Editoriali

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Il bene e il male nell’epoca dei social

Ringrazio di cuore Giuseppina Santoro, perché col suo post mi dà l'opportunità di riflettere sul ruolo dei social, che hanno cambiato e stanno cambiando la comunicazione sociale e politica e le stesse relazioni tra le persone.

 

Partiamo col chiederci se la cattiveria (a cui Giuseppina fa cenno) esistesse pure prima dei social e se certi modi di esprimersi "sinceri" ci siano stati pure prima. La risposta è sì. Noi uomini, che andavamo nei bar, ben conoscevamo certe espressioni, certi atteggiamenti e certi comportamenti. Solo che rimanevano sostanzialmente circoscritti nei bar, per le strade, insomma in alcuni luoghi. È nota la battuta: "parli come uno scaricatore di porto", la quale evidentemente dimostra che nei porti si fosse alquanto sboccati.

Accade, tuttavia, che certi termini, passando alla radio, alla tv, sui social, diventano "contaggiosi", perché, come è noto, il linguaggio è emulatuvo.

Oggi tendiamo ad essere tutti un po' sboccati, perché appunto lo siamo tutti e taluni modi di dire (gerghi) non sono più circoscritti solo in certi luoghi. Praticamente coi social è come se andassimo tutti al bar dello sport; sui social sentiamo (spesso per la prima volta) termini sconosciuti, che diffondiamo a nostra volta per il ricordato effetto emulativo.

Il problema, però, non si ferma al linguaggio, visto che, come dice Giuseppina, sarebbe stata sdoganata la cattiveria. Qui possiamo chiederci se prima dell' avvento dei social eravamo più buoni. Personalmente credo di no.

Infatti, Giuseppina (che ha scelto la via del bene) sa meglio di me che la lotta tra il bene e il male inizia con Adamo ed Eva, come le innumerevoli guerre nella storia dimostrano, con l' annesso sfruttamento dell' uomo sull' uomo.
Rammento che noi europei prima abbiamo decimato i nativi americani e poi siamo andati a prendere i poveri neri in Africa per portarli in America e sfruttarli, fino ad arrivare alle camere a gas di soli settant' anni fa.

In passato non eravamo più buoni: gli arresti per i campi di concentramento li hanno fatti o subiti i nostri nonni, allora giovani. Odiavano o obbedivano ad ordini razzisti e cattivi ? Ci sarebbe da discutere, ma comunque non si ribellarono. La stessa nostra Chiesa benediceva i cannoni, tanto che la vera svolta in favore della pace e della giustizia sociale ci fu solo con il Concilio Vaticano II. Purtroppo la storia dell' uomo è una storia di lotta tra il bene e il male. L' ordine francescano nacque per riportare la Chiesa verso il bene e la sobrietà, posto che i cardinali ricchi ne avevano combinato di tutti i colori.

Ma se la cattiveria c'è sempre stata, cosa hanno fatto i social di nuovo ? L' hanno notevolmente amplificata, dando possibilità ad ampie ed opposte tifoserie di affrontarsi on line con istintivita' e senza limitazioni, come facevano i nostri avi maschi nelle cantine, durante le passatelle o come ancora fanno i tifosi allo stadio.

Il problema è soprattutto nella politica, che è "avvinta" dai social, dove ci sta per apparire (la nostra é anche la società dell'immagine).

Peraltro i politici usano gli stessi linguaggi della massa elettorale per farsi votare o apprezzare nei sondaggi. Ciò
determina frasi ad effetto e poca riflessivita' nelle scelte: chi vuole rimproverare Salvini oggi gli dice di essere stato "repentino", cioè poco riflessivo a far cadere il Governo gialloverde; chi vorrà rimproverare il Pd e 5 Stelle domani dirà loro di essere stati "repentini", cioè poco riflessivi per aver fatto troppo in fretta il Governo giallorosso.

Possiamo dire che i social mettono fretta alla classe dirigente nelle democrazie, non fanno riflettere le persone, dando sfogo agli istinti malevoli ed attivando dinamiche che non vanno verso il bene, inteso come verità ed onestà, perche' limitate dalla logica dell' appartenenza ad uno schieramento.

Ma il bene non capitolera' mai, finché ci sono persone che lo praticano, lo vogliono e lo diffondono, finché ci sono persone di buona volontà come diceva Papa Giovanni XXIII.

A limite, il bene farà capolino col male, perpretrando un' alternanza ancestrale, che i social non fanno altro che rendere più evidente. Per il resto, un contemporaneo di Papa Giovanni, tale Pietro Nenni, ci diveva: "Fai quel che devi, succeda quel che può".
Ods

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