Editoriali

Gianni Agnelli presidenza 1966

Per comprare le auto, le dinamiche politico-sociali devono essere in equilibrio

Le società e le comunità si governano nel confronto politico-sociale tra destra e sinistra o anche tra centro-destra e centro-sinistra. Quando manchi una di queste parti politiche, l’altra rischia di eccedere e perdono tutti.  Infatti, i partiti di destra e di sinistra,

quando sono radicati e popolari, rappresentano categorie sociali, che li “incaricano” di trasformare in leggi le proprie istanze. Tali istanze, quando c’è una dialettica politico-sociale corretta, vengono mediate in Parlamento o nei Consigli regionali e comunali e controbilanciate da altre. Ne escono, quindi, leggi  e provvedimenti che tengono conto di tutte le esigenze della collettività e non solo della parte più forte o più rappresentata. Fatta questa doverosa premessa, faccio due esempi concreti. Durante la prima repubblica, in Italia la sinistra aveva di media il 40%, la destra (Msi e Pli) meno del 10% ed il centro (Dc, Psdi, Pri) il restante 40%. Certo la destra era minoritaria, anche per il fatto che prima della guerra avevamo avuto un regime totalitario di destra, tuttavia la Dc, partito cosiddetto interclassista, sapeva raccogliere anche le istanze sociali della borghesia produttiva e dei grandi gruppi industriali. Inoltre, la Confindustria ed i sindacati erano forti e non sputtanati. Agnelli (tanto per fare un esempio) voleva che i suoi operai uscissero dalla miseria secolare delle classi più deboli, per potersi comprare la 600. Per tutto questo, l’ Italia è cresciuta diventando, dopo trentacinque anni dalla fine della guerra e dopo venti dal boom economico, grazie anche alle rimesse della parte più povera che era emigrata, la quinta potenza industriale davanti alla potente Inghilterra, che aveva avuto un passato coloniale di padrona dei mari a differenza nostra, che eravamo l’ Italia proletaria, come ci definiva non Gramsci, ma Mussolini. Dal ’92, per ragioni endogene (tangentopoli e la dissoluzione dei partiti storici) e per ragioni esogene (la globalizzazione e la società liquida) questa dialettica si è inceppata, col rischio di avere i tre grandi partiti interclassisti (Pd, Fi e M5S, anche se quest’ultimo ha vene popoluste) che raccoglierebbero circa il 70% dell’elettorato ed esprimerebbero una percentuale più alta di deputati e senatori, la destra (FdI e Lega, anche se quest’ultima ha vene popoliste) che raccoglierebbe circa il 20% e la sinistra assolutamente minoritaria in voti e, soprattutto, in seggi. A tutto questo, bisogna aggiungere un sindacato sputtanato ed i gruppi bancari che non sostengono più le industrie, le quali vengono sistematicamente fagocitate dalle multinazionali. Risultato: delocalizzazione selvaggia, come sta accadendo nella vicina Gissi o azionariato giapponese, come è accaduto alla Pilkington ed alla Denso. O anche, col job act,  11 contratti a tempo indeterminato su 100 contratti di lavoro: a queste condizioni i lavoratori non comprano né la Panda e men che meno gli appartamenti.  

E ora passiamo alla geografia politica della nostra città: centrodestra al 66% (anche se si tratta di amministratori di formazione moderato-democristiana) e centrosinistra col 33% di cui oltre il 20% provenienti dall’area moderato- cattolica). A tutto questo bisogna aggiungere: Partito socialista sparito in voti e seggi, area di sinistra imbambolata e silente, dopo aver “regalato” 2000 voti al centrodestra (non al ballottaggio, ma al primo turno). Risultato: presenza in Consiglio di un solo uomo di formazione di sinistra (Gianni Mariotti) e 4/5 in minoranza di formazione moderata. Per fortuna tengono ancora sul piano organizzativo ed anche su quello della pura vigilanza le organizzazioni datoriali e sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Confesercenti, Confcommercio, Coldiretti, Cia, Cna e Uni.pmi, , che l’ Amministrazione comunale rispetta e non disprezza (anche in questo dimostrandosi “ancora” di centro e non di destra). Peraltro, la cultura (intesa come impegno sociale) è “ancora” pluralista. Per cui l’assenza di una parte politica (la sinistra) in questo periodo si registra solo in Consiglio comunale e non “ancora” nel tessuto sociale. Ma coltempo potrebbero esserci delle involuzioni: non dimentichiamo cosa è accaduto (soprattutto nell’edilizia) nel primo quindicennio della seconda repubblica, quando non abbiamo avuto opposizione.

Concludendo, intendo dire che sistema sociale è veramente civile, democratico e portato a crescere economicamente  solo quando le sue parti sono equamente rappresentate nelle Istituzioni. Quando salta questo equilibrio la società si impoverisce. Agnelli, dopo aver venduto le 600, sapeva che se nel ’70 gli operai fossero stati più poveri non avrebbero comprato la 127 (forse anche per questo Dc e sinistra, Confindustria e sindacato allargarono i cordoni della borsa, determinando il noto debito pubblico. Ma meglio ricchi e indebitati o poveri e senza debiti ?).

                                                                                                                                                             Ods

                                                                                                                              

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