Bauman arriva a Dogliola, passando per Tufillo
DOGLIOLA – TUFILLO | Zigunt Bauman, il maggior sociologo contemporaneo, teorico della società liquida, è approdato in questi giorni a Dogliola. O meglio la sua nota teoria sulla liquifazione
delle nostre appartenenze è approdata anche nella micro comunità dogliolese, che conta oggi 370 abitanti. Ciò che sta accadendo nel paese di mia madre (che frequento da ragazzo ed in cui ho avuto ed ho tanti amici, tra i quali politici impegnati) mi consente lanciare una riflessione - provocazione che può esserci utile a capire anche le dinamiche dei centri più grandi.
Dogliola, dal suo infeudamento che lo storico Pierino Giangiacomo fa risalire al XII secolo, ha sempre avuto il suo dominus loci, il Signore del luogo. Dei signori medioevali del feudo dogliolese non si conoscono neanche i nomi, perché il paese diversamente dalla vicina Fresa non ha ancora una sua storiografia, lacuna che si sta tentando di colmare con il lascito di Umberto Giammichele. Si conoscono, invece, i nomi di quelli dell’epoca post unitaria: i Della Fazia, coi Berardi durante il fascismo.
Il Signore del luogo non è sempre e comunque uno cattivo – sfruttatore della povera gente. E’ colui, che nel regno animale, ha il ruolo di capobranco, ovvero è una specie di capopopolo o capo villaggio che si incarica di proteggere gli altri membri della comunità. Se è cattivo lo fa da cattivo e se è buono lo fa da buono, ma non c’è dubbio che il rapporto protettivo generato da questa interrelazione produca una dipendenze anzitutto culturale e poi di scambio materiale.
Il Signore del luogo aiuta, protegge, fa entrare nel castrum i “suoi” membri del contado all’arrivo dei barbari o saraceni e i protetti lo riveriscono, gli danno i frutti della terra, gli pagano le tasse e gli concedono (o perdonano) gli strapoteri, compresi lo jus primae noctis. Nel feudalesimo tutto questo era addirittura normato con il rapporto di vassallatico. Finita la feudalità (che convenzionalmente si data con la scoperta dell’America nel 1492, ma in realtà la norma che la abolisce, firmata da Giuseppe Napoleone, è del 1806. Anzi, la riforma agraria è addirittura dell’ultimo dopoguerra) il vassallatico è finito per legge, ma non per mentalità.
I dominus loci continuano ad esistere e, soprattutto nel sud Italia, hanno generato il clientelismo politico: il moderno Signore protegge i più poveri: legge loro le lettere, scrive istanze alla Pubblica amministrazione, si occupa delle pensioni, ma soprattutto trova i posti di lavoro. In virtù di questa moderna protezione, i cittadini lo votano. I notabili non sono solo quelli di destra o democristiani, ma anche della sinistra politica, perché nel sud a volere questo rapporto di protezione e scambio non sono tanto (o solo) i politici, ma gli elettori. I quali per parlare con il dominus non devono andare più nel castrum, nel castello o nel palazzo nobiliare, più o meno fortificato, ma vogliono, che, invertendo la tradizione secolare, siano ora i Signori ad andare nelle loro case. Per fare cosa ? Per contrattare il moderno rapporto di vassallatico: tu mi dai il posto di lavoro o la licenza commerciale o edilizia e io ti do il voto. Quindi, nel rapporto di scambio, alle derrate alimentari si è sostituito il moderno strumento elettorale: il consenso. La democrazia, che, come è noto, è più benevola della monarchia feudale, in qualche caso, ha moltiplicato i dominus loci a tutto vantaggio del contado, che si è trovato nella condizione di ricevere a casa più signori e metterli addirittura in concorrenza.
Cinque anni fa a Dogliola è stato eletto sindaco mio cugino Rocco D’Adamio, che non è tagliato per essere il dominus loci e men che meno il notabile (io lo so bene, perché lo conosco da ragazzo). Per cui non si è messo a fare i favori in cambio di voti ed ha praticamente annullato, forse anche culturalmente, il rapporto di scambio vassallatico - clientelare, tanto è vero è i partiti che lo avevano sostenuto e che esistono dagli anni ’60 si sono praticamente liquefatti (Bauman docet). Molti di coloro che lo avevano sostenuto gli hanno fatto una lista contro. Potevano sostituirlo con il suo vice sindaco e predecessore, Giovanni Giammichele. Ma hanno preferito mettersi in proprio, perché nella società liquida non si appartiene più o si appartiene (magari anche fortemente) per periodi limitati e temporanei.
Lo stesso era successo vent’anni fa a Tufillo, allorquando, anticipando Bauman, i tufillesi, orfani della potente Democrazia cristiana, avevano eletto coi due terzi Ernano Marcovecchio, simpatizzante radicale, ex Lotta continua, professore, molto perbene, che (per formazione culturale e politica) pure aveva rifiutato l’abito del dominus, scardinando i rapporti vassallatici, a tal punto che il suo successore e sindaco uscente, Marco Monaco, simpatico gentiluomo, stavolta non ha ripresentato la lista. E non l’hanno ripresentata neanche i suoi storici avversari, cosi come non l’ha ripresentata neanche il sindaco uscente di Fraine e come non l’aveva ripresentata qualche anno fa Massimo Mastrangelo a Castiglione. Sindaci si, ma poco affezionati al ruolo di Signore del luogo.
Sapete come è andata a finire a Tufillo (dove pure le appartenenze si sono liquefatte) ? Che ora c’è un unico candidato ed è nientedimeno che Ernano Marcovecchio.
La lezione tufillese dimostra che forse è dura vedersela da soli senza il medioevale capobranco, ma se ci si abitua si vuole un sindaco che non sia dominus loci ovvero che non si mette a trovare i posti di lavoro e…non ricatti nemmeno.
A Dogliola non si sa come andrà a finire elettoralmente, ma sono certo che il merito di Rocco di aver eliminato, dopo mille anni, il rapporto del vassallatico clientelare gli sarà riconosciuto dalla Storia, come è stato riconosciuto ad Ernano…dopo solo dieci anni.
Ods