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In morte di Armida Nola

Scritto da Sansalvomare

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In morte di Armida Nola

Quando ancora i ginecologi non erano diffusi ovunque e, quindi, le gestanti non andavano a partorire in ospedale, i bambini nascevano a casa, come è accaduto a me, a mia sorella e a mio fratello. Quest' ultimo è nato nel '71 a Via della Mirandola (il centro di San Salvo) da mia mamma, assistita dalla mammina Signora Armida Nola, che è scomparsa oggi.

"Mammina" è tecnicamente e linguisticamente il diminutivo di mamma. Nell' antico immaginario popolare, l' ostretica era una mamma o una vice mamma, perché faceva nascere i bambini, estraendoli al termine delle gravidanze.

Appena dopo il pranzo di un giorno di fine agosto di quasi quarantanove anni fa, la signora Armida venne a casa mia e fece nascere mio fratello.

Mia sorella ed io fummo messi fuori dalla porta: la casa era piccola e non sarebbe stato certo conveniente far ascoltare le grida di una partoriente a due bambini di cinque e sei anni.

Rientrai verso le sei del pomeriggio e la "mammina" mi fece vedere mio fratello neonato. Avrei capito qualche anno dopo perché quella donna e due sue figlie che l' avevano aiutata (credo che fossero Maria e Floriana) avessero sostituto la cicogna. E per capirlo dovetti ricollegare altri ruoli, che lei aveva come paramedico: nostra madre la chiamava a farci le punture.

Peraltro mio padre era stato fabbro e, dunque, amico di Trentino, suo marito prematuramente scomparso.

Tutto questo per dire che "la mammina" è stata sempre una figura famigliare per me: aveva fatto nascere Giancarlo e ci aveva fatto le punture, ma era pure la suocera di Sandro, nostro vicino di casa, e la mamma di Carlo, mio amico e quasi coetaneo.

Una "familiarità" non solo per me e per le ragioni che ho ricordato, ma per tutta quella comunità degli anni settanta.

Le ostetriche hanno avuto un ruolo sociale importante, perché hanno coadiuvato le femmine alla perpetuazione della nostra specie. Quindi con la Signora Armida, oggi, non scompare solo una persona nota a San Salvo, ma anche una testimone diretta delle antiche prassi delle genti d' un tempo, che figliavano a casa e non per costruire nuclei familiari cosiddetti "nucleari", ma famiglie numerose: in molti casi si aveva bisogno di braccia nei campi.

Oggi i bambini nascono poco (uno per ogni coppia che poi si scoppia) e nascono in ospedale e non a casa, con la stesse dinamiche che differenziano l' industria dall' artigianato.

Oggi ci sono le ostretiche, che, per carità, fanno un lavoro egregio ed importante, ma non ci sono più le "mammine", come la Signora Armida, ai cui familiari giungano le più care condoglianze della nostra redazione.

Ods

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