Editoriali

centro cerino

Ma siamo certi che il cerino in mano ce l'ho io?

Ho letto il simpatico post dell' altrettanto simpatico Andrea Di Gioia, con cui mi si dice che sarei rimasto col cerino in mano dopo aver proposto uno studio sul centro urbano. In realtà, col cerino in mano, ci sta rimanendo l' intera città e non voglio parlare di politica e men che meno

accusate questo o quel partito.
Per capire cosa voglio dire, dobbiamo vedere ciò che abbiamo fatto dall' industrializzazione in poi. Anzi, non solo ciò che abbiamo fatto, ma piuttosto come l' abbiamo fatto. E CIOÈ IN TUTTA FRETTA.
1) Il Governo delibero' la costituzione della Siv e dovemmo fare in fretta la zona industriale, gli espropri, l' Itis per formare gli operai. Abbassammo la testa e facemno tutto in un paio di anni. Piane Sant' Angelo era il posto migliore? Forse si. C' era stazione, autostrada, fiume, e porto. Ma se anche cosi non fosse stato, non avremmo avuto tempo per pensare a una zona migliore.
2) Dopo la Siv arrivarono altre fabbriche e molti operai. Bisognava fare gli immobili per gli uffici e le case da abitare. Abbassammo la testa e facemmo tutto in quattro-cinque anni. Prima i Palazzi del romano, poi Sciò alla Marina e poi cominciammo a costruire ovunque: al centro, a Ripalta, alla zona Grasceta, agli Stingi. Servivano case e il piano regolatore sarebbe arrivato solo nel 1980, dopo tanti abusivismi e un paio di zone buone: Stadio e 167.
3) Negli anno ottanta arrivarono i soldi, generati dalle industrie, dall'agricoltura industrializzata e dai proventi dell' edilizia. Abbassammo la testa e facemmo opere pubbliche e private: scuole e negozi, aree sportive e centri commerciali, consorzi e banche. Tutto in fretta. Tutto alla grande. Berta filava. L' economia tirava. Tutto sembrava andar bene, ma...
4) Dopo oltre mezzo secolo da quella prima pietra alla Siv, dopo Dc, sinistra e destra (ma ciò non va collegato ai cicli politici) il meccanismo si é inceppato: il centro urbano é vuoto, il commercio non tira più come una volta, i pescheti vengono tagliati, l' edilizia é ferma, le scuole perdono iscritti, la droga circola e persino la squadra di calcio é in crisi sportiva e finanziaria.


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Eppure ci sono laureati in ogni casa, siti web e associazioni di volontariato aiosa, professionisti e giornalisti sopra la media rispetto agli altri centri. Abbiamo una classe politica, di destra e di sinistra, giovane, rinnovata, che é pure fresca di studi. Dunque cosa c'è che non va?

Se cominciamo a parlare con la sindrome dell' appartenenza tra quelli di prima e quelli di adesso, ognuno si mette a rimproverare l' altro. In realtà, e per essere onesti, il cerino di oggi é partito da tempo. Tuttavia, cerchiamo di non buttarla in politica (cosa che per me sarebbe estremamente facile, perché la politica la seguo da sempre). Capitano stagnazioni nelle economie, anche in quelle cittadine. Capitano momenti difficili nelle comunità, soprattutto se anagraficamente complesse come quella nostra. Se siamo onesti davvero e non disconosciamo il cerino, cerchiamo assieme di superare questo brutto momento. Ma come? Visto che non ci sono fabbriche da insediare, licenze da dare, zone da infrastrutturare, soldi da investire, scuole da aprire...visto che, per la prima volta dal '63, non dobbiamo andare di fretta, stavolta abbiamo tempo: per commissionare studi e non solo sul centro urbano (anche gratuiti. Ci sono bravi professionisti locali, che lo farebbero, caro Vitale Ciavatta). Abbiamo tempo per fare convegni e focus, per studiare casi simili, per aprire dibattiti e per chiacchierarne informalmente. Se, poi, i nostri rappresentanti sapranno tirare le somme, in modo serio e guardando gli interessi di tutti, il cerino si spegnerà senza che nessuno si bruci le dita.

Ods