Editoriali

 ottava carnevale

A FRESA, PROCESSATO CARNEVALE

FRESAGRANDINARIA  | È stato celebrato il 1° marzo scorso il Processo a Carnevale. In realtà, si è trattato della seconda edizione dell'  Ottava di Carnevale, la manifestazione che, pur svolgendosi a Quaresima già iniziata, nella società agropastorale, chiudeva di fatto la stagione dell' allegria.

 

Come i più anziani ben ricordano, i canti della tradizione partivano a Capodanno e terminavano appunto a Carnevale, dopo aver "onorato" la Pasquetta (Epifania), Sant' Antonio e San Sebastiano. Per la verità, anche in occasione di Ognissanti e della Passione di Cristo "uscivano" gruppi di cantori, ma si trattava di uscite perlopiù finalizzate a celebrare la morte.

 
Le altre uscite,  concentrate nei primi due-tre mesi dell' anno, celebravano invece la vita, esorcizzando la miseria o raccontando i santi. Tutto era comunque  finalizzato a trascorrere in allegria e socialità i freddi inverni, prima della penitenza spirituale (Quaresima) e della penitenza reale (i faticosi lavori nei campi nei caldissimi mesi estivi).
 
Queste antiche tradizioni vengono studiate e ricercate dai Cantori del Borgo, diretti da Giuseppe Cavallone. Il quale domenica scorsa è stato anche il regista di questo evento, patrocinato dal Comune di Fresagrandinaria ed organizzato dall' Associazione culturale Fresana di Ivo De Innocentis. 
 
Il Processo a Carnevale, svoltosi di pomeriggio per le vie paesane, è stato molto apprezzato, anche perché alle storiche scenette musicate ha fatto seguito una sfilata in maschera. 
 
Il pubblico ha applaudito la performance dei seguenti attori:Loris Battista, Katia Bastonno, Cosmo Ottaviano, Giuiano Bucciarelli, Lara Racano, Dionino Cerino, Floriana santavenere, Andrei Lu Professure, Valentina D' Ugo, Giovanni Di Nardo, Francesco Pennese.
 
La voce narrante è stata di Tania Sabatini. La regia è stata curata, come detto, da Giuseppe Cavallone, coadiuvato da Andrana Cioffi.
 
La trama, ricostruita dallo storico Pierino Giangiacomo, è una parodia dell' antico vissuto popolare, le cui rigide norme sociali consideravano elementi "spuria", disfunzionali e da emarginare, i bontemponi, gli scansafatiche, gli spendaccioni, ossia coloro che spandevano e spendevano, mentre tutt'attorno ci si sacrificava per avere qualcosa dalla vita grama.
 
Nella parodia, Carnevale rappresenta l' elemento "spuria", l'uomo fuori dal contesto sociale, perché non lavora, fa la bella vita e si indebita, dunque è da condannare. Infatti, Carnevale nel processo viene condannato all' inferno, ma non espia la pena, perché fa bruciare un fantoccio la posto suo, burlandosi pure del diavolo.
 
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Carnevale non viene fatto morire e, stavolta, non perde per diversi motivi:
qui non si tratta della vita reale, ma delle vita rappresentata e burlesca; a Carnevale, cioè una volta all' anno, si può impazzire e rovesciare le regole sociali; la simpatia conquista il popolo e gli fa perdonare anche un emarginato sociale; c'è una generale considerazione che siano ingiuste le faticose norme sociali, ma non potendole rovesciare se ne prende gioco. Ossia si fa vincere (nella scena) un perdente (diversamente da ciò che accade nella vita reale). 
 
Come dimostra questa piccola considerazione sulla trama, le scenette dell' Ottava di Carnevale, oltre ad essere divertenti, sono anche antropologicamente interessanti, perché ci aiutano a capire come vivevano e come si relazionavano tra di loro i nostri antenati. Quindi non è un caso, che questa rappresentazione itinerante domenica scorsa sia stata fatta dall' Associazione culturale Fresana e dai Cantori del Borgo e, prima di loro, da "Franzarille, Miccalecce, Osvalde, ecc..." e prima di loro ancora da altri fresani, fin dalla notte dei tempi, perché almeno a Carnevale è lecito rovesciare le regole sociali.
 
Orazio Di Stefano