Inclusione di Sansalvomare

angelo dangelo

La comunicazione elettorale al tempo dei social network: dalle campagne premoderne a quelle digitali

Guerra di like o ricerca del consenso, tra Berlusconi, Di Maio e Salvini.  

L’evoluzione dei mezzi di comunicazione a partire da quelli tradizionali come i quotidiani, la radio e la televisione, fino ad arrivare ad Internet, ha rivoluzionato il mondo della comunicazione politica.

Se fino agli anni Novanta del ‘900 la comunicazione si basava essenzialmente sulla trasmissione di messaggi politici in maniera unidirezionale, one to many, oggi l’evoluzione tecnologica, con lo sviluppo dei social media in particolare, ha permesso lo sviluppo di un modello di comunicazione in modo bidirezionale, many to many.

Nel corso degli anni, sono stati sviluppati numerosi studi per analizzare la relazione tra politica e Internet, e si è potuto affermare il potere comunicativo dei nuovi mezzi di comunicazione, in particolare dei social network, grazie ai quali è possibile raggiungere in maniera capillari non solo i propri elettori, ma anche quelli dell’avversario, nonché gli indecisi.

Ma com’è cambiata la comunicazione politica nel corso degli anni? Quali sono stati gli effetti che hanno avuto i social network nel processo comunicativo? Che ruolo hanno oggi all’interno della formazione dell’opinione pubblica?

In primo luogo, è interessante ripercorre in maniera analitica l’evoluzione storica delle campagne elettorali. Per Pippa Norris infatti, possiamo identificare tre fasi: le campagne elettorali premoderne, moderne e postmoderne. Tra queste tre fasi non c’è una cesura netta ma sono fasi che si susseguono con una certa continuità. In Italia, lo sviluppo delle campagne elettorali, è avvenuto sempre con un certo ritardo rispetto alle altre democrazie occidentali.

Le campagne elettorali premoderne possono essere collocate cronologicamente tra la metà dell’800 fino agli anni ’50 Novecento, erano condotte principalmente dai grandi partiti di massa e utilizzavano due canali di comunicazione diretta: la stampa di partito e la rete di volontari. Le modalità di comunicazione si basavano essenzialmente sul porta a porta, volantinaggio, distribuzione dei giornali di partito, comizi, e affissione dei manifesti. Questa fase in Italia è durata a lungo, fino alla fine degli anni ‘80.

Le campagne elettorali moderne sono quelle sviluppate tra gli anni ’70 e ’80 del Novecento. In questi anni c’è stata una progressiva perdita di fiducia nei partiti dovuta da una serie di cambiamenti sociali che hanno modificato l’approccio dei cittadini alla politica e conseguentemente anche un minor controllo dei partiti sui flussi di comunicazione. I partiti cominciano a cercare consensi fra gli elettori di tutte le classi sociali e nascono i c.d. partiti pigliatutto. L'elettore ora, non sceglie più in base alla classe sociale di appartenenza ma tiene conto dei programmi dei partiti e della personalità dei candidati, in questa fase vediamo anche la nascita dei sondaggi. Le campagne elettorali diventano molto costose a causa dell’acquisto di spazi pubblicitari, della produzione di spot, e per la creazione di sondaggi.

In Italia il modello moderno si afferma nel 1993-1994 con:

  • • il crollo dei partiti della prima Repubblica,
  • • con la possibilità di alternanza democratica (fine guerra fredda),
  • • con l’entrata in politica di un imprenditore televisivo.

