Editoriali

andreotti gentiloni

Gentiloni ci vor fa’, ma…

Paolo Gentiloni Silveri (presidente del Consiglio in carica, né cessato, né dimesso e né sfiduciato, motivo per il quale non è stato votato in Senato lo jus soli) è il pronipote del Conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, il cui Patto (non sottoscritto,

ma comunque ben stipulato) garantì la vittoria dei liberali di Giolitti nel 1913 contro i socialisti di Turati, grazie al cospicuo voto dei cattolici, che non andavano a votare per il cosidetto “Non expedit” (emesso nel 1874 di Pio IX, per punire il Nuovo Stato che quattro anni prima gli aveva fregato  Roma con la Breccia di Porta Pia). Quindi le radici di questo “compagno” (tale va definito un sedicente appartenente alla sinistra di Governo o alla forza tranquilla mitterandiana dallo stesso evocata) affondano nella nobiltà papalina, che ha la sua massima espressione politica nell’andreottismo di governo. Non a caso Giulio Andreotti nella storia d‘ Italia è stato l’unico presidente del Consiglio a succedere a se stesso dopo le elezioni. Un record, questo, che Gentiloni vorrebbe eguagliare, visto che NIENTEMENO che Silvio Berlusconi lo ha candidato a restare in carica dopo le elezioni del 4 marzo se nessuno dei partiti e/o delle coalizioni dovesse vincere. In tal caso, sarebbe probabile che al 20% del Pd possa aggiungersi un altrettanto 20% di Forza Italia, per formare il Governo Gentiloni – Ghedini, garantito dalla Repubblica di Scalfari, da Antonio Tajani, dalla Rai e da Mediaset e soprattutto da Merkel e Schlutz, che, per l’anziano cavaliere smetterebbero di essere rispettivamente la “culona” ed il “kapò”. Il tutto per buona pace di Salvini & Meloni (forze antisistemiche di destra), delle 5 Stelle (forze antisistemiche, che guardano a sinistra, sia pure con Di Majo in doppiopetto) e di Piero Grasso, il quale con Liberi ed Uguali comunque potrà dirsi soddisfatto per non aver fatto sparire dal Paese e dal Parlamento la sinistra storica, come è purtroppo accaduto al Consiglio comunale di San Salvo.

Ma se è chiaro che sarà Gentiloni (la cui romanità è funzionale a questa nuova “prima repubblica” a cui siamo tornati, dopo il fallimento della seconda) l’uomo su cui puntano il sistema e le classi cui conviene turarsi il naso e votarlo (quelle che temono di perdere patrimoni e privilegi), è anche possibile che possa succedere quel che è accaduto col referendum. Ossia che la somma delle ricordate forze antisistemiche non consentano a Pd e Forza Italia di dare vita al Governo Gentiloni – Ghedini. Infatti, elettoralmente potrebbero essere di più quelli che non hanno nulla da perdere di quelli pronti a turarsi il naso. Potrebbero essere di più i disperati, gli sfigati, i giovani che hanno perso la speranza di sistemarsi rispetto a quelli che lavorano e sono ben sistemati. In tal caso Gentiloni (che diversamente da Andreotti non ha risorse per fare il clientelismo) potrebbe andare in minoranza e quindi non essere chiamato a succedere a se stesso. Peraltro, non va trascurata che nello schema della sinistra gentiloniana di governo, forza tranquilla non c’è posto né per l’irruenza giovanile di Renzi, inviso oramai all’establishment economico finanziari della Banca d’ Italia e né per la conosciuta demagogia di Berlusconi, che, invece, l’establishment europeo fece fuggire di notte, alzandogli lo spred e costringendolo a votare il Governo Monti-Fornero. Concludendo, possiamo dire che se è ormai certo che Gentiloni voglia fare il bis, non è certo che gli italiani (soprattutto quelli che non hanno notato “l’uscita dalla crisi”) glielo faranno fare.

                                                                                                                                                             Ods