Editoriali

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Pilkington Nsg: l’azienda che fa coesione territoriale

SAN SALVO |  La Pilkington Nsg Italia l’altra sera ha dovuto noleggiare il salone delle feste del Palace Hotel per la propria tradizionale cerimonia di fine anno, in cui il presidente presenta il bilancio dell’anno che si chiude, vengono premiati i figli dei dipendenti

che si sono diplomati o laureati con merito e viene consegnata la medaglia di fedeltà al lavoro a chi è dipendente da venti o trent’anni. Stavolta toccava agli assunti del ’87 e del ’97, che sono tanto numerosi da non entrare nella sala convegni aziendale. Il presidente del gruppo Graziano Marcovecchio  è notoriamente un uomo d’azienda aperto al territorio. Ma quest’anno è andato oltre nel presentare i risultati del legame che la Nsg ha con questo lembo del basso Abruzzo e con l’ Abruzzo stesso.  Infatti, ha ospitato la delegazione del Comune di Civitella del Tronto, dando la parola al sindaco Cristina Di Pietro, che l’ha ringraziato per aver finanziato il primo lotto della ricostruzione di un asilo distrutto dal terremoto; ha ospitato i dirigenti scolastici delle cinque scuole che fanno con l’ azienda alternanza scuola lavoro, premiando alcuni studenti vincitori di concorsi sulla sicurezza del lavoro; ha ospitato e dato la parola all’assessore regionale all’istruzione, Marinella Sclocco, che l’ha definito un amico; ha, ovviamente, ospitato e dato la parola al sindaco di San Salvo, che l’ha ringraziato per aver ha donato alla scuola media uno strumento musicale; ha comunicato di aver dotato l’infermeria di stabilimento di strumenti terapeutici, nell’ambito di politiche di welfare aziendali; ha elogiato la plebiscitaria elezione dell’ ultima Rsu sindacale avvenuta col 94%, cogliendone il senso democratico come premio di risultato; ha ricordato di aver raccomandato alla preghiera del Patriarca di Venezia (spiritualmente “competente” per il sito Nsg di Marghera) l’attività industriale del gruppo; ha, soprattutto, definito la sua “una piccola comunità i 2400 lavoratori, che, con le famiglie arrivano, a 10.000 persone”.

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Quando Adriano Olivetti, il primo vero imprenditore illuminato d’ Italia, apriva la Olivetti ad Ivrea ed al territorio circostante, la Siv stava nascendo o si stava consolidando. Allora, al massimo, la Società italiana vetro apriva la sua sala convegni (dalle eleganti poltroncine verdi) al ministro ed al deputato del vastese ed ai sindaci di Vasto e San Salvo (che più tardi sarebbero stati anche nominati dal Governo nel Cda). Ora sappiamo che quelle aperture, che altre aziende grandi aziende pubbliche e/o private non hanno mai fatto, erano prodomiche di quanto sta avvenendo oggi. Le aperture degli anni ’80 e ‘90, della Siv di Landeschi nell’ Efim di De Michelis, sostanzialmente limitate ed abbastanza circoscritte, preannunciavano la comunità nella comunità di oggi, perché, tra gli altri, assumeva un figlio di questo territorio che si sarebbe formato all’interno per scalare tutti i gradini della carriera manageriale ed arrivare al vertice. Ma se allora quelle aperture dipendevano dalla natura giuridica e finanziaria dell’azienda (a totale capitale pubblico e quindi affidata ad un management sensibile alla politica, in quanto da essa nominato), le aperture di oggi non sono né sollecitate e né richieste dall’azionariato, che oltretutto ha sede nel “lontano Giappone”.  Ma se i giapponesi le consentono è perché rilevano che le politiche di solidarietà interne ed esterne, di dialogo nelle relazioni sindacali, di rapporto con le scuole e con le Istituzioni comunque non limitano il raggiungimento degli obiettivi di budget prefissati o condivisi con la proprietà. Noi, invece, sappiamo che quanto è stato visto l’altra sera al Palace è addirittura funzionale ai risultati di produttività aziendale, perché in un Paese anomico, scoglionato, che non va a votare o vota le forze antisistemiche credere in un qualcosa dà una spinta motivazionale per lavorare di più e meglio: la mission della Pilkington Nsg si afferma di più e meglio se è anche degli operai, sindacalizzati o meno,  e non solo del management. A proposito del quale ci piace pensare che le odierne politiche di coesione territoriale siano così condivise da poter continuare anche nell’era post Marcovecchio… chissa ? vedremo…

                                                                                                                                                     Orazio Di Stefano

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