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Castelguidone e tradizioni: le “racanelle”

Oggi, Sabato Santo, il silenzio di cui si è soliti godere a Castelguidone, così come in gran parte dei piccoli borghi abruzzesi dell’Alto Vastese, è stato interrotto da suoni alquanto singolari. Per le vie del piccolo paese, infatti, allo scoccare

del Mezzogiorno, un gruppo di bambini ha fatto rivivere una delle tradizioni più antiche della storia del borgo, suonando strumenti ormai in disuso ma il cui ricordo rimane particolarmente vivido nelle menti degli abitanti. I bambini sono stati coinvolti da un anziano fotografo, Nino Di Paolo, che ogni anno li chiama a sé e fornisce loro le “racanelle” da lui costruite, ovvero strumenti musicali il cui suono ricorda il gracidare delle rane, usati nei giorni di Venerdì e Sabato della settimana Santa in sostituzione alle campane che restano in silenzio a sottolineare il periodo di lutto per la morte di Cristo, per tornare a suonare a festa solo la notte di Pasqua.

L’anziano signore apre la strada al piccolo gruppo, costituito dai pochi bambini rimasti in paese, recando al collo “lu tambeurre”, altro strumento caratteristico formato da più ruote dentate che girano grazie ad una sola manovella, pronunciando frasi nel dialetto locale per invitare i fedeli a recarsi in chiesa e assistere alle funzioni religiose. Lo scopo di questa iniziativa, afferma lo stesso protagonista, è quello di tramandare alle nuove generazioni le tradizioni più caratteristiche e antiche di questi posti, per mantenere viva, nonostante il grave spopolamento a cui essi sono soggetti, la loro identità culturale.

Alessia Monaco

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