Il taccuino dello storico

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L’ex Prof e gli alunni

Lorenzo De Cinque, Costanza Vespasiano miei ex alunni del Liceo Musicale e Corrado Sambrotta del Liceo Scientifico (redattori di «Scuola Locale», giornalino on line del mio ex polo liceale “R. Mattioli”) mi hanno fatto omaggio di un bellissimo articolo dedicato

a una mia conversazione tenuta nel contesto del Festival della Scienza. Sono tutti ex alunni dell’odierno quarto anno che mi hanno commosso per l’attenzione dimostratami (Lorenzo e Corrado, redattori culturali, ma Lorenzo autore dell’articolo e Costanza, la provetta fotografa) che voglio condividere con gli amici di FB. Rivolgo loro un ringraziamento dal più profondo del cuore. Posso dire solo una cosa: ragazzi, un abbraccio affettuosissimo dal vostro ex prof.

I codici e l’archivio: dal caos all’ordine

Conferenza tenuta dal prof. Luigi Murolo

Nel pomeriggio del 1 febbraio, l’Archivio Storico Comunale “Casa Rossetti” di Vasto è stato lo scenario di un’interessante conferenza tenuta dal prof. Luigi Murolo, storico e già docente di Filosofia e Storia presso il Polo Liceale “R. Mattioli” di Vasto, dal titolo “I codici e l’archivio”.

Il professore ha esordito affermando la differenza tra una biblioteca e un archivio: entrambi implicano la conservazione di testi scritti ma se la prima presenta contenuti di carattere prettamente “artistico”, il secondo si occupa soprattutto di una preservazione relativa ad attività di ufficio e può essere pubblico o privato.

codici sottintendono la possibilità di mantenere, dentro una raccolta di carte, una serie organizzata di documenti d’ufficio, bolle (documenti della curia vaticana) o diplomi (documenti della curia del re o dell’Impero). La parola “codice” deriva dal latino “codex” che nell’antichità stava ad indicare delle lamine di legno utilizzate per la scrittura. Per quanto riguarda i materiali usati possiamo trovare pergamene, carta bambagina (derivante da stracci) oppure carta normale. Tra i documenti dell’Archivio il più antico pare essere proprio una pergamena del 1389 realizzata con pelle d’agnello conciata sulla quale la scrittura è stesa mediante un inchiostro ferrigno conservatosi nei secoli.

Altra importante differenza da chiarire è sicuramente quella tra il codice e il papiro: il primo è “piatto” e può essere rilegato, il secondo è una fibra che viene conservata come “rotolo”. La più grande biblioteca di papiri si trova in Italia, ad Ercolano. Qui, dopo l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., sono rimasti intatti dei rotoli di papiro, i cui contenuti possono essere riacquisiti solo mediante nuovi macchinari tecnologici a causa della fragilità dei rotoli e si presuppone che questi contengano scritti filosofici, in particolare di Epicuro.

La seconda parte dell’incontro si è concentrata sulla visione di alcuni volumi presenti in archivio:

  • Gli Statuti municipali di Vasto (datati 1500) che trattano vari argomenti: rapporto tra ius comune e ius proprium, res publica cristiana, la consapevolezza di cosa sia un feudo, i confini territoriali di Vasto e addirittura la baiulazione, una catalogazione delle multe in base ai danni prodotti. In questo volume degli Statuti è possibile riscontrare un vero e proprio codice dei segni, le cosiddette “abbreviature” di cui oggi, solamente poche persone conoscono la decifrazione (esempio: qnto = quanto).
  • La Leva Napoleonica, dove sono descritti i meccanismi di arruolamento e un elenco di soldati arruolati a Vasto (gran parte dei quali deceduti nella Battaglia di Beresina).
  • Mercuriali, volumi in cui sono riportati i prezzi dei generi alimentari e in cui troviamo una prima documentazione della ventricina nostrana. Questi, inoltre, ci permettono di capire lo stile di vita delle varie epoche storiche: basti pensare che nel 1769 si attesta una consumazione smodata di caviale poiché a quell’epoca era molto più diffusa la pesca degli storioni rispetto ad oggi.
  • Primi atti di nascita del 1809. Troviamo una vera e propria “laicizzazione” dei natali, infatti fino a quell’anno gli “atti di nascita” erano monopolio esclusivo della Chiesa.
  • Dizionario Tramater (1829), il più antico dizionario di lingua italiana del Regno delle Due Sicilie.
  • Mappa del litorale vastese (1873). Un’effettiva testimonianza della modificazione morfologica del territorio in cui si può notare che la spiaggia di quegli anni era di circa 70-80 metri più arretrata rispetto ad oggi.

Un incontro all’insegna della cultura, “dal caos all’ordine” come afferma il professore, in cui i testi, la scrittura, la carta e l’inchiostro sono stati i veri protagonisti, unici e incredibili mezzi di preservazione e diffusione del sapere. “Sapere aude” dichiarava Kant. Probabilmente è proprio questo il compito di ognuno di noi: visitare questi luoghi, viverli, assaporare la cultura…semplicemente: osare sapere.

                                                                                                                              Lorenzo De Cinque

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Foto: Costanza Vespasiano