3 a 1,3 milioni di unità. Contestualmente, le copie digitali risultano in netta flessione se consideriamo l’intero periodo (-21% punti percentuali) e in incremento se si considerano i valori di giugno 2019 (+11 punti percentuali)» [Prima].

di Nicola Dario