A partire dagli anni Novanta possiamo parlare di campagne postmoderne. Le campagne diventano “permanenti” poiché non esiste più una chiara distinzione tra attività di campagna e attività di governo (Blumental, 1980). Aumenta l’informazione ma anche i mezzi d’informazione, creando una frammentazione dei pubblici. L’elettorato diventa “d’opinione” e sempre meno di appartenenza, alcuni cittadini sono attivi grazie ai nuovi media che favoriscono una maggiore interazione e una comunicazione diretta con i leader. Se la televisione aveva segnato l’avvio delle campagne moderne, a partire dagli anni 2000, Internet offre un tipo di campagna caratterizzata dall’azione diretta dei cittadini, azione al tempo stesso decentrata ma coordinata centralmente. La diffusione di Internet e dei nuovi media permette, dunque, di spostare la campagna elettorale dagli schermi televisivi alle realtà locali, coinvolgendo attivamente i cittadini. Internet ha anche consentito a candidati che partivano svantaggiati di recuperare posizioni permettendogli di rivolgersi a masse di cittadini.

Le campagne postmoderne sono caratterizzate da una filosofia integrata: si cerca di tener conto delle esigenze dell'elettorato e di raggiungere i cittadini attraverso tutti gli strumenti disponibili (TV, radio, Internet, posta, telefono, porta a porta, comunità).

Infine, oggi, Cepernich (2017) individua l’era delle campagne digitali. Queste si basano su personal media, sulla comunicazione attraverso canali diretti ovvero i social network, e i contenuti vengono diffusi a microtarget ben definiti.

Questo tipo di campagne elettorali però possono creare dei problemi, come abbiamo potuto osservare si sono venute a creare delle bolle autoreferenziali (filter bubble) all’interno delle quali si polarizzano ed estremizzano le proprie credenze nonché diventano il volano per la diffusione di fake news. I social network diventano uno strumento molto potente per far circolare i materiali di propaganda. Il materiale si autotargettizza data la struttura dei social network e grazie al fattore umano si diffonde. Questo modello crea un serie di problematiche, oltre quello delle bolle dei filtri, quello della diffusione di fake news, e dato che l’opinione pubblica si forma in rete, quest’ultima purtroppo è disinformata. In particolare, alcuni partiti sono riusciti a sfruttare meglio queste dinamiche: “Negli anni il M5S ha costruito in rete una vasta community online raccolta intorno a un bacino di oltre 2600 pagine Facebook. Tra queste fanpage legate alle community a 5 stelle ce ne sono alcune che generano un livello di interazione addirittura superiore a quello di testate giornalistiche nazionali. La propaganda del M5S diventa ancora più virale nel momento in cui queste notizie vengono condivise simultaneamente dalle varie fanpage che costituiscono una community ampia e fidelizzata intorno tematiche precise: politici corrotti, teorie complottiste, ritorno alla lira, medicina alternativa. È difficile stabilire con precisione la grandezza di questa community, possiamo però affermare che i 10 gruppi più popolari all'interno della rete del M5S costituiscono una community di oltre 2,7 mln di sostenitori digitali. Un numero che per popolarità supera su Facebook i 2,4 mln di seguaci della fanpage del Corriere della Sera.[1]

Oltre al M5S, anche altri partiti, perlopiù estremisti, come la Lega Nord, hanno sfruttato il potere anche aggressivo del Web, ma soprattutto degli utenti che lo popolano, per trattare argomenti sempre più divisivi, uno fra tutti quello sui vaccini, per dominare l’agenda pubblica. Questo è possibile soprattutto a causa dell’incapacità degli utenti di scindere tra notizie vere e quelle false e di andare alla ricerca della verità tramite la consultazione di altre fonti d’informazione. A causa del “potere della condivisione” infatti, circolano e si autoalimentano sempre più notizie prive di qualsiasi fondamento scientifico o logico. La capacità dei partiti, dovrebbe essere quella di sfruttare i social network per mostrare in maniera dettagliata i loro programmi elettorali, grazie per l’appunto, all’infinito potere comunicativo della rete, invece purtroppo, viene meno il senso civico e propagandistico – in senso positivo – del fare politica e ci si mette al livello dei c.d. analfabeti digitali o, come dice Mentana, webeti solo per aumentare i propri followers invece che concentrarsi sugli elettori.

Angelo D’Angelo

 

[1] http://www.huffingtonpost.it/guido-petrangeli/la-propaganda-dei-5-stelle-tra-fake-news-e-post-verita_a_23289948/