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Immigrazione e ideologia ( parte I )

Nella scaletta degli argomenti da trattare non avevo previsto il tema dell’immigrazione, ma non sempre è possibile evitare il coinvolgimento nella diatriba, spesso montata ad arte dai mezzi d’informazione. Dopo aver assistito a confronti

di tutti i tipi, per lo più penosi, mi limiterò a qualche riflessione. Partiamo dal presupposto che l’immigrazione è un fenomeno complesso e antico; l’uomo da sempre si è spostato da un Paese all’altro, continuerà a farlo, e probabilmente in futuro lo farà in maniera più consistente. Questo perché all’attuale fenomeno migratorio dobbiamo aggiungere la migrazione climatica, legata all’innalzamento della temperatura del pianeta, alla conseguente desertificazione di vaste aree di territori e al rapido deteriorarsi dei fenomeni ambientali. Premessa l’enorme portata del fenomeno, proviamo a compiere un ragionamento che abbia senso compiuto. Dobbiamo però necessariamente sgomberare il campo dalle ideologie, e non è compito agevole quando si tratta un argomento sul quale di ideologia se ne fa tanta,  spesso montata ad arte da politici e gruppi economici per tornaconto personale. Iniziamo con lo stabilire che frasi del tipo “accogliamoli tutti” o “non accogliamo nessuno” sono ideologiche, slogan utili a costituire le “tifoserie”. E, come spesso accade, la verità si trova nel mezzo ed è arduo individuarla, ma bisognerebbe possedere il buon senso, l’umiltà e la pazienza di cercarla. Mi rendo conto che ciò costa fatica, ed è sicuramente più agevole tagliare corto e schierarsi con una tifoseria, così da sentirsi più sicuri e crogiolati dal senso di appartenenza, ma si tratta di uno sforzo che bisogna compiere se vogliamo cercare di migliorare ciò che ci circonda. Detto questo, continuiamo l’analisi con un dato demografico imprescindibile: il continente europeo è a crescita zero, cioè ogni anno il numero dei decessi supera quello delle nascite. Ciò significa che la popolazione è sempre più vecchia, ha bisogno di assistenza, e per mantenere in vita l’attuale Stato sociale ci sarà bisogno di nuova forza lavoro. Quindi escludendo i giudizi di valore, nel lungo periodo l’immigrazione è necessaria. Ma i dati di fatto ci dicono anche altro, cioè che i fenomeni vanno controllati e gestiti, altrimenti ci si dirige verso l’anarchia. Non ha nulla di veritiero il luogo comune che tutti gli immigrati sono terroristi, mentre è vero che gli atti terroristici compiuti fino ad aggi sono stati eseguiti da immigrati di seconda o terza generazione. Ciò dimostra che il fenomeno pericoloso non è l’immigrazione in sé, ma la mancata integrazione. Quest’ultima è parte di un sistema complesso, che ha bisogno di tempo, di risorse e di strutture, quindi di fissazione di limiti. Gli Stati nazionali non sono sempre esistiti, anzi se guardiamo la storia dell’umanità ci rendiamo conto che sono un’invenzione abbastanza recente, ma se devono continuare ad esistere hanno bisogno di regole. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza, anche solo con i concetti base del diritto pubblico, sa che gli elementi costitutivi dello Stato sono: il popolo, il territorio e la sovranità. Di conseguenza fino a quando esisteranno gli Stati dovranno esserci questi elementi, e delle precise regole che li gestiscano. Studi recenti sostengono che per portare a termine un processo integrativo efficace, sono necessari dai cinque ai quindici anni; si tratta quindi di un percorso lungo e complesso. Mentre non concentrarsi sull’integrazione significa aprire le frontiere a tutti indistintamente, creando una popolazione di “serie b” che vivrà ai margini della società, e sarà destinata a svolgere lavori dequalificati perché non possiede gli strumenti e le conoscenze per fare altro. Se è vero che nel lungo periodo si avrà bisogno di immigrazione, è altrettanto vero che nella maggioranza dei casi chi arriva non conosce le lingue del continente e non è abbastanza istruito per sostituire l’attuale forza lavoro. Di conseguenza, in mancanza di una politica integrativa, nasceranno dei veri e propri ghetti dove si alimenterà un fervido odio verso il mondo occidentale, e dai quali sarà facile per le organizzazioni terroristiche reclutare seguaci. Questo argomento mi fa anticipare un tema che tratterò in futuro: l’assoluta inutilità di una Unione Europea così concepita. Politiche di integrazione serie dovrebbero essere studiate e poste in essere da tutta l’Unione, invece si dimostra una volta in più, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’Unione Europea non esiste, o per essere più precisi, esiste solamente una unione monetaria ma certamente non politica: unico caso nella storia. Di conseguenza ogni Stato, in maniera egoistica, si trincera dietro i propri interessi, disinteressandosi di tutto ciò che gli accade intorno, mostrando una assoluta miopia. E se la classe politica non cerca di governare la realtà, anzi la nega, sarà presto la realtà a presentarsi alla porta, ma questa volta senza bussare, sfondandola direttamente.

Vito Evangelista