Editoriali

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Il Pd terzo incomodo

Il risultato elettorale siciliano si può sintetizzare così: vince il centrodestra, il cui competitor è il Movimento 5 Stelle. Finisce l’illusione renziana, che non solo non sfonda a destra, ma perde anche alla sua sinistra. La maggioranza degli italiani perde

interesse per la politica e non vota neanche più.
Per capire come si arriva a questo risultato (che anticipa probabilmente ciò che accadrà fra qualche mese all’ Italia intera), bisogna purtroppo ripartire da quando: il nuovo presidente siciliano era un trentacinquenne fascista perbene, parte della Dc era collusa con la mafia, il muro di Berlino era appena crollato e “parte del sistema politico beneficiava di finanziamenti irregolari o illegali”. In quel tempo (ovvero un quarto di secolo fa) c’era bisogno di cambiamento, cioè di mettere all’opposizione il partito che era stato al potere per quarantacinque anni filati. Ma questo processo (che si chiamava e si chiama alternativa) sarebbe dovuto avvenire nelle coscienze dei Paese, che, siccome è un Paese intelligente, non avrebbe tardato a generarlo.  C’è stato purtroppo chi ha voluto forzare la mano ed allora Musumeci (per fare un esempio) non è diventato presidente della Provincia di Catania  perché aveva fatto una seria opposizione (certo, anche per quello), ma soprattutto perché gli altri erano andati in galera. La qual cosa ha determinato che una classe dirigente venisse sputtanata ed azzerata totalmente. Per cui il Paese, coscienziosamente, ha detto: “Proviamo un dinamico imprenditore”, consegnandosi nelle mani di Silvio Berlusconi. Costui ha vinto e governato a lungo (con qualche parentesi), ma – a parere di molti – senza riuscire a risolvere i problemi, come avrebbe voluto. Anche in questo caso, si poteva mandare Berlusconi all’opposizione in un processo democratico (che si chiamava e si chiama alternativa), ma tale processo sarebbe dovuto avvenire nelle coscienze del Paese, che siccome è un Paese intelligente, l’avrebbe generato.  C’è stato, purtroppo anche in questo caso, chi ha voluto forzare la mano, tanto è vero che Berlusconi (a cui io non ho votato, ma è giusto riconoscere come l’ ultimo vincitore legittimo delle elezioni libere e democratiche) è stato dapprima sostituito al Governo con un professore non eletto mandato da Berlino, tra le risatine del cancelliere tedesco e del presidente d’Oltralpe, poi condannato ed infine cacciato dal Parlamento. Allora il Paese ha fatto pressappoco ciò che aveva fatto affidandosi al dinamico imprenditore diciannove anni prima: si è messo nelle mani di un giovanotto, eletto solo nelle primarie del suo partito (sia pure aperte) e lo ha poi legittimato con un rotondo 40% alle europee. Ma il ragazzo si è montato la testa e ha fatto due fregature ai due leader della fase precedente, che non erano tuttavia del tutto morti: Berlusconi e D’ Alema. Renzi ha fregato il primo sull’elezione del Capo dello Stato ed il secondo su Mister Pesc. Costoro hanno unito i loro voti a quelli delle 5 Stelle al referendum istituzionale ed il renzismo è finito. Gli storici non lo faranno finire convenzionalmente con la data di oggi (il Pd terzo in Sicilia), ma il 4 dicembre dell’anno scorso.

Finita la parentesi rappresentata dal simpatico ragazzo fiorentino, il Paese che farà ? Così come nel ’94 aveva scelto un dinamico imprenditore e nel 2013 un simpatico ragazzo, adesso dovrà scegliere a chi affidarsi. La Sicilia ci dice che il Paese è ancora indeciso: c’è una parte che potrebbe virare nuovamente a destra, verso lo schieramento che l’ha guidato (diciamo eufemisticamente in modo ordinario) per vari anni, senza però risolvere i problemi storici italiani (debito pubblico, efficienza della Pubblica amministrazione, disoccupazione giovanile, crescita del pil più lenta che altrove). Oppure affidarsi a dei giovani che non hanno esperienza, ma che almeno sono puliti. Da oggi e fino alle prossime elezioni la guerra sarà tra destra (e non centrodestra) e 5 Stelle. Il Pd, però, potrebbe essere il terzo incomodo, perché l’elettorato in fuga (se non andasse verso  la sinistra di D’ Alema e Bersani) potrebbe turarsi il naso e votare per la destra (se non vuole Grillo) oppure turarsi il naso e votare Di Maio (se non vuole la destra).

Ods

Ps Poiché so bene che questa ricostruzione sarà sgradita ai più, che mi contesteranno che, come al solito, riparto dal passato, offro un’altra argomentazione di contestazione che mi viene fatta quando la butto in sociologia. Ovvero, che la forzatura del ’94 (ossia la ricerca di alternativa manu militare…) non solo ha prodotto la “inaspettata” vittoria di Berlusconi contro la gioiosa macchina da guerra di Occhetto, ma ha distrutto la socializzazione in politica, cioè il trasferimento alle nuove generazioni dei valori, delle nozioni, delle esperienze, delle pratiche per fare politica. Per cui oggi “quest’arte” la sanno fare in pochi e vengono bruciati leader dopo leader, mentre cresce la sfiducia nelle leadership, che si esprime nell’astensionismo maggioritario.