Editoriali

pamela mastropietro1

La politica non e’ il calcio

SAN SALVO | Ogni tanto vedo qualche partita, allo stadio o in tv. Ma chi mi conosce sa che seguo più la politica che il calcio. Tuttavia, conosco di quest’ultimo le regole federali e sociali che lo governano e tanto mi basta per fare qualche confronto

tra le due attività, che però non mi appassionano allo stesso modo.

Quel che è successo a Macerata, se fossimo nel calcio, potrebbe essere un fallo di reazione. Ma non lo è, perché un pazzo ha reagito su persone inermi solo perché hanno lo stesso colore della pelle di un altro pazzo, accusato di aver fatto a pezzi una ragazza inerme. Nel calcio se fai un fallo di reazione, ti becchi dal giudice di gara una sanzione superiore a quella di chi ha fatto il fallo su di te. E comunque non è che se un calciatore ti picchia, tu vai a reagire sugli altri della sua squadra. A limite reagisci su di lui medesimo e, per questo, verrai sonoramente punito. La norma sanzionatoria del regolamento calcistico è alquanto chiara: vuole scongiurare la giustizia fai da te. Non ammette che chi ha subito un fallo si vendichi, sul colpevole o, peggio, sul terzo incolpevole. La ratio della norma federale è la stessa di quella legale: evitare di entrare nel Far west, quando subiamo un torto e ci facciamo giustizia da soli, esautorando le forze della giurisdizione.   

Ma perché mi è venuto in mente di usare la metafora calcistica ? Ve lo spiego subito. L’introduzione del  bipolarismo (che ora è diventato tripolarismo) in politica ha portato alla dinamica delle contrapposte tifoserie che vediamo negli stadi, separate dalla polizia per evitare scontri fisici. Le opposte tifoserie surriscaldano gli animi e non ci fanno vedere le cose con razionalità. Infatti, ciò che succede ad un “mio” giocatore è visto diversamente da quello che succede ad un  giocatore avversario e l’arbitro è “cornuto” se mi fischia contro ed è bravo se, per lo stesso motivo, fischia contro la squadra avversaria.

Il sistema politico precedente a quello bipolare ha consentito di tenere nel sistema anche le forze di opposizione, per il fatto che queste erano votate dai delusi, contestatari, frustrati e sfruttati, ma a gestire i loro voti erano i dirigenti di partito, che, in Parlamento, mediavano con “i loro colleghi” ed ottenevano leggi più popolari. Non parlo solo del Pci ritenuto consociativo, ma anche dei radicali, da cui abbiamo ereditato buone leggi e che, contro le Br, hanno al massimo parlato di “compagni che sbagliano”. Il tutto mentre forze di maggioranza ed opposizione mantenevano gli operai fuori dalla deriva brigatista. La “gestione” unitaria e democratica delle gravi crisi antisistemiche negli anni settanta è stata possibile grazie al voto proporzionale, col quale ciascuno sceglieva chi voleva e gli incazzati riversavano la propria rabbia sui partiti “più estremi”, che poi non la gestivano nelle piazze, anzi utilizzavano la finanza pubblica, come nel Sud Tirolo, dove gli accordi Andreotti-Magnago hanno messo fine alle bombe separatiste.

Attualmente non vogliamo più delegare i politici, ritenendoli tutti cattivi, delinquenti e ladri (per la verità loro hanno fatto di tutto per presentarsi cattivi, delinquenti e ladri). Il punto è che noi tutti pensiamo di essere bravi a governare ed a risolvere i problemi della società più complessa della storia umana, nella quale Berlusconi si mette a piangere se un barcone affonda e poi appoggia i suoi che manifestano contro gli immigrati e Minniti fa quello che avrebbe fatto un qualunque ministro di polizia di destra. Intanto noi ci comportiamo da tifosi, passionali, schierati ed irrazionali, come se fossimo in tribuna, anzi in curva.

In realtà siamo solo su facebook, che è come sentirsi commissari tecnici dalla comoda poltrona di casa. E siamo tornati ad avere una legge proporzionale sia pure mascherata e confusa (personalmente penso che sarebbe stata meglio molto meglio tenersi il proporzionale puro). Dal 6 marzo, i partiti dovranno fare in Parlamento Governi e leggi, che saranno diversi da quelli promessi. Noi dobbiamo dare il nostro voto a chi meglio ci rappresenta e lasciarli fare, abbassando i toni da curva nord: la politica non è il calcio. E questa nostra società non è il Far west.                                                                                                              

   Ods

    

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