Editoriali

ods cordisco

A domanda, rispondo

Il mio caro amico, Gianni Cordisco, segretario provinciale del Partito democratico, ha commentato in modo alquanto polemico il mio ultimo editoriale sul Pd e le buste biodegradabili. La cosa, per la verità, non mi sorprende perché Gianni, da quando è stato

eletto al vertice del Pd provinciale, è entrato così nel ruolo da sentire il dovere di polemizzare con chiunque attacchi il suo partito. Ed anche, con me, reo in questo caso di aver semplicemente evidenziato che, al momento, il Partito democratico e Renzi non godono di buona stampa. O, per meglio dire, che ogni scusa è buona per attaccarli, compresa una probabile spesa di 4 euro all’anno per le buste bio. Mi creda Gianni: ho solo cercato di spiegare, da una prospettiva di sociologia comunicativa, come si disperde un patrimonio elettorale in così poco tempo. Lui dice che non ho parlato delle cose buone fatte dal Governo. E’ vero che non ne ho parlato. Ma a che sarebbe servito visto che ogni pretesto, ogni scusa, ogni piccola defaillance viene colta dai nemici del Pd per accusarlo, smontarlo e criticarlo ? Questo clima sociale pessimo non l’hanno certo determinato quelli che come me commentano i fatti di politica locale e nazionale. Tuttavia, aderisco l’ invito di Cordisco di alzare lo sguardo su tutti i partiti.

I partiti politici nascono per ragioni diverse. Prima nascevano per dare rappresentanza alle categorie sociali (di cui erano espressione) o a dottrine religiose o anche per dare supporto ai processi di avanzamento delle grandi idee della storia come il liberalesimo. Nascevano e rimanevano in vita a lungo. Nel ’94 (per ragioni che non sto qui ad ricordare) i partiti storici sono scomparsi o hanno preso altre sembianze. E sono nati partiti legati a personalità grandi o piccole. I grandi partiti sono stati fenomeni sociali. L’Udeur, per esempio, è stato un partito, ma non un fenomeno sociale, come pure l’ Italia dei valori. Entrambi infatti sono nati e morti attorno alle personalità dei rispettivi leader (Mastella e Di Pietro). Il prodismo non è stato un fenomeno sociale, benché Prodi sia stato potente in Italia ed in Europa. La Lega, pur nata dalla intuizione di Umberto Bossi, è stata un fenomeno sociale, perché ha recepito e dato corpo ad istanze di autonomia localistica. Il berlusconismo ed il craxismo sono stati due fenomeni sociali. Il primo innestato sull’anticomunismo e sull’ affrancazione da uno statalismo a volte troppo stretto e modellato dalla personalità del leader. Il secondo, pure modellato sulla personalità del leader, era tuttavia innestato su radici del socialismo antico e liberale. Il craxismo è finito con Craxi. Il berlusconismo (anche se tornerà al Governo, magari con il Pd stesso) di fatto è finito, ma esprime ancora antistatalismo e proteste per le tasse troppo alte. Spero che i suddetti passaggi (in cui ho definito morti il berlusconismo ed il craxismo) dimostrino che i miei giudizi non sono di parte. Veniamo al Pd, nato innestandosi sulla tradizione comunista e della sinistra democristiana di base. Né Bersani e né Renzi sono riusciti a farlo diventare maggioritario. Bersani ha pagato l’abbraccio mortale con la tecnocrazia di Mario Monti ed Elsa Fornero, mentre un altro fenomeno sociale nasceva dal nulla, si sviluppava in rete ed arrivava alle prime elezioni politiche al 25% (il Movimento 5 Stelle). Così come la Lega era nata da un’intuizione di Bossi, il M5S è nato da un’intuizione di Grillo e Casaleggio, che avevano recepito e dato corpo politico ad un’istanza di protesta per i privilegi della casta e per gli annosi problemi irrisolti del sistema politico. Credo che anche il M5S finirà e sbaglierà alla prova del Governo, ma gli elettori sembrano intenzionati a metterlo alla prova. Renzi inizialmente stava per trasformare il renzismo in un vero fenomeno sociale teso a rinnovare la sinistra alquanto bloccata, infatti è esploso dopo la non vittoria di Bersani. Purtroppo non si è saputo innestare sulla tradizione della “Ditta, che aveva scavato i pozzi”. Ha pensato di rottamare, determinando reazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Il desiderio di Gianni (“il Pd andrà oltre Renzi”) rivela il suo disagio interiore in un momento in cui è “auto costretto dal suo ruolo” a difendere ciò che crea disagio anche a  lui, almeno a livello inconscio. Gianni sa quanto me che può anche non finire bene il Pd, avverte lo sfacelo che succederà (a livello regionale) se il più votato ed autorevole assessore di D’ Alfonso gli si dovesse candidare contro con LeU e ad allora mi chiede di vedere anche in casa d’altri. Purtroppo devo dirgli che se quel “centrodestra simil populista con tratti fascisti” diventa meta di elettori di sinistra è perché crolla il Pd, come è successo a San Salvo. Aggiungo: le 5 stelle sono l’altro schieramento a cui si rivolgeranno elettori di sinistra se crollerà il renzismo. Personalmente posso indicare alcuni errori fatti e da evitare, affinché non si verifichino travasi di voti dal Pd ad altri schieramenti. Ma vedo che commetto lesa maestà e faccio scattare l’orgoglio di quelli come Gianni. Beninteso, posso anche tacere, ma comunque il 5 marzo arriverà.

Ods

Ps. Se mi fosse ancora consentito “dare suggerimenti non richiesti”, invito a Gianni a non considerare la politica come una Fede, né il partito come un Dio in terra. Il partito è un fenomeno sociale e come tale fa degli errori, che lo trasformano o lo eliminano. Forse gli elettori (almeno a San Salvo) stanno percependo la nuova classe dirigente (“di destra, simil populista, con tratti fascisti”, come dice Gianni) più tranquilla, meno politica, meno politicizzata, addirittura meno convinta, cose che, in questo periodo, la rende inclusiva.

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