Editoriali

 mattarella governo

Sergio il “cartaro” sa che l ’Italia si e’ incartata

Nell’ editoriale precedente avevamo ipotizzato un Governo Di Maio- Salvini…variabili permettendo. La  variabile fondamentale era (ed è) la rottura tra Lega e Forza Italia. Nell’ultimo periodo, anche questa ipotesi che sembrava la più “democratica”,

nel senso che avrebbe rispettato l’esito elettorale del 4 marzo, sembra allontanarsi, confermando che… l’ Italia si è incartata. O forse bisognerebbe dire, il sistema politico italiano si è incartato. Vediamo perché.

Ci siamo incartati, fondamentalmente, perché abbiamo un sistema elettorale proporzionale, con una cultura politica maggioritaria. Quando c’era il proporzionale puro, lo scontro da opposte tifoseria era tra i partiti di governo (pentapartito) ed il partito d’opposizione (il Pci), tanto è vero che: quest’ultimo perse il 4% quando fu “avvicinato” all’era di governo nel ’76-’79, cosa che la sua base non gradì; non fu possibile l’unità a sinistra per l’odio che c’era (e c’è ancora) fra la base comunista e quella socialista, dopo che il Psi entrò organicamente al Governo con la Dc.

Ci siamo incartati, perché le 5 Stelle hanno fagocitato (e stanno fagocitando) il Partito democratico. E questo per due motivi: il M5S riprende tematiche care all’elettorato del vecchio Pci ossia la sobrietà nella politica con il tetto agli stipendi dei politici, i due mandati, il giustizialismo, la lotta alla povertà. Per capirci: cosa fa un vecchio elettore comunista (oggi del Pd) quando si trova di fronte al “suo” presidente di Regione che, eletto senatore, non si dimette ? Non potendo  votare a destra (perché cozzerebbe con la sua storia), vota le 5 Stelle. La qual cosa genera una reazione di sopravvivenza nei militanti del Pd, che ovviamente non accettano un Governo con Di Maio.

 Ci siamo incartati, perché, dopo venticinque anni di antiberlusconismo militante, l’elettorato del Partito democratico non è predisposto ad allearsi né con Berlusconi e né con la destra leghista. Tanto è vero che nel 2013 il Governo Abc (Alfano, Bersani, Casini) di sostegno a Mario Monti fece “non vincere il Pd” e regalò il primo successo a Grillo (con un inaspettato 25%). Il Partito democratico potrebbe essere il partito cerniera, se riuscisse ad allearsi con la destra e con la sinistra. Ma non può, perché il suo elettorato non sopporta la destra berlusconiana (per ragioni storiche) e non sopporta il M5S (per istinto di sopravvivenza).

Ci siamo incartati, perché la base grillina non sopporterebbe un accordo con Forza Italia e Berlusconi, visto che, come detto, essa è sensibile alle tematiche della legalità, del giustizialismo e della militanza senza interessi personali. Questo è il motivo, per il quale Di Maio ha sempre escluso un’alleanza con gli azzurri.

E’ chiaro a tutti che in un sistema tripolare, in cui nessuna delle tre forze ha la maggioranza, questa si ottiene se almeno due si alleano. Che si fa quando non è possibile nessuna alleanza per le ragioni suddette (avendo noi una cultura maggioritaria, da opposte tifoserie) ? Bisogna che una forza prevalga in Parlamento sulle altre due, cosa che si ottiene in due modi: con il secondo turno, come avviene per i sindaci; con il premio a chi arriva prima (come è avvenuto in Molise), mettendo in conto che prende tutto chi raggiunge anche il 34% (se gli altri due prendono il 33%) o anche meno del 34% (se il sistema si frantuma ulteriormente).

Più che un Governo (Gentiloni sta facendo il suo dovere, in modo sobrio e misurato), a questo punto è necessaria una nuova legge elettorale: col doppio turno o anche una proporzionale, ma con un premio di maggioranza a chi arriva prima (Consulta permettendo). E questo dipende da Sergio il “cartaro”, il quale sa bene che ci siamo incartati.

                                                                                                                                                                            Ods

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