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Figli e figliastri, come la Regione Abruzzo si sceglie a quali lavoratori pagare la Cassa in deroga e quali lasciare a piedi.

Scritto da Sansalvomare

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Figli e figliastri, come la Regione Abruzzo si sceglie a quali lavoratori pagare la Cassa in deroga e quali lasciare a piedi.

La legge parla chiaro. Le domande di Cassa integrazione in deroga presentate alle Regioni vanno esaminate in ordine cronologico. Anche perché le risorse non sono infinite, e un criterio bisogna darselo.

Perciò, non si istruiscono le domande arrivate oggi prima di aver terminato l’esame di quelle arrivate ieri, e così via. Il criterio è semplice e non ammette interpretazioni, come ben sanno in tutta Italia, dove il resto delle regioni si comporta esattamente così. Invece l’Abruzzo, dopo essere riuscito ad essere l’ultima Regione o quasi a definire la modulistica (Cicas del 30 Marzo) e a rendere attivabili le procedure (8 Aprile) ora pubblica elenchi di beneficiari scelti sulla base di criteri ignoti, in cui fino a oggi – 7 maggio – sono presenti domande presentate l’8 aprile, nel frattempo scavalcate da altre 10.000 circa, insieme ad altri “fortunati” che hanno presentato istanza il 4 maggio ed anno atteso solo 48 ore. Non solo: in mezzo ci sono centinaia e centinaia di domande di cui non si sa più nulla, che non sono state respinte ed alle quali non è stata chiesta alcuna integrazione. Dispersi.

Si tratta di dipendenti di bar, ristoranti, piccoli negozi chiusi da inizio marzo. A parità di condizioni, qualcuno è stato pagato; qualcuno lo sarà, ma deve aspettare; e qualcuno, verosimilmente, non lo sarà affatto, per esaurimento fondi, e “chi ha avuto, ha avuto!!!”.
Andrea Antenucci,

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