Editoriali

consiglio6febbraio

La grave dimenticanza dei consiglieri comunali

SAN SALVO | Stamattina sono tornato in Consiglio comunale. Non c’ero più andato dalla fine della scorsa legislatura. Ci sono tornato per amicizia verso Fabio Travaglini, che avevo accompagnato nelle trattative pre elettorali e che ora subentra al dimissionario Angelo Angelucci.

Ma sarebbe stato meglio non esserci mai andato in questo Consiglio, perché ho rilevato una grave dimenticanza, che spero sia casuale, e che ovviamente riferisco.

Tutti coloro che sono intervenuti su uno dei sei punti all’ordine del giorno, nel prendere la parola, hanno salutato i colleghi, i presenti in aula e quelli che li stavano seguendo in streaming. Ma a nessuno è venuto in mente di rivolgere il saluto deferente ad un ragazzo di trentatre anni (per molti di loro, un coetaneo) più sfortunato, che non ha avuto il loro successo ed il prestigio sociale e che ha voluto mettere fine alla sua vita in questa città. Né lo hanno fatto gli altri che, pur  presenti, non hanno preso la parola su uno degli argomenti in discussione. In totale erano 23: 11 di maggioranza, 5 di minoranza, il sindaco e 5 assessori.

I nostri 23 illustri rappresentanti avrebbero dovuto salutare Massimo o chiedere per Lui un minuto di raccoglimento non solo perché sarebbe stato educato (visto che la sua morte non è ordinaria), ma perché il disagio sociale (che evidentemente l’ha causata) è una competenza comunale, delegata dallo Stato centrale e dalla Regione. Infatti, il Comune di San Salvo, da sempre, ha in pianta organica un Ufficio per le politiche sociali ed il sindaco pro tempore ha sempre delegato un assessore (o un consigliere) a tali Servizi, per  sovrintendere al  richiamato Ufficio. Non solo l’ Amministrazione attiva, ma anche l’intero Consiglio ha una competenza diretta sul sociale, tanto è vero che tra le Commissioni permanenti viene istituita quella dei Servizi sociali, alla cui presidenza viene eletto un consigliere, generalmente di maggioranza (per un breve periodo fu eletto uno della minoranza). Tutto questo per dire che i 23 amministratori di cui sopra DEVONO occuparsi del disagio sociale esattamente come stamattina si sono occupati della variante al Piano regolatore per fare una torre sul mare. Ma lo dovrebbero fare da politici e non da burocrati, cioè considerando il sociale (come l’urbanistica o il commercio) una questione sociale, appunto, e politico - democratica di tutti e non di pochi.  Questo ancor più in un momento di crisi economica, nella quale non tutti ce la fanno. Loro, i 23 di cui sopra, sono riusciti nella vita. Lavorano o studiano brillantemente. Spesso appartengono a famiglie storiche della città ed inserite socialmente, che li accompagnano nelle carriere e che, se si perdono per strada, li aiutano. Purtroppo non per tutti è così e per questo esiste l’ Ufficio dei servizi sociali, che deve censire coloro che non ce la fanno e cercare di farli uscire dal disagio. Se uno decide di togliersi la vita o muore da solo, per dipendenze o malattie non curate, la sconfitta è di tutta la città e principalmente di coloro che la governano.  

Se qualcuno provasse a dirmi che tiro fuori questo argomento adesso, per strumentalizzare chi ha avuto i due terzi dei voti della città, lo inviterei a rileggersi cosa ho scritto in morte di Claudio e Pierino o quando non è stata data la Borsa lavoro a Bruno. Con gli strumenti giornalistici di cui dispongo, richiamo da sempre  l’attenzione sul sociale. Su questo tema ho anche aiutato l’attuale sindaco (erano i tempi della sua dura opposizione ed Antonio Castaldo era diventato il presidente della Commissione dei Servizi sociali). Inoltre, fin da quando è stato nominato il mio amico Oliviero al vertice di questo Assessorato, ho auspicato che si passasse ad una gestione politica del settore: politica e non clientelare. Politica e non burocratica. Politico-democratica, perché il disagio non è solo cosa degli uffici o dei bravi dipendenti, e men che meno delle cooperative (rosse e bianche o rosse che diventano nere) che ci lavorano. Il disagio sociale è cosa di tutta la città, soprattutto quando essa non riesce a salvare i suoi figli che restano indietro. E’ cosa sulla quale coinvolgere e mettere a rete le Associazioni di volontariato e le parrocchie. Purtroppo, gli amministratori non l’hanno ancora capito e forse per questo stamattina hanno saluto tutti, meno che un ragazzo sfortunato che questa Città non è riuscito a salvare.

                                                                                                                                                             Ods

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