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Scritto da Paola Tosti

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Il prodotto topico nelle radici identitarie di Montemitro

MONTEMITRO | Nel verde delle colline molisane “Mundimitar” rappresenta un’oasi di speranza dove storia e tradizioni si trasformano in ossigeno valoriale.Sulla sommità di una collina posta alla destra

del fiume Trigno sorge l’antico borgo medioevale di Montemitro. Le prime notizie ufficiali dell’insediamento urbano risalgono al 1024 allorquando i frati Benedettini nella Chronica Monasterii casinensis riferiscono della Marenda del Castello di Monte Metulo. Nel 1276 il feudo viene assegnato a Gentile della Posta, figlio del signore di Palata, ma solo all’inizio del XVI secolo il centro subisce un incremento demografico ad opera della famiglia feudale dei Carafa che, nell’intento di ripopolare queste terre devastate dal terremoto del 1456 e dall’epidemia di peste, favorisce l’insediamento in loco di un nucleo di profughi slavi. Ribattezzati “schiavuni” dalla popolazione locale questi esuli arrivarono in Italia tra il XV e il XVI secolo a causa dell’invasione turca riuscendo peraltro perfettamente ad integrarsi con i nativi.
Questa mescolanza si trasforma nel tempo in un forte richiamo identitario che si esprime tutt’ora attraverso l’antico dialetto slavo, il “na-naso”. Il tratto distintivo porta i montemitrani ad essere tra le più piccole minoranze linguistiche d’Italia.  Montemitro fa parte infatti di una delle tre comunità di croati molisani ufficialmente riconosciute nel 1996 grazie ad un accordo bilaterale tra Italia e Croazia sulle tutele delle minoranze linguistiche, avvalorata l’anno successivo attraverso una legge di salvaguardia della regione Molise. Nel borgo, inoltre, dal 2004 al 2010 è stato presente il Consolato onorario della Repubblica Croata.
L’antico nucleo urbano si è sviluppato intorno alla Chiesa madre di Santa Lucia che presenta due portali di notevole pregio artistico e storico. Al suo interno è possibile ammirare un’antica tela raffigurante Santa Lucia, ispirata alla scuola del Vaccaro del 1700.
In questa realtà territoriale, dove l’attaccamento alla proprie radici rappresenta un valore aggiunto, si inserisce la volontà di recupero del patrimonio agricolo che viene espressa da coloro che vivono nel luogo e ne conoscono appieno le potenzialità. Un contributo notevole in questo senso arriva dalla Fattoria sociale, didattica e ricreativa “Il Giardino dei Ciliegi” che nasce proprio con lo scopo di far riemergere quel sentimento di passione insito nell’arte di coltivare la terra. Attraverso la selezione di varie specie di grano e di orzo, l’Azienda agricola sta portando avanti un programma di miglioramento delle sementi per arrivare ad un prodotto finale che possa permettere ai contadini locali di essere autonomi nella produzione dei cereali facendo compiere alle ricchezze del patrimonio enogastronomico locale quel salto qualitativo idoneo a superare i confini territoriali. Non è un caso quindi che il prodotto topico presentato da Montemitro sia il “pane spaccato” ossia l’alimento base derivante dalla lavorazione dei cereali. Preparato in passato per sfamare i contadini occupati nei lavori dei campi, il pane veniva riempito con i viveri che si trovavano a seconda delle stagioni quali insaccati, peperoni fritti o sarde in pastella. La parte inferiore di questa specialità essendo la più succulenta veniva tenuta in serbo per gli ospiti di riguardo. Nel riproporre questo piatto si è voluti partire dalla selezione della materia prima e della sua molitura con le macine a pietra. Successivamente l’impasto viene lavorato con il lievito madre e infine cotto nel forno a pietra.
Riconoscendo il lodevole lavoro compiuto da quanti operano all’interno dell’Azienda, questa mattina il comitato scientifico del Prodotto Topico nelle persone di Letizia Daniele, Orazio Di Stefano, Antonio Sammartino e Romeo Patricelli, alla presenza del sindaco di Montemitro Sergio Sammartino, ha conferito a Maurizio Marino, responsabile della Fattoria e promotore dell’iniziativa, il riconoscimento di Cavaliere del Prodotto Topico.

Paola Tosti