Editoriali

faga sannino

Elogio di Tony Faga e Nicola Sannino

San Salvo | Nei gruppi, in tutti i gruppi (politici, amicali, aziendali, sindacali, religiosi), si creano sostanzialmente tre figure: il/i leader, i gregari e il/i bastian contrario. Queste figure sono funzionali all’equilibrio dei gruppi, che non funzionerebbero

se avessero all’interno tutti gregari (perché sarebbero senza guida e

capacità di scelta) e men che meno se avessero tutti leader o bastian contrari (perché sarebbero troppo confliggendi).
I ruoli che ciascuno si attribuisce dipendono dalla propria indole e dalle interrelazioni. I gruppi si alterano quando i leader cominciano a confliggere e/o quando i bastian contrari diventano troppi. Quando invece i gregari vogliono uscire dai ranghi al massimo suscitano ilarità.
In chi, come noi, legge le dinamiche gruppali con cognizione determina invece rispetto la compostezza e la tenuta del proprio ruolo.
Riferendoci ai gruppi politici locali, ci sentiamo di elogiare, per esempio Tony Faga, perché dall’inizio del suo mandato ha indossato il ruolo di gregario, non ha mai fatto alzate di testa, lo ha interpretato con estrema educazione meritandosi per questo il rispetto del sindaco che ovviamente ne premia la lealtà. E’ chiaro che se Faga chiede qualcosa alla Magnacca, questa lo concede perché se lo merita e se lo lascia indietro per accontentare uno scalpitante, prima o poi lo risarcirà.
Nicola Sannino (per parlare del gruppo politico opposto) nella sua prima legislatura ha fatto come Tony Faga, stando lealmente al suo posto; poi ha avuto molti voti ed una promessa non rispettata, che lo ha determinato ad uscire dal rango precedente. E cosa ha fatto Nicola Sannino? Ha disertato con discrezione un paio di sedute di consiglio comunale, ha ottenuto il rispetto della parola datagli in precedenza, entrando in giunta, ed è stato poi uno degli assessori più composti della legislatura precedente.
Faga e Sannino possono stare a destra come a sinistra, alla Pilkington come alla bocciofila, ma rappresentano i classici case study, che interpretano i rispettivi ruoli senza tentennamenti e nel rispetto della leadership p.t.
Caso analogo è quello di Filomena D’Addario, la quale è entrata in consiglio comunale con la sua forza elettorale, poi si è scontrata con il leader del centrodestra, da cui ne è uscita per fare adesso la sua battaglia all’opposizione con compostezza e senza sbandamenti.
Uno dei miei maestri, profondo conoscitore della politica locale e delle dinamiche gruppali, definirebbe i suddetti come casi di “igiene mentale”. Per avere la pulizia della mente, bisogna saper stare al proprio posto, ma se lo si cambia bisogna saper stare al nuovo posto (ruolo) con compostezza.
Qual è stato l’elemento che ha alterato l’equilibrio gruppale della giunta Marchese? Lo scontro tra leader (Marchese-Di Toro, Menna, Cilli e Gianni Mariotti tutti primi eletti delle rispettive liste).
Qual è l’elemento che va alterando l’equilibrio gruppale della giunta Magnacca? Lo scontro tra i tre leader iniziali: Magnacca capo della coalizione, Spadano e Argirò capilista. E’ chiaro che Argirò (che è stato leader dal ’94 al 2007, assessore provinciale e consigliere regionale, il più votato in ogni elezione) non accetta il ruolo di gregario di Magnacca e di Spadano.
La sinistra (che le dinamiche di alterazione degli equilibri interni le ha vissute sulla propria pelle) ha capito questo ed ha presentato una mozione tesa a far emergere pubblicamente le contraddizioni della coalizione opposta, come facevano Spadano e Magnacca nella legislatura precedente.
Quali sono le conseguenze generate da questi atti politici? Generalmente sono la pubblica presa d’atto dei nuovi equilibri, come fu l’esito della mozione sul sociale (Magnacca – Castaldo) che sancì l’isolamento politico del sindaco Marchese in quella fase.
Dopo il prossimo Consiglio comunale in cui si discuteranno le mozioni di sfiducia e fiducia si capiranno i nuovi ruoli nella destra, che vuole inesorabilmente dotarsi di solo due figure, leader e gregari; i bastian contrari li si vuole o fuori o nei ranghi , approfittando del fatto che essi (al pari dei leader) hanno bisogno del cuore forte, dovendo resistere alle emotività ed alle sirene. Chi vuole fare il bastian contrario deve avere una personalità strutturata.
Si faccia però attenzione: come un gruppo dove ci sono molti leader e molti rompiscatole non funziona (vedasi il caso della sinistra locale), e come un gruppo di soli gregari sbanda, così pure un sodalizio senza bastian contrari non regge nelle società democratiche.
Andrea Di Gioia, sintetizzando che a destra si riparte con “Chi c’è, c’è”, ha fatto una bella battuta. Ci vorrebbe uno della sua intelligenza a diventare il bastian contrario della destra per la ricordata funzionalità interna. Ma Andrea purtroppo non può: è abituato ad essere nei secoli fedele.

Ods

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