Editoriali

dalfonso luciano

Perchè si arriva al capro espiatorio

Vasto | Ieri sera c’è stato alla sala consiliare di Vasto un incontro tra il governatore D’Alfonso ed i sindaci e giornalisti del vastese sul master plan, la cui cronaca è stata fatta da altri colleghi presenti ed è ormai nota. Per cui più che

 

raccontare l’incontro, vorrei esaminarlo nel dettaglio per capire perché alla fine D’Alfonso (cambiando repentinamente i toni usati dall’inizio) ha definito i precedenti amministratori del Consorzio di Bonifica “incollinati” e l’ex sindaco di San Salvo,

Gabriele Marchese, un “vociante”. Costoro sono praticamente dei “capri espiatori”. Quando un soggetto (o un gruppo) costruisce “capri espiatori” ? Quando ha bisogno di “scaricare” la propria frustrazione, che emerge quando si è bloccati o impediti nel soddisfacimento di un proprio bisogno o desiderio.

DALFONSO A VASTO

 


Cerchiamo di capire perché D’Alfonso è venuto a Vasto. E’ noto che Marchese e Magnacca avevano pubblicamente criticato il master plan, poiché avaro nei confronti del vastese. Dunque D’Alfonso è venuto a spiegare che così non fosse, ma il suo bisogno – desiderio era che la zona concordasse con lui. Infatti, fino a che gli interventi sono stati di sostanziale concordanza, il presidente è rimasto tranquillo e sereno. Ricapitoliamo le fasi salienti: ha introdotto il sindaco di Vasto, quasi elogiandolo; il presidente ha incassato l’elogio. Ha parlato subito dopo il vice sindaco di Fraine, che ha cercato di elogiarlo e nel contempo di fargli capire che il vastese ha bisogno di qualche attenzione in più; il presidente ha incassato l’elogio ed ha interloquito nel merito. Ha parlato Peppino Forte, elogiandolo sulla Diga di Chiauci e chiedendogli un intervento sull’ospedale (il presidente ha incassato l’elogio ed ha rinviato la discussione sull’ospedale ad altra data). Ha parlato il sindaco di Palmoli, criticando la disattenzione della Regione nel master plan; il presidente non se l’è presa: si era ancora agli inizi. Poi hanno parlato l’on. Mariotti ed il sindaco di Monteodorisio, più attenti alla sostanza che alle critiche; il presidente è entrato nel merito del loro dire. Ha parlato il sindaco di Scerni sull’emodinamica (discussione rinviata ad altra sessione). Infine hanno parlato il sindaco di San Salvo, l’imprenditore De Nardellis e il presidente della Pilkington Marcovecchio; Luciano D’Alfonso, dopo di loro, ha fatto l’ultimo intervento esplosivo: toni alti, parole più comprensibili e dirette (rispetto a quelle usate all’inizio, con gergo dalfonsese), pretese dagli imprenditori di “fare come a Roccaraso” e soprattutto accuse a Marchetti (senza nominarlo, ma rivelando notizie criminis e chiedendo ai noi giornalisti di scriverle, affinché venisse aperta un’ indagine penale) ed a Marchese. Tuttavia le accuse non sono solo verso i capri espiatori, ma anche (sia pure velatamente) verso coloro che non hanno tenuto conto che lui si è alzato alle 4 di notte per recuperare un finanziamento per Chiauci. Questa circostanza l’ha ripetuta per due volte, mentre quella che porterà a breve il capo dell’Anas a Vasto l’ha detta per tre volte. Le ripetizioni sono il segno evidente della insoddisfazione – frustrazione. In modo inconscio, D’Alfonso ha voluto dire: “Ma perché non capite che sto lavorando per voi ?”. In una occasione ha anche sollecitato applausi, che non gli sono arrivati neanche dai suoi amici, che pure erano presenti. Anzi, nessuno (tranne Lapenna e Forte) è intervenuto per mostrargli gratitudine. Quando Tiziana Magnacca gli ha candidamente detto “Presidente tu ci parli di milioni che arriveranno, ma questa è solo la tua parola, noi vorremmo vederlo scritto su qualche atto”, lui deve aver concluso (..sempre inconsciamente…) ma guarda questi: non si fidano di me e pensano che io abbia criteri politici di assegnazione dei fondi e invece no ed ha proprio detto – “Teramo ha avuto un sacco di soldi eppure politicamente conta zero”. Da che dipende questa premialità per Teramo ? I maligni possono pensare al buon pastore, che lascia novantanove pecore e si mette alla ricerca di quella che si era perduta. Lui, invece, racconta che a Teramo sono stati più bravi nelle progettazioni. Perché non credergli ? Attrezziamo anche noi i nostri uffici tecnici e può anche essere che manterrà ciò che ha detto. Infatti, Luciano D’Alfonso, da leader nella società liquida, non ha bisogno di mediatori (l’unico consigliere regionale di maggioranza del territorio non ha neanche parlato ieri sera, mentre a quello di minoranza non gli è stata neanche riconosciuta la dignità istituzionale di farlo sedere in aula) e pensa: se un quartiere (come è il vastese nell’ idea di città –regione) si comporta bene ovvero ha le carte a posto (per le quali non bisogna aver paura della Corte dei Conti, caro Saverio Di Giacomo) ed interloquisce nel modo giusto, fidandosi ed affidandosi, perché Io dovrei penalizzarla ? Cosa, questa, confermata da quando è accaduto ieri sera, in cui, avendo riscontrato una sorta di diffidenza, sfiducia o non piena accondiscendenza (anche in imprenditori e sindaci amici), il governatore ha orientato sui due capri espiatori quella fastidiosa aggressività finale. La quale, tuttavia, non è escluso che possa essere scaturita dai suoi ritmi di lavoro (dopo Vasto è andato a Pescara a fare la Giunta, iniziata alle 23,30), che spiegherebbero anche le intemperanze verbali, spesso raccontate dalle cronache: chi non si riposa è soggetto a sbalzi di umore repentino e a facile irritazione.

Orazio Di Stefano

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